LO PSICOPATICO CHI E’?

Chi è lo psicopatico? Lo psicopatico è un soggetto affetto da un disturbo deviante dello sviluppo,caratterizzato da una condizione di aggressività e dall’incapacità di stringere una relazione basata sulla reciprocità e sulla corrispondenza delle comuni emozioni.

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Anima contratta rinneghi il tuo stesso esistere

vivi di altrui luce, predatrice spietata cacci chi splende.

Sei destinata ad eterno pianto.  

                                                                                                                                     M.M.

Chi è lo psicopatico? Lo psicopatico è un soggetto affetto da un disturbo deviante dello sviluppo, caratterizzato da una condizione di aggressività e dall’incapacità di stringere una relazione basata sulla reciprocità e sulla corrispondenza delle comuni emozioni. La psicopatia è un processo, una continua interazione di fattori emotivi e comportamentali che si evolvono nella direzione di un particolare punto di arrivo: la perdita definitiva del sentimento umano di essere nel mondo degli umani. (J.R. Meloy (2002), The Psychopathic Mind, Aronson, N.Y.)

Molti studiosi e ricercatori, avendo accertato che i soggetti che hanno tratti psicopatici presentano differenze cerebrali e modalità relazionali atipiche, avanzano l’ipotesi che essi rappresentino predatori intraspecie, presenti tra gli esseri umani “non psicopatici”, perché, in linea con la teoria di Darwin, potrebbero tornare utili alla collettività in casi straordinari. Essi, infatti, sarebbero idonei ad affrontare situazioni del tutto anomale, impreviste o strane. Così, in caso di guerra, una persona insensibile e crudele diventa l’eroe.

Il termine “psicopatia” attualmente non è più presente nel manuale diagnostico delle malattie mentali, il DSM-IV. Infatti, nel corso del tempo il costrutto di personalità antisociale, ha soppiantato l’uso del termine “psicopatia”, sebbene i concetti di psicopatia e personalità antisociale sono diversi pur essendo  connessi tra loro. Nello specifico, la psicopatia può essere considerata la forma maligna della personalità antisociale: i comportamenti posti in essere dallo psicopatico sono predatori, programmati, distruttivi, indifferenti alle conseguenze, privi di rimorso; si tratta di soggetti tendenti ad avere il controllo sulle altre persone e ad ottenere quanto desiderato.

Accanto alla figura sicura di se’, esiste un’altra tipologia di psicopatico: lo psicopatico depresso.

Si tratta di un pessimista anedonico (che non gode del piacere), piagnone, che non riesce a trovare un senso, un valore nella vita. E’ una persona che, non trovando uno scopo, un perché della sua esistenza, non avendo un obiettivo da seguire, si annoia. Per questo predatore gli incentivi comuni non sono sufficienti per generare piacere o gioia. Per lui è sempre stato così: sono gli psicopatici che potremmo chiamare melancoloides.

Lo psicopatico depressivo vive per ruminare nel negativo, nella mancanza di purezza, nel corrotto, nel vuoto del passato e del futuro angosciante. Protestano sempre, covando rancore e ogni cosa negativa che accade, serve per confermare la loro tesi iniziale: “Questa è una vita di merda” (Hugo Marietan).

Lo psicopatico non è visibilmente al 100% psicopatico nelle sue azioni. Non ha una caratteristica fisica che lo distingue. Solo quando pone in essere atti psicopatici si svela e siamo in grado di riconoscerlo. Non sono tutti brillanti e di successo, ci sono psicopatici brutti, insignificanti, vagabondi e marginali; altri manifestano soltanto  in ambito privato le  perversioni e quindi, fatta eccezione per la vittima complementare, appaiono come persone comuni.

Sul piano psicopatologico va fatto cenno al narcisismo maligno (Kenberg, 1984), una particolare condizione di natura patologica che presenta caratteristiche primitive sadiche e paranoiche che sono parte dei tratti psicopatici e si fondano sullo stesso substrato psichico.

Robert D. Hare  è ritenuto uno dei massimi esperti di psicopatia; secondo lo studioso, gli psicopatici sono “predatori intraspecie che usano fascino, manipolazione, intimidazione e violazione per controllare il prossimo e soddisfare i propri egoistici bisogni; mancando di morale ed empatia, riescono freddamente a prendere e a fare ciò che vogliono, violando norme e divieti sociali senza il minimo senso di colpa o rimpianto” (Without Conscience, 1998, Guilford Press). Hare propone una tipologia basata sulla sua vasta ricerca sugli psicopatici, che si dividono in tre categorie. La prima è quella degli psicopatici primari, considerati dall’autore i veri psicopatici. Normalmente essi non si presentano come soggetti violenti, ma appaiono socievoli, affascinanti e verbalmente esperti. Si presentano dunque come individui calmi e padroni di se stessi; essi però sono crudeli, manipolativi, egoisti e menzogneri (Levenson, Kiehl, Fitzpatrick, 1995). Questi individui sono ottimi attori e riescono a suscitare emozioni nei loro interlocutori. I crimini che scelgono di commettere sembrano riflettere la loro immaturità e la loro totale mancanza di rispetto sia per i sentimenti personali che per la salute altrui (Bartol, 1995). Gli psicopatici secondari hanno invece severi problemi emozionali; la loro delinquenza viene attribuita all’isolamento sociale che li caratterizza (Bartol, 1995). Sebbene lo psicopatico primario sia il vero psicopatico, sono gli psicopatici secondari a venire più frequentemente in contatto con la legge. Infine, gli psicopatici dissociali mostrano comportamenti aggressivi e antisociali che hanno appreso nell’ambito del loro ambiente evolutivo.

Gli psicopatici cominciano a esprimere la loro psicopatia fin dall’infanzia e dalla adolescenza e non cambieranno in seguito. Lo psicopatico non impara dalle esperienze e ancora meno della cultura. Durante l’infanzia i tratti psicopatici si rilevano nella crudeltà su animali o altri bambini, disprezzo per le gerarchie scolastiche, aberrazioni comportamentali, che sono di solito “smorzate” da insegnanti e familiari con il pretesto di “problemi emotivi” o “cattiva educazione”.

