La vittima del narcisista patologico e dello psicopatico: la caduta del velo nero

La vittima di una relazione violenta va incontro ad un mutamento del proprio essere.In particolare, le persone che nella propria vita hanno subito la presenza di un narcisista patologico o di uno psicopatico attraverseranno le fasi acute di dolore, di ansia, di incredulità. Saranno costrette prima o poi ad aprire gli occhi davanti ad una realtà atroce, che a lungo avevano rifiutato di accettare: che il soggetto fosse davvero malvagio, davvero consapevole del male che compiva, davvero incapace di sentire quell’amore che mimava così bene da farlo apparire vero, unico e grande.

                                                                                                                      caduta velo

Sorrido di me, del mio saper togliere ombre, del mio passo certo.

Sorrido di me, del mio occhio terzo, infallibile anche quando non vorrei

                                                                                                                                            M.M.

La vittima di una relazione violenta va incontro ad un mutamento del proprio essere.In particolare, le persone che nella propria vita hanno subito la presenza di un narcisista patologico o di uno psicopatico attraverseranno le fasi acute di dolore, di ansia, di incredulità. Saranno costrette prima o poi ad aprire gli occhi davanti ad una realtà atroce, che a lungo avevano rifiutato di accettare: che il soggetto fosse davvero malvagio, davvero consapevole del male che compiva, davvero incapace di sentire quell’amore che mimava così bene da farlo apparire vero, unico e grande.

Il verbo sembrare è forse quello che più descrive la relazione affettiva con i narcisisti patologici e gli psicopatici : sembrava amore, ma non lo era, sembrava dolce, ma non lo era, sembrava pentito ma non lo era, sembrava sofferente ma non lo era, sembrava una persona valida nel lavoro, ma non lo era, sembrava dolce con i bambini, ma non lo era, sembrava un collega disponibile, ma non lo era, sembrava affidabile, ma non lo era, sembrava gli piacessimo, sembrava potesse cambiare, sembrava…sembrava…sembrava.

Le persone coinvolte in una simile giostra sperimenteranno una sistematica erosione quotidiana della propria identità, autostima, capacità reattiva, capacità professionale, capacità patrimoniale. Questi soggetti disturbati, crudeli ed insensibili vanno dritti alla distruzione del malcapitato, senza sosta, senza ripensamento e senza scrupolo. I miglioramenti sono apparenti, i ripensamenti sono apparenti, le promesse sono poco più che barzellette.

Ciò che rende questo gioco al massacro più devastante è che sia assolutamente ben celato, invisibile agli altri, cosicché nessuno sembra dar retta alla vittima, pochi credono a ciò che stia vivendo e questo aumenta in modo grave il suo isolamento psicologico ed emotivo.

In ogni caso, presa coscienza di chi si abbia avuto di fronte, vissuto lo schock iniziale, cercato e trovato un supporto in terapeuti, gruppi di autoaiuto, amici illuminati, familiari affettivi, inizia il percorso di uscita dal tunnel della devastazione e della dipendenza affettiva. Mesi e mesi di sofferenza, mesi e mesi di passi avanti ed indietro, di autocolpevolizzazioni e rabbia e di timidi movimenti verso se stessi; una iscrizione in palestra dopo anni, un nuovo corteggiatore, una nuova modalità di porsi al lavoro, un reset delle proprie capacità professionali, la ricerca della propria interiorità. Si tratta di un viaggio lento, difficile ed anche pieno di speranza.

Poi, come descritto nell’articolo il velo nero della vittima, si è fuori, alla luce, finalmente fuori. Lo si vorrebbe gridare al mondo,ehi, ce l’ho fatta, puoi farcela anche tu”. Eppure, se ci si guarda allo specchio, si vede ancora un velo nero che avvolge il corpo, il cuore, l’anima.

Ma è proprio questo il destino delle vittime dei predatori e dei vampiri emotivi? Siamo certi che la migliore prospettiva di vita sia essersi liberati di loro o aver imparato a gestirli nei casi in cui per forza si è costretti a frequentarli ma tuttavia si debba indossare per sempre questo velo? Possibile che questa condizione sia il massimo che ci si possa aspettare ormai? Sarà vero che non si crederà più nei rapporti? Davvero si vivrà assestandosi sul grado di sufficienza, apprezzando che finalmente accanto a noi non ci sia più chi ci ha violentato psicologicamente o sessualmente? Il massimo scopo raggiunto è davvero che nessuno ci picchierà più, svuoterà il conto corrente, romperà i piatti per una minestra sciapa? Quindi, il futuro dei sopravvissuti sarà accontentarsi? Rinunciare ad esporsi? O possibile che, al contrario, saranno costretti ad inseguire ovunque la conferma al loro valore, buttandosi su qualsiasi essere gli dia attenzione? Possibile che continueranno a non scegliere chi è degno di loro?

La risposta è no. Non è detto. Non deve finire per forza in questo modo.

LA CADUTA DEL VELO NERO

Per alcune vittime, l’esperienza traumatica comporta un cambiamento positivo di rotta. Alcune iniziano percorsi nuovi che non immaginavano potessero nemmeno esistere. Esse sviluppano una creatività mai emersa prima, dipingono, scrivono, suonano, danzano. Altre trasformano l’incubo in una occasione per sostenere chi è ancora nel baratro. Scrittori, giornalisti, volontari nel sociale, un esercito che si muove rumoroso e saldo nel mondo, un esercito di sopravvissuti che ha guardato negli occhi la cattiveria, la malvagità, l’anaffettività e le ha vinte.

Le persone che hanno attraversato l’inferno di una relazione malata e che, una volta interrotto il circuito disfunzionale, non si sono rassegnate ad una non-vita, posseggono il terzo occhio e sanno vedere e riconoscere il vero volto delle persone, al di là della maschera.

Il terzo occhio non è quella tendenza iniziale a diffidare di tutto e tutti, il lieve stato di paranoia ed ansia che assale ad ogni nuovo incontro, ma è la acquisita capacità di saper attendere che il tempo disveli l’autentica natura delle persone e delle situazioni. Il terzo occhio è il risveglio dallo stato di crocerossina dei violenti, parassiti o dallo stato di principessa che vede in ogni rospo che sorride l’omino azzurro che la salverà.

La vittima senza velo nero sa che la dignità non può essere rinnegata, sa che non dovrà dipendere da nessuno e sotto nessun profilo, sa che è giusto affidarsi agli altri ma gli altri sono scelti con cura e che vi sono confini invalicabili.

La vittima senza velo nero sa che bisogna andar via, se è necessario, conosce ogni segnale, dà credito al proprio istinto come fosse un amico fedele.

E’ vero che non è possibile tornare indietro, che non è possibile riappropriarsi di quella persona che si era prima di aver incontrato il carnefice, ma non crediate che il dolore o la paura debbano inevitabilmente accompagnarvi o che avrete una esistenza grigia, piatta e triste.

Può essere invece il contrario: la vostra vita può cambiare in meglio.

Certamente, per molti sarà necessario un percorso di terapia psicologica, alcuni impiegheranno anni per ripulire dalle macerie lo scempio compiuto.

Sappiate però che si rinasce, ci si reinventa, ciascuno in base alle proprie attitudini. Un giorno, vi renderete conto di aver conosciuto qualcuno di importante che non avreste mai incontrato se non aveste vissuto quel dramma o accadrà qualcosa che non sarebbe mai avvenuto se non foste state chiuse nel labirinto e capirete, in quel preciso istante, capirete che lui/lei non ce l’hanno fatta a distruggervi, che siete più forti, e, ripensando al male sofferto, non proverete nulla se non un vago, lontano senso di fastidioso disgusto. Vi guarderete intorno e vedrete che ciò che vi circonda vi piace, sorriderete soddisfatte, ammirando ciò che di nuovo e vostro avete costruito e guardandovi allo specchio individuerete, nascosta in una piega sottile e quasi invisibile del viso, la violenza subita ma sarà una piega talmente piccola da scomparire inghiottita dall’onda calda del vostro nuovo sorriso.

Ecco, adesso  siete tornate da voi.

Tutti i diritti sono riservati. E’ vietata qualsiasi riproduzione, utilizzazione, totale o parziale, dei contenuti inseriti nel presente blog, ivi inclusa la memorizzazione, riproduzione, diffusione e distribuzione dei contenuti stessi mediante qualsiasi piattaforma tecnologica, supporto o rete telematica, senza previa autorizzazione scritta da parte dell’autore Avv. Marina Marconato. I CONTENUTI DEL BLOG E DI OGNI ARTICOLO POSSONO ESSERE CONDIVISI SOLO ED ESCLUSIVAMENTE CITANDONE L’AUTRICE E LINKANDO LA FONTE.

Le bugie dello psicopatico e narcisista patologico

Lo psicopatico o il narcisista maligno sin da piccolo percepisce la propria diversità rispetto agli altri esseri umani.
Questi strani bipedi ridono davvero, piangono davvero, si preoccupano davvero, davvero temono le punizioni e conseguenze delle loro azioni.
Lui no.

tre facce

Vedo, finalmente vedo. Per quanto i miei occhi hanno riflettuto parvenza di una luce figlia del buio? Ma ora vedo e quasi mi rassereno.  M.M.