Uno psicopatico si riconosce per le sue modalità nella vita affettiva, o meglio, per la distorsione della stessa; egli infatti non crea legami significativi con nessuno e sfrutta gli altri a proprio vantaggio.  Il vero psicopatico non si preoccupa delle conseguenze della azioni che compie, nemmeno se vanno a danno della propria famiglia e non accetta la responsabilità dei propri gesti. Egli ritiene che in fondo le vittime meritino il suo comportamento. Lo psicopatico è freddo, impulsivo ed incapace di immedesimarsi negli altri (assenza di empatia) tanto da, conseguentemente, risultare privo di rimorso, anche allorché commetta le azioni più ignobili. Infatti, soltanto chi è in grado di sentire o immaginare il dolore che un essere umano prova vivendo certe situazioni, prova senso di colpa. Tuttavia, ciò che rende estremamente pericoloso per la società questo predatore è una caratteristica, che fa passare in secondo piano gli aspetti che invece farebbero scappare chiunque: la sua notevole capacità di affascinare e manipolare le vittime. Quello che succede, addirittura con gli psicopatici che hanno commesso i più efferati crimini, è che alla fine di una interazione con loro, li si considera “simpatici”, così come ammettono numerosi criminologi e psichiatri. Essi hanno l’abilità di sviare i discorsi e di utilizzare una forma comunicativa priva di significato ma ipnotizzante. Dopo pochi minuti di conversazione, lo psicopatico confonde l’interlocutore più attento e lo porta a dimenticare quale fosse l’argomento che gli stava a cuore per condurlo esattamente dove voleva lui. Se a questa capacità si unisce l’intenzione primaria che muove lo psicopatico, cioè lo sfruttamento dell’altro (a livello economico o sessuale o di rifornimento affettivo) e la sua abilità nel leggere i punti deboli altrui per trarne vantaggio, appare chiara l’elevata pericolosità di questi soggetti, dai quali è molto difficile difendersi.

Gli psicopatici rivendicano il totale asservimento e attenzione della vittima ed usano ogni strumento per ottenerla, dalla violenza alla menzogna, al vittimismo.

Gli psicopatici primari generalmente non sono violenti fisicamente, sono chiamati “psicopatici di successo”, cioè i predatori migliori, coloro i quali sono riusciti nell’intento di confondersi  tra gli altri esseri umani, perfettamente mascherati  “da brave persone”, affabili, gentili, calmi ed equilibrati, inseriti socialmente, sembrano normali e si presentano molto bene mentre invece sono totalmente incapaci di emozioni, ingannano e manipolano gli altri, vittimizzano le prede che usano e poi gettano via senza pietà.

Gli psicopatici secondari, invece, hanno una psicopatia più evidente, commettono più reati e vengono arrestati più frequentemente; sono molto violenti, crudeli e commettono delitti efferati senza provare il minimo turbamento.

Gli psicopatici dissociali (o antisociali) sono delinquenti abituali ed hanno appreso questa modalità dall’ambiente circostante, provano maggiore empatia e capacità relazionale. Infatti, la psicopatia pura è considerata la parte maligna del disturbo antisociale.

Robert Hare nel 2003 mise a punto una versione di un suo precedente test, tutt’oggi ritenuto, su scala mondiale, uno degli strumenti più attendibili per misurare i livelli di psicopatia in un individuo. Questo test, utilizzato in molte parti del mondo da psichiatri, ricercatori e criminologi è denominato PCL-R, è formato da 20 items a cui può essere assegnato un punteggio di 0 se il soggetto non presenta la caratteristica descritta, 1 se la presenta in parte, 2 se invece la possiede. Il test, attesta l’abilità e abitualità nel mentire degli psicopatici, viene somministrato in unione con interviste a parenti e col supporto di documenti ed è valido anche se si escludono fino a 5 items (ad esempio quelle riguardanti il carcere se la persona non vi è mai stata):

  • Loquacità/fascino superficiale
  • Senso di sé grandioso
  • Bisogno di stimoli /propensione alla noia
  • Bugia patologica
  • Impostore/manipolativo
  • Assenza di rimorso/senso di colpa
  • Affettività superficiale
  • Insensibilità/assenza di empatia
  • Stile di vita parassitario
  • Deficit del controllo comportamentale
  • Comportamento sessuale promiscuo
  • Problematiche comportamentali precoci
  • Assenza di obiettivi realistici a lungo termine
  • Impulsività
  • Irresponsabilità
  • Incapacità di rispettare la responsabilità delle proprie azioni
  • Numerosi rapporti di coppia di breve durata
  • Delinquenza in età giovanile
  • Revoca della libertà condizionale
  • Versatilità criminale

Mentre le persone normali hanno un punteggio pari a 5, chi raggiunge i 29-30 punti ha forti tratti psicopatici, chi ottiene oltre i 30 è considerato uno psicopatico puro.

Lo psicopatico cattura le prede fingendosi affabile, autentico, sicuro e moralmente corretto o tenero e bisognoso di cure, modulando queste facce a seconda del tipo di vittima che ha davanti; difatti, il predatore ha capacità di captare le fragilità inconsce delle vittime per attirarle, sfruttarle, distruggerle ed infine eliminarle dalla sua vita. L’assoluta mancanza di empatia e rimorso fa sì che questi individui passino a nuove prede ripetendo lo stesso ciclo senza provare alcuna emozione e resettando totalmente il vissuto precedente. Gli studiosi parlano di proto-emozioni degli psicopatici cioè di emozioni molto primitive e superficiali che si esauriscono nel giro di poco tempo. Quindi, anche nei rari casi in cui provano una qualche forma di attaccamento verso qualcuno, questo attaccamento svanirà in tempi record e non impedirà la messa in atto di comportamenti psicologicamente o fisicamente  violenti.

Si comprende bene che questi tratti appartengono ad un essere umano totalmente diverso dagli altri. In cosa è diverso lo psicopatico? Le ricerche di neuropsicologia hanno indagato la struttura morfologica del cervello dello psicopatico ed hanno confermato che esso ha delle diversità rispetto a quella delle persone non psicopatiche. Attraverso la brain imaging (risonanza magnetica) si è appurato che vi sono differenze in regioni cerebrali come amigdala e corteccia orbitofrontale. Il compromesso sistema di funzionamento in queste regioni comporterebbe una minore reattività allo stress, alla paura ed alla sensibilità verso la punizione. Altra differenza che le ricerche hanno attestato è una diversa concentrazione di due ormoni, il cortisolo (minore negli  psicopatici rispetto alle persone normali) ed il testosterone (maggiore negli psicopatici), ormoni che influenzano la risposta efficiente alla emotività degli psicopatici.

Sono stati condotti studi che hanno quindi dato risposta scientifica a quella caratteristica che contraddistingue il soggetto psicopatico: la sua mancanza delle normali risposte emozionali. Ricerche psicofisiologiche hanno misurato l’attività della pelle e del cuoio capelluto: la conduttanza cutanea. Gli psicopatici hanno ridotte risposte di conduttanza cutanea a stimoli come forti rumori o suoni che in soggetti normali dovrebbero indurre allarme o paura.