Lo psicopatico o il narcisista maligno sin da piccolo percepisce la propria diversità rispetto agli altri esseri umani.

Questi strani bipedi che lo circondano ridono davvero, piangono davvero, si preoccupano davvero, davvero temono le punizioni e conseguenze delle loro azioni.
Lui no.
Le anomali creature appaiono del tutto identiche a lui ma fanno cose assurde e ridicole, sono, infatti, capaci di compiere gesti senza altra utilità che far felice qualcun altro o, spesso, o rinunciano a fare o dire qualcosa che potrebbe dare un dolore ad un loro simile.
Lo psicopatico li osserva. Crescendo si stupisce sempre più nel rendersi conto che questi insopportabili noiosi individui tendono a fare ciò che hanno promesso, mantengono, insomma, la parola data.
Lo psicopatico e il narcisista maligno nota, inoltre, che il pianto di uno di loro crea un abbattimento negli altri.
A lui non accade nulla di tutto questo.
Ben presto comprende non soltanto di essere differente ma anche di quanto siano ridicole ed inutili queste modalità.
Infatti, allo psicopatico ed al narcisista perverso interessa soltanto avere ciò che vuole nel momento in cui lo vuole e per il tempo in cui lo vuole. E ciò che soprattutto gli preme è il potere, il sentire che tutto proceda come ha stabilito debba procedere. Egli, al fine di realizzare ciò , costruisce però un fantoccio che lo raffigura e lo fa muovere, parlare, vestire, mangiare come meglio si conviene a seconda del contesto e della persona che ha davanti in modo da sembrare esattamente come gli altri bipedi .
Mentire e respirare, per questa creatura sub-umana, son azioni che vanno all’unisono. In fondo, il suo meccanismo mentale è semplice, fisso e privo di guizzi.
Se gli esseri che lo circondano, gli umani, vedessero o sentissero cosa c’è dietro al fantoccio, se subito egli mostrasse loro il vuoto che c’è dietro le ossa e la carne che lo compongono, scapperebbero, lo emarginerebbero, lo rinchiuderebbero.
Allora, il circuito cerebrale che possiede concepisce alcuni strumenti utili alla mimetizzazione : imitazione, manipolazione, vittimismo, menzogna.
La bugia dello psicopatico e del narcisista perverso, quindi, non è esterna a sé come in tutti noi, non viene detta con difficoltà o per un obiettivo, ma è parte della sua stessa  struttura.
Per questa incredibile ragione, lo psicopatico può mentire anche senza un motivo o addirittura può mentire quando dire la verità sarebbe più vantaggioso.
Direi, anzi, che i narcisisti maligni sono riconoscibili proprio dal fatto che possano mentire anche nei casi in cui ciò non serva o sia controproducente.
La vittima del predatore, prima o poi, si troverà davanti a questa sconvolgente verità. Arriverà un giorno in cui  scoprirà ( o per caso o perché magistralmente indotta da lui a scoprirla) una menzogna talmente scioccante da ribaltare in modo sostanziale sia l’idea che si era fatta di lui/lei sia della stessa relazione sentimentale, sessuale, amicale, genitoriale o professionale.La bugia dello psicopatico e del narcisista perverso, quindi, non è esterna a sé come in tutti noi, non viene detta con difficoltà o per un obiettivo, ma è parte della sua stessa  struttura.
Ad esempio, la vittima può essere convinta di avere una storia d’amore  con una persona difficile, con un passato doloroso, con un carattere schivo e freddo o burbero, o fragile e bisognoso; ella aveva ritenuto che la propria dedizione e cura, la pazienza e l’assecondare ogni sua volontà, avrebbe portato il grande cambiamento esattamente così come lui l’aveva persuasa a credere.

Tuttavia, un giorno, come un fulmine che incenerisce all’istante, succede qualcosa di assolutamente inconciliabile con le false credenze della vittima. In ogni relazione può accadere di scoprire o subire un tradimento o un gesto brutto ma nel caso in cui il partner sia uno psicopatico o narcisista maligno la questione è diversa, profondamente e sostanzialmente diversa, anche se la vittima ancora non lo comprende.

La vittima, attraverso la scoperta della menzogna, riesce ad intravedere il vero volto del suo predatore, il suo vuoto, la sua malvagità. Vede, per un attimo, il ghigno che era celato dietro il fantoccio montato ad arte.

La psiche della preda subisce una effrazione violenta, riceve uno shock che porterà conseguenze emotive gravi. Difatti, solitamente, scatterà in lei il meccanismo della dissonanza cognitiva, cioè quell’alternarsi di immagini volto buono-volto cattivo che la condurrà sull’orlo della pazzia e che la renderà incapace di reagire immediatamente al torto subito chiudendo la relazione, insorgerà rabbia e stato depressivo, vivrà per mesi, a volte per anni, il circuito distruttivo del pensiero ossessivo di lui e dei più microscopici elementi della relazione, trascorrerà, cioè, ore ed ore ad esaminare mentalmente ogni singola frase, ogni singola parola dei messaggi ricevuti nella disperata quanto inutile ricerca di capire cosa sia successo alla promettente meravigliosa storia d’amore che crede di aver vissuto sino a quel momento.

Lo psicopatico ed il narcisista perverso non dicono bugie, sono una bugia che respira.

Alcuni di loro si atteggiano a poveri esseri a cui la vita ha riservato dolori e difficoltà, altri sostengono di aver paura ad amare creandosi un alibi perfetto alla mancanza di affettività ed empatia che sta alla base del disturbo di personalità di cui sono irreparabilmente affetti, altri ancora giustificano gli insulti, i silenzi, i rimproveri,  le persecuzioni, i pedinamenti, le percosse, sostenendo di amare così tanto da impazzire di gelosia, altri ancora si elevano a vostra guida suprema, ritenendosi migliori di voi che siete, a parer loro, incapaci di gestire la vostra esistenza, la vostra genitorialità, la vostra sessualità, la vostra professionalità . Alcuni, infatti, vi faranno credere che siate stupidi/e, malati/e, instabili, noiosi/e, brutti/e e che il fatto di tenervi ancora sia un miracoloso gesto di grandezza che, tuttavia, dovrete pagare subendo la dominazione, la critica, le punizioni.

Lo psicopatico ed il narcisista perverso finge di essere una brava persona, onesta e fedele, affidabile; finge che ti sosterrà, aiuterà, consolerà ed invece ti sta tradendo, colpendo, uccidendo giorno dopo giorno.

Ingannare non soltanto gli serve per poter sopravvivere ma gli procura un maligno divertimento giacché gli conferma la propria onnipotenza: pende dalle mie labbra, mi crede se le dico ti amo e pensare che non si è accorta che lo stavo contemporaneamente scrivendo anche ad altre due. Imbecilli queste, quanto le detesto.

L’assenza di rimorso e l’empatia al grado zero-negativo tipiche del disturbo gli consentono, se scoperti, di mantenere una estrema lucidità che vi farà dubitare di aver visto ciò che avete visto, udito, saputo.

Facciamo un’ipotesi: lo psicopatico ha una storia con una donna alla quale dice ti amo, riuscendo a ingannarla rispetto alle proprie intenzioni, promettendo un futuro e stabilità; nei momenti in cui ha necessità di allontanarsi per viversi altre storie, provocherà un litigio o fingerà di essere caduto in uno stato depressivo. Intanto, ha varie amanti, è iscritto a siti d’incontro ed hard (adorano la pornografia) e muove i fili di varie esistenze a suo piacimento. Tuttavia, la vittima inizia a nutrire dubbi, nota il cellulare spento o sempre posato a testa in giù sul tavolo, le improvvise sparizioni e quindi decide di controllare e scopre il mostro. Difatti, non scoprirà un tradimento comune ma l’inganno, la truffa emotiva. La vittima a quel punto reagisce, è furiosa, distrutta, scioccata e gli chiede, piangendo, gridando un chiarimento.

Lo psicopatico a questo punto potrà avere due reazioni differenti.

REAZIONE VITTIMISMO    

Lo psicopatico o narcisista maligno che non voglia ancora scartare definitivamente la preda metterà in atto una recita da oscar allo scopo di ottenere perdono.