Inoltre, gli psicopatici non fanno differenza nell’elaborare parole emotive neutre da parole cariche affettivamente (ad esempio “padella” e “amore”), i tempi di reazione sono identici nei due casi, mentre un soggetto normale impiega più tempo nelle parole con un significato emotivo. Un’altra differenza è la mancata laterizzazione degli emisferi durante i discorsi, per cui il discorso dello psicopatico è rapido, impreciso quasi schizofrenico. Lo psicopatico non integra emozione con cognizione, in presenza di stimoli negativi, ad esempio l’immagine di una mutilazione, egli rimane impassibile. Sembra che lo psicopatico abbia un deficit nelle aree del cervello preposte alle decisioni morali, per questo, di fronte a scene di violenza, il suo cervello si attiva molto blandamente. In pratica, lo psicopatico non sente la sofferenza altrui, non empatizza e quindi non se ne preoccupa.  

Sebbene gli studi stiano accertando la differenza genetica tra gli psicopatici e le persone normali, tuttavia, alcuni geni sono influenzabili dall’ambiente; cioè, qualora vi fosse un ambiente favorevole sin dall’infanzia, un soggetto che presenta geneticamente i tratti psicopatici potrebbe sviluppare la sua psicopatia oppure far rimanere silenti quei geni, .

Lo psicopatico ha una scala di valutazione che non corrisponde con la scala di valutazione generale. Non perché egli sia all’oscuro dei criteri di valutazione generale, ovvero delle leggi, non ha un deficit cognitivo, ma mette i suoi valori prima dei valori etici e legali condivisi dalla collettività; se ha un obiettivo, cerca di raggiungerlo. Il costo di base non è importante, ciò che conta è ottenere il risultato, pagando però il minor prezzo possibile.

L’oggettivazione dell’altro è una modalità tipica del loro agire, essi tolgono agli altri esseri umani il riconoscimento di essere umano: l’altro esiste solo per essere sfruttato come un oggetto. Quindi lo psicopatico farà all’altro ciò che si fa con un oggetto, lo  utilizzerà fino a quando gli sarà utile senza dare problemi, poi lo dimenticherà o lo getterà via,  o lo distruggerà.

La psicopatia crea ingenti danni sociali ed economici, genera immani sofferenze nelle persone che entrano in contatto con chi è affetto da questo disturbo. Gli psicopatici in famiglia o a capo di aziende o, addirittura a capo di nazioni (Hitler e Stalin per esempio) generano dolore, disastri, traumi.

Ci auguriamo che l’informazione da un lato e la ricerca dall’altro possano contribuire un giorno a ridurre tali danni.

Riconoscere uno psicopatico vuol dire avere la possibilità di recidere con lui ogni legame, senza cedere all’illusione di cambiamento. Chi, purtroppo, non può tagliare i contatti, deve imparare, tramite le tecniche di contromanipolazione, a gestirlo senza farsi risucchiare dal suo circuito.

Se incontri uno psicopatico, non tentennare, allontanati senza fissarlo, senza ascoltarlo e non voltarti più indietro.

Psicopatia- Andrea L. e Adrian Glenn- Giovanni Fioriti Editore

Psicopatia-Steano Ciulla- Università degli Studi di Palermo-2010

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Lo Psicopatico:come contromanipolare

La maggior parte degli psicopatici si muove liberamente nella società,occupando spesso,posizioni di rilievo e possedendo una “maschera di sanità” che li rende invisibili e difficilmente identificabili .

rocce di cascata

“Il grigio colora le mie ali ”

                                              M.M.

La maggior parte degli psicopatici si muove liberamente nella società,occupando spesso,posizioni di rilievo e possedendo una “maschera di sanità” che li rende invisibili e difficilmente identificabili .Sono individui mossi da aggressività predatoria, privi di empatia, rimorso e senso di colpa. Essi hanno tendenze costanti tese allo sfruttamento e la vittimizzazione degli altri, che realizzano attraverso l’uso della menzogna, dell’inganno e della manipolazione.

Lo psicopatico, a differenza del resto del genere umano, non si preoccupa ne’ prova dispiacere ne’ avverte alcun senso di colpa,   quando fa del male a qualcuno. Egli, per raggiungere gli scopi che si è prefissato, utilizza vari strumenti di manipolazione mentale. Sa fingere tenerezza, solidarietà, lealtà, può anche piangere, ma sempre a “beneficio” dei suoi bisogni atipici. Le sue punte sentimentali sono “camaleontiche”. Capta, inoltre, i bisogni della preda , è molto perspicace, punta e poi “raccoglie” i guadagni ed agisce in tal modo con ogni preda.

Sono dei meccanismi con sembianze umane. Non sanno fare altrimenti. Rendere oggetti gli altri per loro è imprenscindibile ed automatico. Riversare violenza e distruzione sui loro oggetti- umani e’ un automatismo della loro natura. Gli uccelli volano, i pesci nuotano, gli esseri umani sono creativi e agiscono non solo per soddisfare la esigenza di sopravvivere fisicamente ma hanno bisogno anche di sopravvivere emotivamente attraverso il rapporto con gli altri. Gli psicopatici, invece,  catturano, spolpano, sfruttano e distruggono i loro oggetti. Nulla di personale, sono così .

I danni che gli psicopatici provocano nella vita delle persone che hanno a che fare con loro sono ingenti e l’unico sistema efficace per uscire da quello che il Dott. Hugo Marietan chiama “il circuito psicopatico”, cioè dal labirinto in cui la vittima del predatore si muove, interagendo con lui, è il contatto zero.

LA TECNICA DEL SASSO GRIGIO La tecnica del sasso grigio e le tecniche di contro-manipolazione  sono riservate a chi non può attuare il no CONTACT assoluto o a chi nelle prime fasi del distacco subisce le visite a sorpresa dal soggetto abusante. E’ utile nei casi in cui vi siano figli o interessi di lavoro in comune .

La contro-manipolazione non è una tecnica per sedurre o attrarre di nuovo in soggetto perverso né tantomeno per attuare una vendetta ai suoi danni, ma esclusivamente per non lasciarsi travolgere e deprogrammare nelle interazioni che dovessero risultare inevitabili.

Nei casi, appunto, di inevitabile contatto  la vittima deve trasformare se stessa in un sasso. Ferma, immobile, senza reazioni emotive di alcun genere. Deve guardare in faccia il soggetto senza espressività alcuna, deve avere un tono ne’ alto ne’ basso di voce e un timbro costante. Frasi brevi, non raccogliere alcuna provocazione ( love bombing o insulti ), deve non mostrarsi avvenente  ne’ trasandata. Non deve far trasparire insomma il suo vero se’ che, un tempo, attrasse  il narcisista patologico o lo psicopatico. Si deve ( o meglio si deve fingere ) di esser grigi , incolori ed immobili. Il narcisista perverso e lo psicopatico cercano energia e vitalità per nutrirsi, non cercano chi è immobile e spento. Dopo un po’ andranno via. Questa tecnica, in certi casi, può davvero salvare. In natura, molti animali si fingono morti per salvarsi . I predatori non sono così intelligenti e sono troppo sicuri di loro stessi. Questa è un’arma a nostro vantaggio. Certo,mettere in atto la tecnica è non semplice e richiede due requisisti : non essere preda della rabbia e aver davvero deciso di chiudere.

Il metodo della Pietra Grigia si basa sulla conoscenza della personalità narcisista e psicopatica. Questi non provano emozioni e quindi non godono di una ricca vita interiore. Da soli si annoiano mortalmente. E’ per questo che hanno bisogno di creare situazioni ad alto contenuto drammatico per riuscire ad ottenere stimoli costanti, utilizzando l’inganno e la manipolazione. Amano che si risponda alle loro provocazioni e bugie. Hanno bisogno di sentire che riescono a destabilizzare l’altro. L’idea di questa strategia è trasformarsi in una persona estremamente annoiata e grigia.

Non rispondere agli insulti ed alle provocazioni, non raccontare mai niente di voi, usare solo parole e frasi minime e neutre.

Cercate di distogliere l’attenzione dello psicopatico da voi, spostandola sui problemi domestici di poco conto come gli orari scolastici o problemi con l’idraulico.
Se alcuni problemi vi assillano, se avete guai familiari o sul lavoro non rendetene partecipe il manipolatore che,presto o tardi,user queste informazioni a suo vantaggio.

Inoltre, nei limiti del possibile, a meno che la situazione non sia davvero grave, non mostrate i problemi dei bambini (per esempio non raccontare che hanno incubi o insicurezze con il gruppo di amici: utilizzerà queste informazioni per manipolarli, probabilmente contro di voi).

Fondamentalmente il metodo della pietra grigia è una specie di “reazione zero”.

La psicopatia è erroneamente equiparata al comportamento criminale ed alla violenza fisica. In realtà, solo una piccola percentuale di psicopatici ha tendenze criminali, sono considerati “gli psicopatici di scarso successo”.

Quando comunichiamo usiamo parole ed anche la comunicazione non verbale, che  è quella rappresentata dai gesti,dal tono di voce,dalla postura del corpo, dallo sguardo, ed essa rappresenta il 90% della comunicazione tra due individui. Il manipolatore usa a proprio vantaggio sia le parole sia la comunicazione non verbale, in modo positivo per sedurre ed attrarre e in modo negativo per intimorire,asservire,colpevolizzare. Ad esempio, userà “l’ ascolto avverso”, cioè non vi guarderà durante la conversazione o guarderà altre persone o farà altre cose, alzerà il tono di voce,o batterà i pugni, avrà lo sguardo fisso su di voi.

COMUNICAZIONE CONTRO-MANIPOLATORIA

La contro-manipolazione comunicativa è una tecnica che va acquisita ed ha effetto dopo mesi. All’inizio, sentirete il cuore pulsare forte ed avrete mal di stomaco,tuttavia, dovrete continuare ad insistere. D’altra parte,lo psicopatico, nel momento in cui adotterete un altro schema di comunicazione, sarà sorpreso e si arrabbierà,notando che sfuggite al controllo; per questa ragione,potrà diventare più incalzante ed offensivo o più accomodante e apparentemente sensibile,allo scopo di asservirvi ancora.Naturalmente, non dovete cedere o credere al suo cambiamento.

Essa si attua con frasi brevi, semplici ed un tono privo di emozione. Alcuni esempi possono essere questi: psicopatico.: “pensi solo a te stessa” Vittima “ questa è una tua opinione”psicopatico.“non avevi mai fatto una cosa simile prima” vittima “ non sentirti perseguitato se faccio ciò che credo sia giusto” psicopatico. “vuoi sempre avere ragione” vittima “ a volte mi capita”  (Isabelle Nazare Aga-L’arte di non lasciarsi manipolare)

Alcuni requisiti sono:

-frasi corte

-stare sul vago

-usare le frasi fatte, proverbi,principi generali.

-usate la forma impersonale

-sorridete se il contesto lo permette

-siate educati

-non entrate nelle discussioni se portano i liti o umiliazioni

-non vi giustificate più

In breve,fate in modo da sembrare indifferenti. Frasi come “ è una tua opinione”, “lo si può credere”, “se lo pensi tu…” “ è possibile” “dipende” “dici questo a me?” “ce lo dirà il futuro” “ho la coscienza a posto” sono esatte. Inoltre, sappiate rifiutare;saper dire no è uno dei principi dell’autoaffermazione personale . Lo psicopatico esiste per affermare il potere ed il controllo sugli altri. Sa essere estremamente insistente quando vuole ottenere qualcosa; in questo caso, siate come dischi rotti,ripetete le stesse frasi, come su indicate, senza far trapelare nervosismo e tensione.

Infine, nel caso in cui siate divorziati e le interazioni riguardino la gestione dei figli, sappiate che non dovrete lasciare margini più ampi di quelli stabiliti dal Tribunale.

Cercate di distogliere l’attenzione dello psicopatico da voi, spostandola sui problemi domestici di poco conto come gli orari scolastici o problemi con l’idraulico.
Se alcuni problemi vi assillano, se avete guai familiari o sul lavoro non rendetene partecipe il manipolatore che,presto o tardi,user queste informazioni a suo vantaggio.

Avviene frequentemente che lo psicopatico,che considera il figlio come una sua estensione ed una sua proprietà, pretenda da voi la massima disponibilità. Se da un lato, può avervi diffamato con amici e parenti o addirittura davanti ai bambini,tuttavia, considerandovi un oggetto di proprietà, si sentirà in diritto di chiamarvi o entrare in casa vostra,senza avviso e senza limiti.

Se gli si lascia spazio, sarete sempre in  tensione e nervosismo e non riuecirete a slegarvi definitivamente dalla sua funesta presenza. Comunicate con lo psicopatico solo per iscritto con messaggi brevi e su temi strettamente riguardanti la necessità contingente, non rispondete dopo un certo orario;sarebbe bene avere un numero di cellulare solo per questo scopo che terrete spento ad orari da voi stabiliti e non fornite alcuna informazione sulla vostra vita ed annotate tutto. Cercate di comunicare con loro in presenza di terze persone e stampate sempre sia i loro sia i vostri messaggi o mail. Inoltre, non lasciate che violi gli accordi e rivolgetevi ad un avvocato ed al giudice in tutti i casi in cui lo faccia.