Egli giustificherà le proprie nefande azioni richiamando alla memoria della vittima il suo,  vero o falso che sia,  passato di traumi ed abusi, ingiustizie e dolori subiti. Chinerà il capo, perderà fiumi di lacrime, lacrime vere, si lancerà nella scrittura di mail, messaggi mielosi e romantici che scardinerebbero le serrature del cuore più duro, si metterà in ginocchio, acquisterà anelli, case, mazzi di fiori. Userà i parenti ed amici propri o della vittima apparendo distrutto dal rimorso e dalla sofferenza, minaccerà lo sciopero della fame, minaccerà il suicidio, vi fornirà le password degli account (salvo crearne altri nuovi di nascosto), vi chiederà disperato una altra chance, una sola, solo un’altra chance. Indosserà magnifiche vesti, vi farà intravedere un futuro radioso, quello che tanto avete atteso ed alla fine vi convincerà. D’altra parte, direte a voi stesse chi non ha mai sbagliato nella vita? in fondo ha capito che mi ama! perdonare è segno di maturità e poi è così cambiato, stavolta è vero…! Ebbene, l’inganno nuovo è compiuto, il predatore gongola dietro le false lacrime, si sente Dio ora. Certo, pagherai a breve questo dispiego di energie che ha dovuto sprecare per ricondurti nel labirinto, sarai fra poco maggiormente insultata, tradita, umiliata, subirai silenzi più prolungati, ti lascerà tracce dei nuovi tradimenti in modo tu possa impazzire ma questo non lo sai ancora, come potresti sapere che esistano persone simili e che sia così proprio l’uomo/donna che ami? Eppure è iniziata la tua discesa all’inferno. Il carnefice ti toglierà tutto: dignità, serenità, lucidità, denaro. Le bugie si moltiplicheranno anche solo allo scopo di torturarti; lui sa bene che dopo essere stati traditi in qualche modo si rimane in allerta e quindi via via lascerà in giro i segni di nuove menzogne anche sciocche: “ sono a casa amore” ( invece è uscito con un amico, fatto in sé apparentemente banale ma  idoneo a far mantenere il tuo livello di stress elevato), farà una lenta ma inesorabile retromarcia da ogni promessa fatta, finché ti troverai davanti un’altra menzogna grave ed identica alla prima e crollerai. Questo gioco, questo girone infernale andrà avanti sino a quando o i cerchi del girone si stringeranno sempre più intorno alla tua gola e tu atterrerai sul pavimento dell’inferno oppure fino al momento in cui deciderai di interrompere la discesa e inizierai a risalire, escludendolo dalla tua vita.

REAZIONE VIOLENTA E PERSECUTORIA

Lo psicopatico ed il narcisista perverso a volte, se scoperti, possono avere reazioni violente. Le cronache registrano in tutto il mondo casi in cui donne (ma anche uomini) sono state colpite o verbalmente o socialmente o fisicamente a causa del crollo della facciata di sanità, onestà, affidabilità che queste spregevoli anime nere volevano mantenere.

Ci sono state persone uccise perché hanno scoperto che i partner non si erano laureati come avevano fatto credere, non erano ricchi come avevano fatto credere, non erano fedeli come avevano fatto credere.

A volte, se la compagna ufficiale scopre uno o più tradimenti, la reazione immediata o nel breve termine è estremamente violenta. Ci si aspetterebbe la reazione opposta, una reazione di tristezza, rammarico o paura. Invece, a volte, i predatori scattano colpendo  la vittima con insulti, minacce, sparizioni, derisioni. Altre volte,  lo psicopatico colpisce fisicamente o tormenta con atti persecutori la preda, riversando, in modo stavolta palese, l’odio tenuto nascosto fino ad allora. Agli occhi del burattinaio, la vittima che va in giro a raccontare chi sia il predatore o che lo guarda con disprezzo rappresenta un affronto insopportabile e pericoloso. Per lo psicopatico o narcisista patologico, la vittima non è altro che una delle pedine ed una pedina non può compromettere le fatiche che gli è toccato sostenere per costruire il proprio fantoccio. La pedina umana, quindi, va annientata. La scelta del sistema di annientamento dipende da molti fattori e si concretizza in un annientamento sociale, patrimoniale, genitoriale, psicologico o fisico.

Alcuni casi di cronaca riportano femminicidi di donne che avevano scoperto l’amante del partner e che, invece di essere eventualmente abbandonate come ci si aspetterebbe, vengono sorprendentemente uccise. Uccidere è l’atto estremo che un uomo può compiere e, ammettendo di non considerare  il connotato emotivo connesso all’evento, attesa la mancanza di empatia, però dovremmo considerare la paura delle conseguenze, il carcere e, in certi Paesi, il rischio della pena di morte. Come spiegare questo comportamento? Perché alcuni soggetti possono ferire gravemente, perseguitare, uccidere coloro che scoprono e fanno crollare il castello di carta di una relazione falsa quando già hanno la nuova vittima tra le mani? Perché sono psicopatici o narcisisti patologici e non tollerano che il loro fantoccio sia mostrato per quel che è, perché non riescono a vedere le persone come esseri viventi, ma li percepiscono come oggetti utili o inutili o dannosi ed eliminabili e perché non temono le conseguenze delle loro azioni,  non se ne curano.

La bugia, l’inganno sono l’impalcatura che tiene su lo psicopatico ed il narcisista perverso.

Se credi possa smettere di mentire è perché ancora sei una sua marionetta.

Figlia, genitore, moglie, amante, amico, qualsiasi ruolo lui abbia nella tua vita, non credergli.

Non credergli mai.

Tutti i diritti sono riservati. E’ vietata qualsiasi riproduzione, utilizzazione, totale o parziale, dei contenuti inseriti nel presente blog, ivi inclusa la memorizzazione, riproduzione, diffusione e distribuzione dei contenuti stessi mediante qualsiasi piattaforma tecnologica, supporto o rete telematica, senza previa autorizzazione scritta da parte dell’autore Avv. Marina Marconato. I CONTENUTI DEL BLOG E DI OGNI ARTICOLO POSSONO ESSERE CONDIVISI SOLO ED ESCLUSIVAMENTE CITANDONE L’AUTRICE E LINKANDO LA FONTE.

Il silenzio del narcisista maligno e dello psicopatico

Il narcisista perverso e lo psicopatico hanno un grave deficit nella sfera dell’empatia, collocandosi al grado zero negativo (Cohen). L’incapacità di provare emozioni e sentimenti autentici verso gli altri esseri umani è resa invisibile agli occhi di chi, per sua sfortuna, interagisce con loro grazie alla maschera che adottano (Cleckley parla di “maschera di sanità”).

woman e macerie-1517067_960_720

A volte fermo i miei passi perché il silenzio mi porti l’eco dei tuoi

                                                                                                                                                   M.M.

Il narcisista perverso e lo psicopatico hanno un grave deficit nella sfera dell’empatia, collocandosi al grado zero negativo (Cohen). L’incapacità di provare emozioni e sentimenti autentici verso gli altri esseri umani è resa invisibile agli occhi di chi, per sua sfortuna, interagisce con loro grazie alla maschera che adottano (Cleckley parla di “maschera di sanità”).

Predatori sociali senza scrupoli, senza senso di colpa e senza paura, spinti esclusivamente dalla noia che li attanaglia, ossessionati dall’esigenza di controllare chiunque entri nella loro sfera di interesse, invidiosi delle qualità umane che hanno imparato presto ad imitare al fine di modellare la maschera, senza la quale sarebbero emarginati da ogni contesto interpersonale, i narcisisti maligni e gli psicopatici non hanno la capacità di vedere gli altri come loro simili: essi sono meri oggetti da utilizzare per poche ore, pochi giorni, pochi mesi o per sempre.

Le persone sane fanno uso degli oggetti che posseggono, ovviamente differenziando l’utilizzo ed il tempo di utilizzo sulla base di vari parametri: qualità dell’oggetto, gusto personale  (ognuno di noi ha un paio di scarpe preferito rispetto ad un altro e tuttavia le usa entrambe e così un narcisista maligno o uno psicopatico possono avere un partner che gli si adatta di più ma siate certi che ne avrà contemporaneamente altri di cui “ha bisogno”), utilità ( l’auto serve per spostarsi più agevolmente, per questo ogni tanto facciamo manutenzione, cioè gli prestiamo attenzione, eppure non la amiamo e se la perdessimo ci infastidiremmo molto ma solo perché questo ci creerebbe un disagio, a meno che fosse ormai vecchia e malconcia o ne possedessimo anche un’altra più nuova), necessità ( a volte siamo costretti ad indossare gli occhiali, così molti narcisisti perversi o psicopatici a volte si tengono un partner che detestano perchè è ricco o inserito socialmente o perchè gli fornisce soldi, un tetto o sesso), desiderio di intrattenimento  (ognuno di noi ha un hobby, un passatempo : una racchetta da tennis ci consente di divagarci se amiamo questo sport, così un partner o un figlio per questi predatori sociali può costituire uno svago che li solleva dalla noia).

Ma non è tutto. Questi esseri privi di struttura emotiva hanno bisogno e traggono piacere (un momentaneo piacere) nel dominare, svilire, impoverire e maltrattare sia i figli che i vari partners .

Le modalità con cui realizzano questa esigenza mortale sono : il gaslighting (v. articolo su questo blog) , la violenza verbale, la violenza fisica (v. articolo su questo blog) gli insulti, l’isolamento sociale, la triangolazione (v. articolo su questo blog),  i tradimenti seriali di cui spesso lasciano traccia, lo scarto agito o indotto (  v. articolo su questo blog ) ed il SILENZIO.

Il trattamento del silenzio è uno degli strumenti di tortura psicologica più dannosi utilizzati dai narcisisti maligni e dagli psicopatici.

Il silenzio del narcisista perverso assolve a varie funzioni, tutte tese a realizzare la cattura e distruzione della preda.