In ultimo,per fermarlo nei casi di maggiore invadenza, oltre la denuncia,predisponete un dossier che lo riguardi e che possa, se fosse inevitabile, essere trasmesso a chi di dovere (superiori o familiari), in modo da metterlo con le spalle al muro. Va da sé che si deve ricorrere a quest’ultimo rimedio soltanto se l’aggressività non è molto forte, nel qual caso, l’interruzione totale dei contatti ed il ricorso alle competenti autorità è l’unica via da seguire.

Infine, qualora vogliate chiudere la relazione e temete che possa stravolgere i fatti in una causa per la separazione o l’affidamento dei minori o nuocervi in altro campo, predisponenete per tempo una strategia e fate uso delle registrazioni. Esse sono utili soprattutto nelle ipotesi di atti persecutori, violenza fisica, verbale o psicologica perchè possono essere utilizzate nel processo sia penale che civile.

È lecito registrare una conversazione tra presenti purché essa non avvenga tra le mura della privata dimora del soggetto registrato ignaro. Infatti, se la registrazione avviene nella dimora del soggetto registrato, all’oscuro di ciò, oppure in altro luogo privato di pertinenza dello stesso (per esempio, l’abitazione del compagno), la registrazione costituisce reato .

Attenzione però: il membro di una conversazione è sempre abilitato a registrarla, in quanto il delitto “scatta” nel momento in cui a registrare la conversazione sia un terzo. Ciò perché la captazione delle parole e dei gesti dell’interlocutore, da parte del destinatario degli stessi, non può essere considerata indebita, in quanto costituisce semplicemente undocumentazione lecita di quanto già appreso. In altre parole, la registrazione tra presenti è illegittima, nella dimora del registrato, solo se a effettuare la registrazione sia un terzo.

Al contrario, è sempre lecita la registrazione all’interno dell’abitazione del soggetto registrante oppure in qualsiasi luogo di pertinenza dello stesso (ad esempio all’interno della propria automobile) o ancora in una pubblica via o all’interno di un esercizio pubblico. In tali casi, infatti, non vi sono reati che attengono alla lesione della privacy. Secondo la Cassazione, infatti, “chi dialoga accetta il rischio che la conversazione sia registrata”.

La registrazione può essere consegnata immediatamente all’Autorità Giudiziaria, dunque, al Pubblico Ministero con un atto di querela, se con la stessa si vuole dimostrare l’esistenza del reato rappresentato con la stessa querela. Si può anche produrre, comunque, al Pubblico Ministero, da parte dell’indagato o della persona offesa (o dai rispettivi difensori) nel corso delle indagini, in qualsiasi momento. In caso di processo civile, viene depositata nel fascicolo.

I sistemi sin qua delineati sono  sistemi utili ma non devono sostituire il contatto zero, che va attuato se la situazione lo permette, essendo il no contact  l’unico vero strumento che consente l’allontanamento dal predatore sociale.

 

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LA VIOLENZA DELLO PSICOPATICO E DEL NARCISISTA PERVERSO

La relazione con un narcisista maligno o con uno psicopatico è destinata a trasformarsi in una discesa verso l’inferno. Conclusa la fase dell’idealizzazione, si aprirà …

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volli tener stretta la morte e danzar con lei

seguendo la musica di infernali note

Volli sfidar la morte per mutar l’orrore in odorose viole.

Ma più del desiderio

poté l’intenzione oscura di carpir del fiore ogni più sacro e segreto

splendore” M.M.

La relazione con un narcisista maligno o con uno psicopatico è destinata a trasformarsi in una discesa verso l’inferno. Conclusa la fase dell’idealizzazione, si aprirà il secondo atto di quella tragica farsa che è il rapporto sentimentale o interpersonale che ha deciso di vivere con voi.

Mentre ti sta tradendo ,ti sentirai dire che “ se non ti fidi è un problema tuo” , ti ripeterà che sei incapace. Ti porterà a dubitare di te stessa, verrai deprogrammata, offesa e umiliata costantemente. Ti porterà allo stremo. Ti griderà contro orrende parole che ascolterai piangendo, inerme. Ti spingerà, camminerà per strada lasciandoti indietro, ti osserverà con disprezzo e sarcasmo e tu alla fine inizierai a credere che abbia ragione, che non vali nulla , che forse sei pazza, incapace, brutta o puttana. E quando ti avrà gridato il suo odio se ne andrà, lasciando il silenzio a ferirti in ogni istante. In quel silenzio crederai di affogare, di soffocare e spererai in un ritorno, spererai che possa avvicinarsi di nuovo, non ricorderai distintamente i tormenti che ti ha inflitto, perché nulla ti fa più male quanto l’essere diventata invisibile. Allo psicopatico la violenza serve per poter dimostrare controllo e potere e dopo sta bene. In determinati periodi si allontanerà per dedicarsi ad altre vittime.  Ma sa che lo stai aspettando, piegata e contorta nella tua vita piena ormai di macerie e solitudine, quelle che lui ha creato. E tornerà e tu sarai ferma dove ti ha lasciato, con i segni del tempo e del dolore che hanno inciso e deturpato la tua carne un tempo bellissima.  Te lo presento: è il tuo carnefice.

La fase della svalutazione inizia in modo subdolo e quasi impercettibile. Naturalmente, se la vittima assistesse al cambiamento integrale del partner si allontanerebbe immediatamente ed il predatore perderebbe l’oggetto prescelto abbastanza presto. Ma lo scopo del narcisista patologico e dello psicopatico è lo sfruttamento delle qualità della vittima e la realizzazione di un rapporto di totale dominio e controllo; l’amore della preda, la dipendenza dall’aguzzino,  la corruzione del suo carattere, il riuscire ad indurla a compiere atti che abbassano la sua dignità e le sue iniziali qualità umane, l’enorme dolore che sa di provocare, gli recano  una soddisfazione ed un nutrimento del quale non può fare a meno.

Critiche velate e bastone e carota Questo pericoloso soggetto non può permettersi di sbagliare strategia. Freddo predatore intraspecie, lo psicopatico ed il narcisista patologico inizieranno a svalutare la vittima lentamente e solo allorquando essa sarà stata privata della capacità di decisione, di discernimento, quando sarà dipendente, nel momento in cui ogni aspetto della sua esistenza vacillerà, allora il narcisista perverso abbasserà la maschera e scaricherà ogni forma di abuso e violenza morale e psicologica e, a volte , fisica, sulla vittima, la quale, paralizzata e deprogrammata grazie a mesi di manipolazione, rimarrà immobile a subire attacchi alla sua identità via via più violenti.

La svalutazione, come abbiamo detto, inizia in modo latente, con sguardi di disprezzo, mutismo, freddezza, allusioni destabilizzanti, osservazioni scortesi che, tuttavia, da parte della vittima difficilmente vengono ricondotti ad una strategia premeditata e violenta. Essa tenta di scusare, un po’ incredula, il narcisista maligno, nel quale ancora vede il principe azzurro o l’uomo sofferente ed un po’ complicato da aiutare. In via parallela, lo psicopatico alterna momenti, sempre più rari, di dolcezza e vicinanza, con atteggiamenti incomprensibili e scostanti. Siamo al c.d. periodo del bastone e della carota: la preda viene ora considerata ora ignorata o criticata senza che vi sia una plausibile spiegazione né dell’uno né dell’altro comportamento.

Il predatore, con lo sguardo freddo, la osserva trasformarsi, divenire ansiosa e angosciata, tesa e distratta in qualsiasi altro ambito della propria vita.

Comunicazione paradossale. Iniziano i discorsi paradossali, adottati ad arte dallo psicopatico per annichilirla: la comunicazione paradossale consiste nell’esprimere a livello verbale una cosa e tuttavia a livello non verbale viene espresso l’opposto. Così la preda comincia a trascorrere ore a riflettere su ciò che avesse voluto intendere il perverso, sul perché dica una cosa e ne faccia un’altra opposta, ma non può trovare risposta alcuna, giacché l’unica risposta vera sarebbe che lui le sta facendo violenza psicologica. Vani risultano i tentativi della vittima di avere spiegazioni, di ricevere chiarimenti, il narcisista non risponderà, eluderà le domande, si chiuderà nel silenzio o attaccherà la preda “ma cosa mi tormenti? Cosa ho fatto di strano? Non ti sta mai bene nulla?”,sei insopportabile!”, lasciandola nella incertezza. Peraltro, la vittima, da un lato, percepisce la distanza emotiva del partner dall’altro teme di esserne responsabile, inizia così a subire passivamente gli attacchi del maltrattante che la colpevolizza di essere petulante, di non essere più leggera e solare come all’inizio.

Triangolazione A questo punto si intravedono le triangolazioni, altro strumento dell’arsenale di manipolazione e distruzione del narcisista patologico: egli la mette in competizione con altre figure femminili. Pur vantando la più pura fedeltà, ovviamente falsa, il perverso lascerà indizi, avrà telefoni cellulari perennemente attaccati addosso, suonerie spente o riceverà o scriverà sms ad ore strane  o farà cenni espliciti ad altre donne siano esse ex partner o nuove conoscenze, che asserisce di avere come semplici amiche. E la vittima vive ormai nell’ansia e nel timore di essere abbandonata, cercherà di prodigarsi e di pesare ogni parola ogni gesto allo scopo di non scatenare nello psicopatico la freddezza o la critica o l’abbandono per una donna migliore di lei. Naturalmente, il narcisista patologico ha sempre tradito ed anzi ha un vero harem a disposizione fatto di ex, di nuove conquiste e di future prede che tiene d’occhio, essendo per lui la seduzione questione di pura sopravvivenza; tuttavia, a questo stadio la vittima ancora non ne è consapevole.

Violenza manifesta Queste modalità distruttive, che rendono la preda dipendente affettivamente e priva sempre più delle risorse psichiche, emotive e sociali che possedeva prima della relazione, diventano più manifeste. Lo psicopatico o narcisista perverso ha bisogno di riversare, di proiettare la negatività sul partner; inoltre, per lui sostenere a lungo la maschera è impossibile.

Siamo giunti, quindi, alla violenza morale apertamente agita. La vittima è ormai trattata in modo esplicito come fosse un oggetto, viene usata sessualmente come una discarica, viene criticata per i suoi capelli, per il suo fisico, per gli abiti che sceglie, per come tiene la casa o come cucina: del seduttore affascinate non è rimasto nulla. Lo sguardo di ghiaccio o ipnotico, la voce fredda, il tono tagliente, sono le uniche manifestazioni riservate alla preda. I rarissimi momenti di tregua e falsa delicatezza sono concessi per evitare il crollo della vittima. Gli insulti divengono molto pesanti, le proiezioni (come gli scatti di gelosia assurdi del narcisista patologico che invece sta tradendo davvero), le improvvise sparizioni gettano nel caos e nella disperazione la preda che, paralizzata, subisce un colpo dietro l’altro senza difendersi ed anzi, paradossalmente, attaccandosi morbosamente al suo aguzzino.

La bugia patologica. Tutti gli esseri umani si sono trovati a mentire ma per lo psicopatico  mentire è come respirare, è un sistema di vita. Lo psicopatico ed il narcisista patologico mentono a chiunque senza preoccuparsi minimamente di essere scoperti o della possibile sofferenza che possono provocare. La bugia è una modalità presente in ogni sua relazione. La menzogna e l’inganno dello psicopatico sono fredde, premeditate, congegnate alla perfezione e strategiche ed assolvono alla funzione di consentirgli di realizzare i propri obiettivi. La bugia viene raccontata in modo sereno, convincente, il partner viene guardato fisso negli occhi, il tono è tranquillo; persino quando le sue menzogne vengono scoperte, lo psicopatico ed il narcisista negano l’evidenza, generando  rabbia, incredulità e insicurezza nella preda che alla fine finisce per credergli. Come sostiene il Dott.  Marietan “lo psicopatico mente con tutto il corpo, è un attore eccellente, dice le sue menzogne con assoluta naturalezza, può fingere tenerezza, solidarietà, pentimento, può piangere a comando” .

Lo psicopatico ed il narcisista patologico hanno sempre molte cose da nascondere, dal conto in banca che prosciugano a vostra insaputa, a doppie triple quadruple vite sentimentali parallele, a titoli di studio inesistenti. L’inganno esiste sin dall’inizio della relazione, il perverso crea ad arte una rete fittissima di bigie le quali, se vengono intraviste dalla vittima, determinano in lui esplosioni di rabbia o sarcasmo (“ ma cosa stai insinuando? Non stai bene, vedi lucciole per lanterne! stai diventando paranoica!”

Vittimismo. Un’altra arma frequentemente utilizzata è il vittimismo. Lo psicopatico si erge a vittima dei traumi infantili , verso i quali, in realtà non prova alcuna emozione reale, che sono strumentalizzati per suscitare la compassione della preda e l’insorgere in lei di tendenze latenti dell’atteggiamento egoico della crocerossina : l’“io ti salverò”  miete più vittime di una bomba atomica, perché porta la vittima a subire ogni forma di angheria pur di salvare e guarire l’abusante.