SILENZIO DI PRIMA FASE   

Lo psicopatico ed il narcisista maligno, nella fase iniziale del rapporto, mostrano alla vittima una maschera studiata  allo scopo di farla avvicinare sempre più. Tanto per citare due delle maschere più usate, direi che vi è quella del cucciolo tenebroso e quella del re scintillante. Difatti, se la vittima ha una natura da crocerossina, ancorchè tale natura sino a quel momento fosse rimasta a lei stessa del tutto sconosciuta, allora verrà indossata la maschera della persona sofferente e confusa, dall’infanzia triste e difficile, affranta e delusa da rapporti precedenti devastanti, desiderosa di amore, rinascita e cambiamento. Tale maschera farà scattare la preda empatica, forte e salvatrice e farà di tutto per salvarlo e capirlo, giustificherà ogni violenza e sopruso, arrivando addirittura a compiangerlo quando compie gesti tremendi, poiché “ poverino/a non conosce l’amore, non sa darlo ed un po’ io merito ciò che mi fa o dice”. Un’altra tipica maschera è quella dell’uomo freddo e vincente, privo di paura, saldo e affermato o schivo se la preda, di partenza, ha una bassa autostima, e le farà credere che sarà il dolce e sicuro protettore di suo ogni affanno e problema.

Attratta nella ragnatela, la preda verrà sommersa di attenzioni e sorprese che si confanno al tipo di maschera presentata.

A questo punto, solitamente a distanza di 2-3 mesi dall’inizio di quella che solo in seguito si rivelerà una relazione infernale, il narcisista perverso e lo psicopatico faranno qualcosa che lascerà il partner nella più totale incredulità : daranno SILENZIO ASSOLUTO.

Il silenzio – prima fase A volte per ore, a volte per giorni (all’inizio circa 8 giorni), questi predatori scompariranno dalla vita della vittima che inizierà a tremare, a destabilizzarsi, ad essere sommersa dalla rabbia e dall’ossessione. Sino a questo momento, la preda ancora vive un’esistenza serena, è eccitata e persa nel nuovo meraviglioso, promettente rapporto con il carnefice ma mantiene intatta la propria identità, ha amici, lavoro, interessi .

Tuttavia, il primo silenzio mette in moto nella vittima, a livello inconscio, l’insicurezza più profonda. Il primo silenzio è il ventre marcio da cui nascerà quel mostro che si chiama dipendenza affettiva, da questo momento in poi, questo mostro crescerà in seno alla vittima, avvinghiandola con i suoi tentacoli velenosi, stringendola sempre più, sino a renderla assolutamente incapace di reagire e fuggire.

Al primo ritorno del carnefice, successivo al primo silenzio, la preda darà fiducia e vigore al rapporto, inizierà, anche inconsapevolmente, a dosare le parole, a cercare di capire più profondamente questo essere che crederà di non aver compreso bene, avrà continui pensieri su di lui, sul rapporto, cercherà di riempire i suoi presunti vuoti, insomma inizierà a trasformarsi in ciò che il narcisista o psicopatico volevano: una marionetta ubbidiente.

Il silenzio- prima fase, quindi, ha sempre lo scopo di asservire, di controllare e, nel contempo, di  misurare e valutare la capacità di reazione della vittima, osservata da lontano come fosse un topino da laboratorio.   A questo primo silenzio, seguiranno altri micro-silenzi, ugualmente devastanti.

I micro-silenzi

I tempi di risposta ai messaggi, a tratti, saranno più lunghi, gli orari consueti delle telefonate o degli incontri non saranno rispettati e questo accadrà senza una apparente ragione. Maestri nell’arte del silenzio, il narcisista maligno e lo psicopatico, sono capaci di trascorrere una giornata bellissima insieme a voi, di salutarvi nel più dolce dei modi e di mutare totalmente atteggiamento il giorno successivo, sfuggendo al contatto telefonico: non chiamerà all’ora in cui lo attendete, non scriverà ma si farà vedere connesso alle chat, sarà freddo e non darà spiegazioni , anzi mostrerà fastidio alle vostre domande e voi allora…nel terrore di perderlo nel silenzio, di cui avete già assaggiato il fetore, tacerete, sperando che tutto si aggiusti, trattenendo il fiato, riducendo la voce ad un sibilo pur di non urtarlo. Appese sull’orlo del burrore, avrete un solo pensiero: il carnefice. Vi chiederete “ cosa è accaduto ? che gli ho fatto? Avrà problemi sul lavoro? Con i figli? Sta male? Ha un’altra? Mi vorrà lasciare? Perché non mi dice la verità “: ascoltereste tutto purchè il silenzio finisca.

Il silenzio, infatti, è annullamento dell’identità dell’altro e colpisce, a livello psichico, più in profondità rispetto ad altre forme di violenza. Uno schiaffo fa male, tuttavia, attesta, pur nel suo orrore, che il violento in qualche modo ci veda; il silenzio invece è il buio, la scomparsa, l’annullamento, non esistiamo più, non siamo più nulla per l’altro. L’ansia generata dal silenzio è altissima e pregiudica ogni aspetto della vita della vittima.

Ovviamente, il narcisista perverso e lo psicopatico cambieranno ancora atteggiamento e torneranno d’improvviso presenti e teneri  e la vittima riprenderà il proprio respiro.

Il primo silenzio, i successivi silenzi  ed i micro-silenzi non hanno come unico fine quello di dominare e distruggere, ma servono al predatore anche per un’altra utilità: avere spazio e tempo d’azione con le altre vittime, quelle da attrarre ancora nella rete o quelle in fase di bombardamento d’amore iniziale.

Così mentre il partner è chiuso nella stanza oscura del silenzio del carnefice, lasciato a macerare nel pozzo nero, il narcisista perverso e lo psicopatico si muovono liberi e leggeri come farfalle. Per questo, essi non potranno fare a meno del silenzio e lo utilizzeranno, presto o tardi, con tutte le vittime, alternandole nel gioco sadico dell’assenza.

Il silenzio è  molto adottato dai narcisisti maligni e psicopatici anche verso i figli dei quali minano l’ identità in formazione, impedendo loro una evoluzione sicura ed esponendoli al rischio di relazioni disfunzionali future. Un bambino si riconosce esistente e degno di amore se le figure di riferimento lo vedono innanzitutto, vedono la sua emotività, le sue esigenze e lo amano. Il narcisista perverso non ama, finge di amare, non vede, finge di  vedere e domina, pretende dominio e controllo. Le perverse modalità relazionali dei predatori non sono riservate solo al partner ma a chiunque, figli inclusi. Non rispondere alle domande, non interessarsi di ciò che fanno, chiudersi nel mutismo severo e glaciale per punirli ed umiliarli sono comportamenti tristemente tipici del narcisista nel rapporto con i figli ed i danni a lungo andare sono gravissimi.

Il silenzio-punitivo La vittima, a volte , prova a contestare le modalità distruttive del carnefice e questo scatena in lui o la rabbia manifesta oppure il silenzio. Messa in punizione, faccia al muro, la preda non può replicare, vorrebbe spiegazioni e chiarimenti , vorrebbe, come è giusto e sano, trovare una soluzione condivisa sulle problematiche della coppia (che  in realtà sono problematiche legate a questo grave disturbo della personalità) e disperatamente cerca un contatto:  non lo avrà, giacché, diversamente da quanto appare, il carnefice ha uno scopo opposto alla vittima, non vuole salvare una relazione o  il rapporto umano con il partner, ma vuole far male, vuole distruggere e a questo scopo è funzionale il silenzio.

Il Silenzio nello scarto

Il narcisista maligno e lo psicopatico scartano la preda in modo disumano (v. articolo su questo blog) accentuando nella parte finale della relazione le modalità sadiche e perverse . Uno dei sistemi che prediligono è quello di scomparire nel nulla, quello di non dare chiarimenti, quello di non chiedere scusa. Non vi sarà un saluto, un abbraccio e neppure una liberatoria lite ma SILENZIO e ciò impedirà alla vittima di chiudere il cerchio e la lascerà in preda all’assordante rumore delle parole mancate, la lascerà nell’ansia e nella speranza di un futuro contatto, la costringerà a sentire, nella propria mente esausta, l’eco della voce perduta di questo mostruoso essere vivente.

IL Silenzio-salvezza

L’essere umano, biologicamente, è assai fragile, non ha zanne, non ha pelliccia, non corre velocemente, ha una gestazione medio-lunga, i cuccioli sono in grado di sopravvivere soli dopo molti anni: è, insomma, una specie che sembrava destinata all’estinzione, eppure non solo non è accaduto ma questo essere è riuscito a dominare il pianeta. Certamente, il cervello dell’uomo e l’empatia, che ha permesso la collaborazione e la protezione reciproca, hanno svolto un ruolo importante, così come la capacità di imparare dalle esperienze passate proprie ed altrui. Quando siamo a rischio dobbiamo ricorrere ad ogni capacità sia in nostro possesso e la relazione con uno psicopatico o narcisista maligno di sicuro rappresenta una situazione ad alto rischio. Ed allora impariamo, traendo elementi positivi anche da comportamenti insani. Se il silenzio dato alla vittima distrugge, il silenzio stesso può diventare una via di salvezza. La distanza dal carnefice è un formidabile mezzo per disintossicarci dal veleno iniettato, è un vento che spazza via la nebbia in cui il predatore avvolge la psiche della preda, onde confonderla e paralizzarla; il silenzio del narcisista e dello psicopatico consente di poter udire di nuovo la nostra voce interiore, permette a molte vittime di preparare una via di fuga. Il silenzio consente di recuperare forza, nel silenzio possiamo valutare il grado di dipendenza e l’entità delle crisi di astinenza e, seppur nel dolore, ci dà modo di cercare all’esterno un valido supporto, anche psicologico. Il silenzio è l’abito del futuro contattozero ed il contattozero è la barriera che separa l’inferno dalla nostra vita, è il cratere che inghiottirà il predatore.