Il narcisista patologico e lo psicopatico, se è necessario al fine di realizzare la strategia, piangono singhiozzando, proferiscono giuramenti, minacciano il suicidio, “la mia vita senza di te non ha senso, sento il cuore andare in mille pezzi; so di aver sbagliato, forse avevo paura di amare , non sono mai stato amato, ma sono cambiato. Se non vuoi darmi un’altra chance, lo capirò, voglio solo il tuo bene, ti amerò per sempre, perdonami amore mio”. Queste frasi in un empatico innamorato provocano una destabilizzazione mostruosa, mantengono vivo il legame, lo fanno sentire in colpa per non dare una possibilità a chi, sì, gli ha fatto molto male ma che sembra ora mettersi in discussione. L’empatico sa mettersi nei panni dell’altro e sa capire cosa si provi ad avere il cuore a pezzi ed essere disperato, sa che tutti sbagliano e crede che tutti possano cambiare in meglio. Per queste ragioni gli darà chance, che, naturalmente, in brevissimo tempo, porteranno la situazione a livelli peggiori di prima.

Gaslighting La violenza del narcisista patologico si attua prevalentemente attraverso la comunicazione. Mira alla distruzione della autostima e della personalità della vittima. Uno degli strumenti più utilizzati e pericolosi, capace di far perdere il senno alla preda , è il gaslighting. Il termine venne coniato dal un film degli anni ’50 Il termine deriva da un’opera teatrale del 1938 Gas light e dagli adattamenti cinematografici del 1940 e 1944  (quest’ultimo conosciuto in Italia come Angoscia ): la trama tratta di un marito che cerca di portare la moglie alla pazzia manipolando piccoli elementi dell’ambiente, e insistendo che la moglie si sbaglia o si ricorda male quando nota questi cambiamenti. Il titolo origina dal subdolo affievolimento delle luci a gas da parte del marito, cosa che la moglie accuratamente nota ma che il marito insiste essere solo frutto dell’immaginazione di lei. Il manipolatore relazionale, infatti,  compie affermazioni false che minano la percezione della realtà del partner e della sua capacità mnemonica. Lo psicopatico sposta oggetti negando di averlo fatto, sostiene di aver detto frasi mai dette, imputa discorsi alla vittima che essa non ha mai pronunciato. “ Possibile che non ricordi? Ho messo le chiavi ne cassetto eri davanti a me e tu mi hai visto! (e non è vero)” oppure “ ti ho detto che sarei andato alla riunione ecco perché ho spento il cellulare, prima di uscire te ne ho parlato!” ( e non è vero). E’ una tecnica molto pericolosa ed insidiosa che pian piano contribuisce a far si che la preda non si fidi più di se stessa, dei suoi ricordi, della sua capacità di giudizio e percezione.

Silenzio altro strumento di violenza e manipolazione è l’uso del silenzio. Lo psicopatico non risponde ai messaggi pieni di sofferenza e speranza o risponde dopo ore ed in modo freddo; si nega al telefono, rinvia appuntamenti oppure scompare completamente. Alla vittima sembrerà di impazzire, come se le avesse tolto la voce, la possibilità di esistere. Piegata dalla dipendenza affettiva e dalle torture agite sino a quel momento, la preda non avrà reazioni di difesa, non vedrà nel manipolatore il suo aguzzino, starà così male da augurarsi soltanto che possa tornare e, nel momento in cui lo farà, lei accetterà ancora a lungo ogni sorta di violenza morale pur di non vederlo sparire ancora. Naturalmente, la violenza attuata dal silenzio è una strategia ben strutturata ed assolve a tre funzioni: asservire e dominare la vittima; concederle una tregua dai colpi ricevuti affinché essa recuperi un po’ di energia, senza la quale non potrebbe nutrire lo psicopatico e renderla docile alla successiva dose di violenza. Inoltre, il silenzio concede al manipolatore spazio di azione maggiore per occuparsi delle altre prede ( in fase di idealizzazione o svalutazione).

Ma come può un essere umano compiere un simile scempio su un’altra persona? E perché? La risposta la fornisce Robert Hare, uno dei massimi studiosi di psicopatia “ gli psicopatici sono predatori  intraspecie che usano fascino, manipolazione, intimidazione e violazione per controllare il prossimo e soddisfare i propri egoistici bisogni; mancando di morale ed empatia, riescono freddamente a prendere e a fare ciò che vogliono, violando norme e divieti sociali senza il minimo senso di colpa o rimpianto”.

Le caratteristiche della personalità psicopatica infatti sono egoismo, egocentrismo, desiderio di controllo delle situazioni “ad ogni costo”, anaffettività, cattiveria e mancanza di segni di rimorso, mancanza di empatia. Gli altri, nella visione di questi soggetti, sono ridotti a “cose” da utilizzare esclusivamente per la soddisfazione ed il raggiungimento dei loro obiettivi. Molto interessante è il profilo neuroanatomico dello psicopatico: attraverso studi effettuali con la MR (risonanza magnetica) è stato visto che alti punteggi di psicopatia sono correlati con significative riduzioni di materia grigia nella corteccia temporale anteriore, orbito frontale mediale e laterale, frontopolare sinistra e la regione del sulcus temporale superiore. Rispetto al funzionamento degli emisferi cerebrali sappiamo che nella maggior parte delle persone è l’emisfero destro a svolgere un ruolo dominante nei processi emotivi; alcune ricerche hanno dimostrato, invece, che negli psicopatici nessun lato del cervello è dominante nelle emozioni. Inoltre, i processi cerebrali responsabili delle emozioni in questi soggetti non sono concentrati, ma distribuiti e da questo deriva la vita affettiva superficiale e povera degli psicopatici. (Hare, La psicopatia, 2009). Gli psicopatici possono essere trattati? A tal proposito, sono esplicative le parole dello stesso Hare: “Non sprecate il vostro tempo. Nulla di ciò che potrete fare cambierà qualcosa”. Ed ancora: “Cosa curare? Non soffrono, non hanno un basso livello di autostima e neppure sono insoddisfatti del proprio comportamento.  Immaginate – se è possibile – di non avere una coscienza,  nessun senso di colpa o rimorso, non importa quello che fate, non ha senso limitarsi per il benessere degli estranei, amici, o anche per i membri della famiglia. Immaginate di non provare vergogna, non una sola volta in tutta la vita, non importa quale tipo di azione egoista, dannosa, o immorale abbiate compiuto.

Fate finta che il concetto di responsabilità vi sia sconosciuto, immaginate che anzi esso sia un inutile fardello che altri sembrano accettare senza discutere come sciocchi creduloni e che, all’occorrenza, potete strumentalizzare questa tendenza per raggiungere i vostri fini.