Il narcisista perverso e lo psicopatico vivono nel qui ed ora, hanno una visione molto limitata del tempo che scorre, sono capaci di rimanere immobili come rettili in agguato, per mesi, anni addirittura, senza avvertire alcun turbamento. Pertanto, per la loro stitica emotività, il protrarsi del silenzio non comporta fastidio.

La vittima è, al contrario, dilaniata dal silenzio del predatore, silenzio che risuona nei timpani in modo assordante, perforante.

Sappia la preda ,però, che il silenzio parla e dice molto di più delle vacue, false o violente parole del carnefice. Il silenzio parla di ciò che il narcisista e lo psicopatico sono davvero, il silenzio gli sfila la maschera e ci mostra il suo vero volto, il volto di un vivente già morto che vuole e sa soltanto far male.

Tutti i diritti sono riservati. E’ vietata qualsiasi riproduzione, utilizzazione, totale o parziale, dei contenuti inseriti nel presente blog, ivi inclusa la memorizzazione, riproduzione, diffusione e distribuzione dei contenuti stessi mediante qualsiasi piattaforma tecnologica, supporto o rete telematica, senza previa autorizzazione scritta da parte dell’autore Avv. Marina Marconato. I CONTENUTI DEL BLOG E DI OGNI ARTICOLO POSSONO ESSSERE CONDIVISI SOLO ED ESCLUSIVAMENTE CITANDONE L’AUTRICE E LINKANDO LA FONTE.

Il velo nero della vittima del narcisista patologico e dello psicopatico:come dissolverlo

Cosa accade dopo che la vittima è riuscita ad attraversare la parte più tortuosa del labirinto in cui il narcisista perverso e lo psicopatico l’avevano incastrata? Cosa accade quando ha ricevuto e sopportato i morsi dell’astinenza, quando ha tollerato senza impazzire l’assenza di respiro

donna veli

Il mio cuore non ha più crepe a cui gli artigli possano aggrapparsi

                                                                                                          M.M.

Cosa accade dopo che la vittima è riuscita ad attraversare la parte più tortuosa del labirinto in cui il narcisista perverso e lo psicopatico l’avevano incastrata? Cosa accade quando ha ricevuto e sopportato i morsi dell’astinenza, quando ha tollerato senza impazzire l’assenza di respiro che lo scarto violento del proprio carnefice ha determinato ?

In un articolo di questo blog (La vittima, 18 passi per dimenticare il narcisista perverso e lo psicopatico) e’ stata delineata la procedura emotiva e pratica che, messa in atto, conduce fuori dal tunnel di dolore, disperazione, caos psichico e deprogrammazione in cui ogni vittima versa. Ma cosa avviene subito dopo? La vittima è guarita del tutto? E’ tornata ad essere la persona che era prima di questa devastante esperienza? La risposta è no, o meglio, non ancora.
Sicuramente si è conclusa la parte più difficile del percorso di rinascita, la vittima ha attraversato l’Inferno e, nella maggior parte dei casi, c’è riuscita con le proprie forze, da sola.

E’ molto comune che le vittime non siano comprese nemmeno da parenti ed amici, è frequente che non riescano a spiegare correttamente quanto gravi siano stati gli abusi, quanto profonde siano state le ferite inferte in quel modo così sottile, subdolo, silente.
Le vittime vengono spesso ulteriormente biasimate da chi le circonda, i loro racconti, che ripetono eventi ricorrenti,  quasi sempre identici, saranno ascoltate con “sospetto” anche da chi le ama e che tuttavia non si capaciterà del perché il narcisista perverso o lo psicopatico non sia allontanato con fermezza e determinazione. Le vittime subiranno una colpevolizzazione (esplicita o tacita) e si tenderà a considerarle deboli, testarde, problematiche. Danno su danno, beffa su beffa, ingiustizia su ingiustizia.
Per il sentire comune e per molti terapeuti se un pugno crea una vittima, al contrario, un insulto ricevuto crea una immagine di donna senza midollo o con traumi irrisolti.

Una volta oltrepassata la soglia del labirinto infernale, sei fuori, alla luce. Tuttavia, un velo nero ti ricopre, lo senti sfiorarti i capelli, scivolarti sulle spalle, avvolgerti il seno, cingerti i fianchi e cadere giù, come fanno le braccia quando sono stanche, fino a coprirti le caviglie. E mentre cammini, sorridi, conversi con un’amica o sorseggi un caffè, lo senti questo velo che ti avvolge. Se osservi allo specchio il tuo volto ne percepisci la presenza che ti oscura. È come una coltre di cenere invisibile che rende spento il tuo volto. Non va via se colori le labbra di rosso, o indossi un abito lucente, ti rimane appiccicato addosso e non si solleva mai.
È ciò che trovi quando esci dal tunnel della prigionia. È ciò che ti attende all’uscita del labirinto. Macchiata di sangue ormai rappreso, i segni del carnefice impressi nella carne e lui, il velo nero. I tuoi occhi non perdono più lacrime, il dolore non ferisce più come una lama, non ti manca più il respiro per l’astinenza dal narcisista, tutto questo è terminato e nell’istante in cui è successo hai varcato la soglia dell’inferno e sei uscita.
Tutto tace, tutto è lento, fermo. E tu non sei più quella persona che eri.
Il velo che indossi è il segno del lutto che hai iniziato a vivere ora che puoi viverlo, ora che hai imparato di nuovo a respirare.
Concluso il tortuoso cammino che ti ha condotto lontano dal narcisista maligno o dallo psicopatico o da altra tipologia di soggetto abusante, ti senti la tristezza nelle ossa.

Ora cammini seguita dall’ombra del ricordo del carnefice, dei soprusi, delle speranze tradite, dell’ingiustizie subite. Hai capito e accettato che non riceverai risarcimento alcuno, che il manipolatore non pagherà molto probabilmente per il danno psichico che ti ha inferto e che, al contrario, continuerà indisturbato a vivere la sua vita.

Il velo nero è oggi il tuo vero compagno, anche se ne hai uno reale, anche se stai vivendo una relazione nuova, anche se il narcisista perverso era il tuo amante e, adesso, il rapporto col tuo partner ufficiale è migliorato. Nonostante questo, il tuo vero, unico compagno è il velo nero.

E ti chiedi: finirà mai? Quando?

La risposta è si, finirà ed arriverà il tempo in cui il velo nero si dissolverà per svelare e svelarti la nuova persona che sei diventata.

Ma dovrai tener presente alcune necessità che per te sono vitali.

CONTATTOZERO TUTTA LA VITA

Il narcisista patologico e lo psicopatico possono tornare, anche a distanza di molti mesi o anni. Il disturbo grave che li contraddistingue comporta che essi non abbiano una vera idea del tempo che passa: vivono qui ed ora, nella peggiore accezione del termine. Alcuni di loro erano convinti di amarti: ” ti amo (ma ti amo ora in questo istante, fra mezz’ora non proverò nulla e quindi potrò scomparire)“, ed ancora, cosi come ritengono di essere immortali e potenti anche da vecchi, nello stesso modo, se si trovano in un momento di assenza di preda o di noia, possono farsi vivi come se nulla fosse, con cortesi sms, o con patetiche finzioni di ridicola nostalgia “sei stata l’unica che io abbia amato, non ti ho mai dimenticato“, omettendo come in passato abbiano provato in tutti i modi a distruggerti la vita e, soprattutto, come ti abbiano scartato, rovinato la salute o abbandonata tra i debiti, senza alcuna pietà. E tu potresti cedere perché il circuito psicopatico, come sostiene il Dott. Hugo Marietan, si riattiva in brevissimo tempo.

La relazione con un narcisista patologico lascia segni indelebili ed in parte il trauma subito crea ferite profonde che tornano a sanguinare nel momento in cui si interagisce con loro. Il contattozero deve durare tutta la vita e mai essere interrotto proprio per questo motivo. Bloccare ogni accesso al telefono, mail e profili social serve ad evitare di cedere quando il tempo trascorso può farti credere che sei in grado di gestire la loro presenza.

Con il contattozero ti imporrai anche di non lanciare sguardi furtivi nel suo mondo fatto di foto con nuove fiamme e messaggi subliminali, esche per le ex vittime e per le potenziali.

RIMUOVERE LA RABBIA ED ACCETTARE DI LASCIARLO ANDARE

La rabbia è una emozione utile ed inevitabile, sveglia dall’illusione e smuove l’identità distrutta dal carnefice, ma deve avere un inizio ed una fine, altrimenti corrode, consuma e blocca. “Deve pagare per quello che ha fatto“, “la nuova compagna deve sapere che mostro sia, poverina, è mio dovere aiutarla“, “non posso dimenticare i danni che mi ha causato” sono tutti pensieri troppo invasivi che di fatto impediscono il movimento della vittima verso il suo futuro. Uno degli sforzi maggiori è lasciarlo andare. La rabbia impedisce questo: tiene il narcisista perverso incatenato nel cervello della ex preda.