Ora aggiungete a questa strana fantasia, la possibilità di poter nascondere ad altre persone il vostro trucco psicologico. Dal momento che tutti ritengono semplicemente che la coscienza sia universale e posto che gli esseri umani proiettano sugli altri le proprie qualità e pulsioni, nascondere il fatto che si è senza-coscienza è quasi senza sforzo.

La vittima dello psicopatico e del narcisista patologico non si è mai confrontata con altri che avessero il suo sangue freddo. L’acqua di ghiaccio nelle vene è così bizzarro, così completamente al di fuori della loro esperienza personale, che raramente indovinerà chi si cela dietro la maschera di normalità. In altre parole, essi sono invisibili al mondo e soprattutto alla preda che li ama.

A questo punto si può fare qualsiasi cosa ed anche quando il comportamento violento e distruttivo verrà a galla il narcisista perverso sarà in vantaggio rispetto alla maggior parte delle persone, le quali, avendo comunque una coscienza, empatia e senso di colpa non potranno ricambiare la malvagità subita .

Gli esseri umani sono stati abituati a pensare che tutti  cerchino di  fare  bene e di essere buoni e giusti e onesti. E così, molto spesso, non ci prendiamo il tempo di usare la dovuta diligenza al fine di determinare se una persona che si è inserita nella nostra vita sia una brava persona.

E’ stato spesso notato che gli psicopatici ed i narcisisti patologici  hanno un netto vantaggio sugli esseri umani con coscienza e sentimenti perché non hanno coscienza e sentimenti. La coscienza ed i sentimenti sono legati ai concetti astratti di “futuro” e “gli altri”. Si tratta di “spazio-temporale”. Possiamo sentire la paura, la simpatia, l’empatia, la tristezza, e così via, perché possiamo immaginare in modo astratto, il futuro in base alle nostre esperienze passate, o anche solo “concetti di esperienze” in una miriade di varianti. Siamo in grado di “prevedere” come gli altri reagiranno perchè siamo in grado di “vedere noi stessi” in loro anche se sono “là fuori” sono “altro da noi”. In altre parole, non soltanto possiamo identificarci con gli altri spazialmente – per così dire -ma anche temporalmente – nel tempo. Lo psicopatico non sembra avere questa capacità. I narcisisti perversi e gli psicopatici “possono imitare i sentimenti, ma gli unici veri sentimenti che sembrano avere – la cosa che li spinge e li induce ad agire diversi drammi per effetto – è una sorta di “fame predatoria” per quello che vogliono. Vale a dire, si “sentono” bisogno / vogliono, l’amore, sostiene Hare  . “Per di più, questa prospettiva “bisogno / volere” postula che solo la “fame” dello psicopatico è valida, e tutto e di più “là fuori”, al di fuori dello psicopatico, non è reale se non in quanto ha la capacità di essere assimilato al psicopatico come una sorta di “cibo”. “Può essere utilizzato o può fornire qualcosa?” è l’unica questione su cui lo psicopatico sembra essere interessato. Tutto il resto – tutte le attività – è indirizzato a questa unità.” continua Hare. In breve, lo psicopatico e il narcisista sono predatori. Se pensiamo alle interazioni dei predatori con le loro prede nel regno animale, possiamo arrivare a una certa idea di ciò che sta dietro la “maschera di sanità mentale” dello psicopatico. Proprio come un predatore animale, adotterà tutti i tipi di finzione al fine di inseguire la preda, tagliarla fuori dal gregge, avvicinarsi a lei e ridurre la sua resistenza, anche assumendo l’aspetto (la maschera) elaborato in modo tale, con  composti di parole e apparizioni – bugie e manipolazioni – che riesca ad  attrarre e mangiare  le sue prede.

La fase della svalutazione può durare settimane, mesi o anni. I danni alla autostima ed alla identità della vittima sono terribili e spesso comportano l’insorgenza del trauma da narcisismo patologico o trauma da stress, patologie psicosomatiche e depressione.

La vittima proverà rabbia e vergogna  per aver consentito allo psicopatico di distruggerla e soltanto in seguito ricostruirà il puzzle della strategia attuata dal predatore e riconoscerà tutti i comportamenti adottati in questa fase come VIOLENZA .

Tuttavia, il riuscire a non negare la violenza subita e perdonarsi per non essere riusciti ad allontanarsi dal carnefice in tempo sono i presupposti per la completa guarigione e per la rinascita.

R.D. HARE, La psicopatia. Valutazione diagnostica e ricerca empirica, traduzione italiana a cura di V. CARETTI, A.SCHIMMENTI, Roma 2009.

Crimen et Delictum, IV (November 2012)

International Journal of Criminological and Investigative Sciences-Eleonora Alemanno

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RITRATTO DI UN VAMPIRO

vivo nella fissità del tempo poichè da infante uccisero ogni mio anelito di vita

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Vivo nella fissità del tempo,

poiché da infante uccisero

ogni mio anelito di vita.

Vago bramoso per corridoi affollati

indossando una maschera di inattaccabile moralità.

I miei occhi si posano

su coloro nei quali percepisco la Vita.

Ne rubo l’ardore e ogni umana pulsione

perché possano scaldare quel gelo mortale

che mi ha inghiottito.

Riduco a brandelli anime vive e, deturpatele,

le lascio esangui o folli.

Sono stimato, adorato, temuto.

Per mestiere le persone si affidano a me

e io mi aggiro per le strade

cercando il plauso di un pubblico

che, istupidito e confuso dalle mie parole,

mi vede come Dio.

Suono un flauto magico a donne

di carne e sangue che rendo pazze,

schiave e adoranti.

Onnipotente, non temo nulla,

se non uno specchio che rifletta

l’assenza del mio volto

e la bruttezza del nulla,

e un bacio d’amore caldo e vivo

che mi rende furioso

perché rifuggo la vita,

la inseguo e la sfuggo

congelato in una maschera senza volto.

Dio, sì, sono un Dio condannato

ad una eterna distanza dall’umanità

nell’assordante solitudine della morte

mi fingo vivo e paralizzo ed incanto

stolte creature di ingenua bellezza

e per apparir di sembianza umana

succhio senza pietà e senza gioia

quella linfa vitale che compone

la grottesca maschera

che avvolge il mio volto

Inchiodato a metà sulla croce del mio destino immutabile

trascino l’unico braccio

sfuggito ai chiodi del nulla

e strappo baci,

e afferro carne fresca

e bevo il sangue di chi,

sapendo sorridere all’amore,

mi si avvicina e inciampa

nel legno che sorregge

l’involucro putrido

del mio essere morto.

 

 

 

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