Un terremoto crea disastri, distrugge case, famiglie, serenità economica ed affettiva, uccide. La relazione con un narcisista patologico ed uno psicopatico è paragonabile ad un terremoto: se sei ancora viva, devi ricostruire, probabilmente tutto o quasi tutto. Ed hai bisogno di vitalità ed energia per ricostruire: il lavoro, il corpo, la mente, i rapporti sociali e familiari e, spesso, anche il conto in banca; quindi non sprecare le tue energie in assurdi desideri di vendetta o nell’odio e meno che mai nella speranza di riaverlo.

Sei stata brava a uscire dal tunnel, eri diventata una “marionetta” e per questo non ti sarà stato facile, ma ciò garantisce che sei forte ed intelligente. Non dubitare di te e delle tue capacità come voleva lui e non ascoltare chi è lontano da queste esperienze, perché non potrà mai capire come si diventa marionette e quanto sia traumatizzante questa esperienza. La tristezza svanirà, piano piano.

SMITIZZATE IL FALSO DIAVOLO

Lo psicopatico è un essere misero, con un cervello deficitario, la neuroscienza lo sta accertando con sempre maggiore precisione. Egli ha scarsa reattività nella corteccia pre-frontale ed orbitofrontale di fronte ad immagini e parole cariche di impatto emotivo, ha una amigdala che non funziona correttamente (Simon Baron-Cohen e Adrian Raine), ha minore concentrazione di materia grigia in particolari aree del cervello. Lo psicopatico ed il narcisista perverso ripetono sempre le stesse frasi, inventano le medesime scuse, pronunciano insulti pressoché identici.

Guardateli bene questi cloni robotici che hanno un deficit nel circuito cerebrale che non recupereranno mai. La passione che sentivate era data dal vostro sentimento e dalla adrenalina scatenata dalle montagne russe emotive che vi costringevano a vivere, non dalla loro meravigliosa personalità. Ora guardate voi stessi allo specchio. E regalatevi un sorriso.

NON RINUNCIATE AI RAPPORTI SENTIMENTALI

L’autostima e la serenità si conquistano sia attraverso un lavoro con se stessi sia attraverso i rapporti umani con persone sane. All’uscita del labirinto non isolarti, coltiva amicizie, vivi flirt e non respingere nuove storie. Conviverai con un senso di estraneità quando sarai in mezzo alla gente, proverai noia in compagnia di altri uomini (o donne); non temere, sono gli effetti della relazione abusante, vai avanti comunque. La chiusura verso altri partner e’ dovuta a due fattori: 1) il trauma non superato genera terrore e paura di lasciarsi andare, è l’ultimo ” regalo” di questi esseri che, pur essendo scomparsi, hanno predeterminato la fine della vita affettiva della vittima; 2) la relazione con uno psicopatico, o narcisista perverso, genererà scariche di adrenalina attraverso l’alternanza di umore e false passioni e sesso “strano” e “ti amo-non ti amo” e triangolazioni, ecc.

Il rapporto con un uomo sano invece dà serenità e un senso di appagamento che la vittima, ancora drogata delle precedenti sensazioni forti, non riuscirà ad apprezzare, anche in questo dovrete riprogrammarvi, riabituarvi alla normalità. In questa fase di rinascita non cercate nuovi incontri sui social, che sono l’habitat dei predatori emotivi e dei play-boy: siete fragili e nuove delusioni comprometterebbero la guarigione definitiva.

TRAUMA E TERAPIA

Le memorie traumatiche si distinguono dalle memorie normali perché sono composte da immagini, sensazioni, comportamenti, sono immodificabili nel tempo e sono automaticamente portate alla luce con modalità particolari, come ad esempio tramite incubi e flashback.

Inoltre, mentre le memorie di eventi ordinari perdono chiarezza con il tempo, alcuni aspetti degli eventi traumatici sembrano fissarsi nella mente rimanendo inalterati.
Le memorie traumatiche variano da forme di “non conoscenza” in cui l’esperienza del trauma è  inaccessibile al ricordo ma permea le strategie di difesa e adattamento, a stati di dissociazione in cui il trauma viene rivissuto piuttosto che ricordato, a frammenti di ricordo decontestualizzati e apparentemente privi di senso, alla messa in atto di ripetizioni nelle relazioni oggettuali e nei temi di vita, per arrivare alla possibilità di racconto, testimonianza e elaborazione.

Laddove il ricordo può essere evocato consapevolmente e l’evento può quindi essere narrato, assistiamo a livelli diversi di padronanza del ricordo stesso, in rapporto al grado di presenza dell’Io osservante e di integrità delle sue funzioni sintetiche ovvero alla capacità di storicizzazione dell’evento.
Nella sua forma più drammatica, il ricordo traumatico riproduce gli eventi a cui si riferisce con estrema vivacità e chiarezza, tanto da renderli drammaticamente reali e presenti.
A volte si tratta di vere e proprie visioni quasi allucinatorie della scena traumatica, che il soggetto rivive con intensa e penosa partecipazione emotiva o di pensieri ossessivi relativi al trauma, che emergono in modo acuto ed intenso occupando interamente il campo della coscienza del soggetto, il quale non riesce in alcun modo a sottrarvisi; assai spesso, infine, di sogni o incubi ripetitivi che riproducono variamente l’atmosfera traumatica.

L’evento traumatico e l’impatto emotivo che ha avuto nella psiche del soggetto, attivano una serie di meccanismi difensivi, oltre alla dissociazione la rimozione e il diniego, finalizzati a ridurre la consapevolezza di un significato emotivo impossibile da sostenere.
Stanley Cohen scriveva: “La sofferenza rimossa non è veramente dimenticata rimane là da qualche parte, provocando distorsioni, stati patologici interiori e un comportamento simbolico generalmente deteriorato”.

Cercate aiuto nella psicoterapia qualora non riusciste a dissolvere il velo nero entro un ragionevole lasso di tempo. Laddove il dolore, la rabbia, il blocco, l’ansia, la chiusura verso la vita, l’ossessività nello spiare il carnefice, durino troppo, non esitate a rivolgervi ad un terapeuta esperto, cambiatelo se ne avete uno e non vedete risultati soddisfacenti.

Il velo nero ricopre la meravigliosa creatura che siete diventate, ricordatelo.

Tutti i diritti sono riservati. E’ vietata qualsiasi riproduzione, utilizzazione, totale o parziale, dei contenuti inseriti nel presente blog, ivi inclusa la memorizzazione, riproduzione, diffusione e distribuzione dei contenuti stessi mediante qualsiasi piattaforma tecnologica, supporto o rete telematica, senza previa autorizzazione scritta da parte dell’autore Avv. Marina Marconato. I CONTENUTI DEL BLOG E DI OGNI ARTICOLO POSSONO ESSSERE CONDIVISI SOLO ED ESCLUSIVAMENTE CITANDONE L’AUTRICE E LINKANDO LA FONTE.

La dissonanza cognitiva della vittima dello psicopatico e del narcisista patologico

Rinnegherà ogni istante, ogni parola, ogni ridicolo sospiro. Vedrà il misero, il deturpatore dietro il benevolo sorriso . M.M.

Il meccanismo della dissonanza cognitiva viene azionato quale strumento di difesa psicologico qualora abbiamo a che fare con due pensieri che si contraddicono l’uno con l’altro. La contraddizione nella quale versiamo è risolta attraverso errori sistematici.

 

image

Rinnegherà ogni istante, ogni parola, ogni ridicolo sospiro. Vedrà il misero, il deturpatore dietro il benevolo sorriso . M.M.

Il meccanismo della dissonanza cognitiva viene azionato quale strumento di difesa psicologico qualora abbiamo a che fare con due pensieri che si contraddicono l’uno con l’altro. La contraddizione nella quale versiamo è risolta attraverso errori sistematici.

Nel 1959, alcuni studenti universitari vennero sottoposti ad un esperimento di cui ignoravano la reale finalità. Fu chiesto loro di svolgere un compito estremamente noioso e ripetitivo per circa un’ora ( spostare barattoli verso sinistra). Al termine della prova, lo sperimentatore chiedeva a ciascuno dei partecipanti di aiutarlo col successivo studente nella presentazione dell’esperimento, dietro pagamento di un compenso, poiché il suo collega aveva avuto un imprevisto e non si era potuto recare presso il laboratorio. Pur ritenendo, ovviamente, noioso l’esperimento e nonostante non avessero attitudine a mentire, gli studenti via via accettavano l’incarico di esser pagati e di dover prospettare l’esperimento come interessante. Però, non essendo i tipi di persona che andavano a mentire con disinvoltura, come risolsero la visualizzazione di se stessi come persone oneste e allo stesso modo, come mentitori nei confronti del prossimo?

Al fine di superare il disagio e la tensione, la loro mente risolse la dissonanza cognitiva facendo ritenere che in realtà il lavoro noioso svolto, dopo tutto fosse interessante, tanto più che lo stesso sperimentatore asseriva che lo fosse.

La vittima di abuso da parte di un manipolatore relazionale, in particolare, da parte del narcisista patologico e dello psicopatico, attraversa la dissonanza cognitiva e questo meccanismo può portare a conseguenze molto gravi.

In una prima fase, il rapporto con il perverso sembrava meraviglioso e promettente, il partner pareva capire a fondo la vittima, sapeva farla sentire al sicuro, desiderata, amata e le preannunciava un futuro radioso. Le attenzioni si moltiplicavano, i messaggi si susseguivano, i ti amo erano frequenti e riempivano ogni più piccola fessura emotiva della preda ignara di venire  ingrassata da questa messinscena per poter poi essere spolpata e distrutta. Tuttavia, la maschera dello psicopatico e del narcisista maligno sono destinate a sgretolarsi nel tempo e da ogni pezzo che cade si intravede un mondo diverso, opposto a quello disegnato ad arte dal carnefice. La vittima non scoprirà una bugia ma mille menzogne, non accerterà un flirt ma relazioni parallele durate anni o una lunga serie di donne e storie, reali e virtuali, vissute alle sue spalle.

La vittima, con orrore, vedrà profili social falsi, iscrizioni a siti d’incontro o hard, leggerà sms o mail in cui parole d’amore o di gelosia identici a quelli ricevuti da lei, sono stati indirizzati ad altre.

Ma il tormento peggiore sarà quello di verificare che le battute di scherno che apparentemente sembravano buttate là quasi per gioco ” ti sei un pò ingrassata“, e “perchè non cambi modo di vestire“, ” non sai organizzare bene la casa“, ” che schifo questa minestra”, ” hai avuto troppi uomini”, non erano un gioco, non era un modo semplicemente rude di rivolgersi a lei; la vittima capirà che le scenate di gelosie ed i successivi silenzi erano una scusa per andare dalle altre o erano uno strumento di tortura morale o entrambe le cose insieme.

D’altra parte, lo psicopatico ed il narcisista maligno col trascorrere del tempo non hanno lo stesso interesse della prima fase a tenere la maschera, anzi spesso, stanchi della preda, la feriranno e tradiranno apertamente, divertendosi a vederla rantolare: questo predatore sociale proverà un estremo gusto a vedere trasformata quella persona un tempo dolce ed amorevole, ingenua ed empatica, in una larva sovente isterica, ossessiva, grigia e, a volte, malaticcia e la indurrà al suicidio, alla follia o all’allontanamento forzato.

Cosa ha davanti la preda a questo punto? Un mostro. Gli articoli sul web, i libri, i video di esperti diventano per lei (o lui ovviamente) ancore di salvezza, lanterne che vanno ad illuminare una relazione da tempo incomprensibile, dolorosa, ingiusta.

Il profilo delineato dagli esperti combacia quasi perfettamente al proprio partner, il confronto con le esperienze delle altre vittime è devastante poichè si ravvisano le medesime modalità, frasi, atteggiamenti. “E’ lui” ripete la vittima a se stessa, incredula.

Lo shock è forte, insopportabile. Si sta scoprendo non un amore ormai terminato, non una qualche menzogna, non un tradimento, non un uomo immaturo, ma un mostro, che un giorno giura amore eterno ed il giorno dopo scompare nel nulla; una persona che grida, insulta, umilia chi lo ama, colpisce chi sa bene ( perchè lo sa bene) essere ormai allo stremo.

A questo punto, vi è uno sdoppiamento, fa il suo ingresso, nella psiche affranta della preda, la dissonanza cognitiva.

Inizia una lotta sanguinosa interiore che porterà a conseguenze disastrose . I pensieri della vittima saranno tutti altalenanti e questo farà il vantaggio del carnefice che assisterà alla lenta autodisintegrazione della preda. La vittima, non appena legge cosa siano i narcisisti perversi e cosa facciano, si rassicura ” bene, è lui, devo allontanarmi. Ce la farò” . Tuttavia, basta un mieloso messaggio del carnefice o un insulto mirato verso le fragilità o insicurezze della partner, che lui conosce bene da tempo, o il protrarsi del suo silenzio o il vedere una sua foto felice con la nuova preda per far cadere la vittima nella dissonanza cognitiva. La dissonanza cognitiva  la porterà a desiderarlo di nuovo, la porterà a dimenticare il male subito ed a convincersi che se farà la brava lui tornerà ad essere come era all’inizio.

Avrete questi pensieri :

  • lui/ lei non è così; ha sofferto durante l’infanzia, io lo guarirò.
  • lui/lei con il nuovo partner è diverso, non è uno psicopatico, agiva così perchè non mi amava  e non mi amava perchè io non valgo nulla
  • non ho saputo capirlo/a , se solo avessi accettato il suo modo di amarmi staremmo insieme
  • una buona psicoterapia può cambiarlo
  • i suoi flirt sono solo virtuali , lui mi ama
  • io non sono capace di fare le cose, lui/lei aveva ragione , per questo se ne è andato
  • sono io che immaginavo le cose, sono io che non so avere una relazione
  • sono pazza/o, malata/o, instabile, traumatizzata da problemi infantili
  • l’ho soffocato con la mia gelosia ridicola
  • l’ho accusato di cose assurde
  • potevo sopportare, in fondo nessuno è perfetto

La scissione interna provocherà disturbi alimentari, disturbi del sonno, depressione, pensieri ossessivi ed impedirà a lungo di attuare un fermo contattozero con il manipolatore sadico. La dissonanza cognitiva impedirà  soprattutto la accettazione della verità :il proprio partner è uno psicopatico o un narcisista perverso, affetto da uno dei più gravi disturbi della personalità esistenti e che è incurabile.  Accettare la verità, accettare che nulla di ciò che si è vissuto con lui era autentico, accettare che non si è mai stati amati né rispettati, né che mai vi sia stata sincerità, accettare che i suoi pianti erano falsi, i ti amo falsi, i perdonami falsi, porta ad un dolore devastante, ma è la verità. Accettare che sarà così con ogni futura donna, amico, collega, figlio, parente  è la verità; accettare che, se adotterà modalità diverse con qualcuno , lo farà per un tempo limitato ed uno scopo preciso è accettare la verità. Accettare che non è colpa vostra, che non siete sbagliate, accettare che, insicurezze, fragilità, problemi a parte, voi avete il dono di saper dare ed amare e lui no, accettare che nessuno ha il diritto di farvi soffrire per inganno o violenza psicologica e che non siete onnipotenti e non lo trasformerete in una persona sana e non riuscirete a farvi amare è rifiutare la dissonanza cognitiva che, altrimenti, vi porterà mille e mille volte tra le braccia del carnefice che si divertirà a ridurvi a brandelli o, nel caso in cui fosse scomparso definitivamente, vi farà  rimanere incollate a terra, nel punto esatto in cui il narcisista perverso o lo psicopatico, cioè il mostro-meccanismo- empatia -zero negativo  ha voluto lasciarvi.

Quando  entra in gioco la dissonanza cognitiva, dimentichiamo come stanno le cose realmente e le sostituiamo con teorie, credenze e  ricordi che più si adattano per evitarci il dolore.

Essere consapevoli di dove può portarci la dissonanza cognitiva, ci aiuta a evitare alcune conseguenze disastrose. Credere alle nostre bugie in alcuni casi può essere molto pericoloso, tanto quanto lo è l’aver creduto a quelle che lo psicopatico raccontava.

La verità rende liberi.

 

Tutti i diritti sono riservati. E’ vietata qualsiasi riproduzione, utilizzazione, totale o parziale, dei contenuti inseriti nel presente blog, ivi inclusa la memorizzazione, riproduzione, diffusione e distribuzione dei contenuti stessi mediante qualsiasi piattaforma tecnologica, supporto o rete telematica, senza previa autorizzazione scritta da parte dell’autore Avv. Marina Marconato. I CONTENUTI DEL BLOG E DI OGNI ARTICOLO POSSONO ESSSERE CONDIVISI SOLO ED ESCLUSIVAMENTE CITANDONE L’AUTRICE E LINKANDO LA FONTE.

 

 

I ritorni del narcisista patologico e dello psicopatico

Il narcisista patologico e lo psicopatico tornano sempre dalla vittima? Questo interrogativo è chiuso nel cuore di prede abbandonate con violenza improvvisa o indotte ad interrompere la relazione ed i contatti perchè ridotte allo stremo.

image

 

Rimase immobile ad ascoltare il silenzio mentre maschere buffe comparivano da quel nulla a raccontar un amore malato.    M.M.

 

Il narcisista patologico e lo psicopatico tornano sempre dalla vittima? Questo interrogativo è chiuso nel cuore di prede abbandonate con violenza improvvisa o indotte ad interrompere la relazione ed i contatti perchè ridotte allo stremo.

La risposta è NO, il narcisista perverso e lo psicopatico non tornano sempre. Ogni ritorno ha come mortifero presupposto il SILENZIO, arma subdola e dolorosa che esamineremo in futuro, meritando una disamina specifica.

Il narcisista patologico (o maligno più correttamente) e lo psicopatico considerano gli altri esseri umani come meri oggetti da dominare e controllare. Il controllo e la dominazione sono ottenuti attraverso una iniziale fase di recitata amorevolezza, attenzione e falsa passionalità in modo da sollecitare, in futuro, la vittima ad accettare e sopportare la violenza morale e a volte fisica che subirà, nel vano e distruttivo tentativo di ripristinare il clima favoloso creato ad arte dal carnefice i primi tempi. Le dinamiche della relazione ben presto saranno tese alla distruzione della preda e, quindi, allo scarto finale, agito o indotto dal comportamento via via più intollerabile del perverso. Il narcisista maligno e lo psicopatico, come sappiamo, non hanno coscienza nè rimorso, non hanno memoria, non nutrono alcun attaccamento nei confronti dei loro oggetti, siano essi figli, amanti, coniugi, amici o colleghi. Il ciclo della idealizzazione-svalutazione-scarto è fisso e si ripete di continuo. Tuttavia, proprio come gli esseri umani sani reputano alcuni dei loro oggetti più utili rispetto ad altri, proprio come alcuni di essi sfuggono alle mode del momento, ed altri invece durano una sola stagione, come alcuni sono conservati per sempre nell’armadio o  sulla mensola e mai più utilizzati e vengono riesumati di tanto in tanto, fatti scorrere tra le mani, guardati per qualche minuto e di nuovo dimenticati nel loro ripostiglio, altri, invece, benchè siano stati ampiamente maneggiati per qualche tempo (tanto magari da logorarne le fattezze, si pensi ad un bel paio di scarpe o una borsa o una simpatica maglietta), non verrano mai più usati e saranno gettati via, cosi il narcisista patologico e lo psicopatico si comportano con i loro oggetti umani.

Purtroppo, questo è esattamente ciò che avviene alla vittima. I predatori, a causa di anomalie cerebrali, (danni alla amigdala, alla corteccia prefrontale, all’ippocampo, come attestano i più recenti studi)  che si ritiene a volte esplodano in presenza di fattori ambientali avversi  (clima ostile nell’infanzia, abusi morali o fisici ecc.),  non hanno capacità affettiva, non provano emozioni autentiche e profonde, non temono le conseguenze delle azioni deprecabili che compiono e non hanno limiti etici che possano guidarli nel raggiungimento dei loro scopi. Per tali ragioni, i perversi non sono in grado di stabilire relazioni che tengano conto degli altri come esseri umani: questi ultimi, per uno psicopatico, sono l’equivalente di un paio di pantaloni.

Naturalmente, un narcisista maligno o uno psicopatico può avere come obiettivo quello di avere una famiglia di facciata così l’oggetto-moglie (o marito) e l’oggetto- figli saranno conservati molto a lungo o per sempre; ma ciò non deve ingannare: uno psicopatico è psicopatico con tutti ed a loro, gli oggetti fissi, riserverà violenza, manipolazione, inganno, insulti, falsità, denigrazione, tradimenti, distruzione, anche per tutta la vita. Accanto alle vittime di serie A ( figli e partner ufficiali), vi è l’harem delle altre prede ( amanti, amiche, colleghi, familiari) ossia una serie variegata di marionette, ciascuna con un ruolo determinato, che costituisce il complesso delle vittime di serie inferiore B, C, D, E, F ecc..

Generalmente, più una preda è in basso nella scala ( insomma più l’oggetto umano è ritenuto poco valido ed utile) maggiormente manifesti saranno i maltrattamenti e disumani gli scarti. Difatti, la vittima di serie A, finchè rimane di serie A, sarà maltrattata aspramente ma alle fasi distruttive si alterneranno momenti di dolcezza, falso pentimento, promesse mai mantenute al fine di trattenerla. D’altra parte, anche noi esseri umani sani di tanto in tanto facciamo manutenzione agli oggetti che riteniamo debbano durare più a lungo (revisione auto, cambio olio, freni ecc.).

Ed i famigerati ritorni del carnefice come si collocano in questa scacchiera di morte?

Il narcisista patologico e lo psicopatico devono controllare i loro oggetti umani, detestano che essi si ribellino, detestano che siano felici altrove ma soprattutto detestano che tutto questo avvenga se non sono stati loro a decidere di eliminarli e gettarli tra la spazzatura ( o provocando appositamente la rottura da parte della vittima attraverso il rinforzo di violenza e tradimenti o  facendolo in prima persona V. articolo Lo scarto dello psicopatico e del narcisista patologico in questo blog).

Il numero dei ritorni e la modalita’ sono proporzionali alla posizione della vittima nella scala del perverso e al grado di distruzione raggiunto dalla preda (i carnefici preferiscono scomparire del tutto solo quando l’opera di disintegrazione psichica sia terminata), oltre che, naturalmente, dalla appetibilità delle nuove prede.

Il ritorno presuppone una scomparsa. La scomparsa momentanea assolve a due funzioni: serve al narcisista maligno ed allo psicopatico per potersi trastullare con altri oggetti umani nuovi o ripescati ed anche per determinare asservimento, disperazione, ansia, sospensione ed attesa nella vittima che, con assoluta certezza, accoglierà più e più volte il predatore a braccia aperte.

Ma questo gioco perverso non dura all’ infinito: arriva il giorno in cui il manipolatore che ci sta distruggendo non farà più ritorno. Lo attenderete, certe che il balletto solito preveda il suo riavvicinamento, eppure egli non tornerà.

La vittima, se inizialmente, prova sollievo dall’allontanamento di una persona che semina tensioni e dolore, col trascorrere dei giorni si pone in attesa più o meno consapevole. In qualche modo è forte dei precedenti ritorni del narcisista, in qualche modo è stata corrotta dalle parole vacue che le sono state dette, è prigioniera dei melliflui ” ti amo”, dei ” sei mia/mio”, è stordita dalle emozioni burrascose del rapporto che le hanno fatto credere, nonostante tutto, nonostante le accanite letture sulla psicopatia, sul narcisismo maligno, nonostante le bugie e le violenze, le sparizioni e la sofferenza patita, che la relazione non può davvero terminare.

Fra l’altro, le prede che hanno ascoltato le storie di altre vittime e che hanno letto libri o articoli degli esperti, hanno appurato che questa tipologia di carnefice torna sempre e quindi esse si pongono in trepidante attesa. Niente di più sbagliato. Se è vero che i narcisisti tendono per qualche tempo a farsi sentire, ad inviare sms o mail tanto per mantenere in stato di asservimento la vittima, se è vero, inoltre, che molti tornano e, qualora notino un allontanamento dell’ex partner, possono arrivare a piangere, giurare amore eterno, minacciare il suicidio, inventarsi malattie gravi, è parimenti certo che altri non lo fanno e scompaiono nel nulla. Ma attenzione: anche chi tra i narcisisti patologici mette in scena il copione dell’innamorato pentito scomparirà’ nel nulla da un giorno ad un altro. Sappiate che tutto è stato pianificato son dall’inizio, sappiate che quelle volte in cui scompariva lasciandovi nella disperazione e poi improvvisamente compariva di nuovo come se nulla fosse accaduto, sappiate che quei mediocri, stitici gesti gettati la’ di tanto in tanto attraverso i social, un like ad un post, un messaggio apparentemente banale, intriso di “come stai? Spero bene” o di  “sappi che non ho mai voluto farti del male“, sono configurabili come ritorni- non ritorni, sono il mangime per uccellini e servono per iniettare veleno ed indurvi a credere che vi stia pensando, che sia legato a voi. Nulla di più errato. E’ una precisa strategia manipolatoria, adottata in serie, tesa a tenervi inchiodate al suo carro, trascinate nel nulla.

Strategia perversa sono i primi ritorni, quando ce ne sono, e strategia perversa l’ultimo, il non ritorno finale, quello più pericoloso per la vostra vita.
Sappiate che ogni ritorno e’ falso, il narcisista sa che è transitorio, e’ consapevole che vi sta ingannando mentre vi dice “ non ci lasceremo più ” perché già sta architettando la prossima fuga; e’ conscio di mentire per sfidare se stesso e gloriarsi della sua capacità di farvi capitolare dopo tutti i soprusi solo con due paroline. Strategia.
Non fate il confronto con altre vittime, sentendo di non contare nulla perché da loro torna e da voi no, a loro scrive a voi no, perché tutte le prede degli psicopatici e dei narcisisti perversi sono destinate ad essere distrutte o gettate via e più tardi accade più devastanti saranno i danni psichici ed emotivi riportati.
E non attendete il ritorno. Il tempo scorre via ed ogni istante trascorso ad ascoltare il tic tac dell’orologio rappresenta un inno alla sua crudeltà ed una celebrazione della vostra morte. Non rimanete sospese ad aspettare un cenno o ad esaminarlo se vi viene dato.

L’ultimo dei colpi di coda del predatore è la scomparsa finale, quasi a sorpresa, l’effetto taglio chirurgico del partner, il quale è destinato, se non compie un serio percorso di rinascita e guarigione, a rimanere in stato di shock e sospensione.

I pensieri sono la’ spalmati, incollati al carnefice; percorrono le vie impervie delle conversazioni malate, si incastrano nel groviglio dei “ perché ” senza risposta , si fanno ansiosi nelle attese vane, si colorano nei ricordi di quelle rappresentazioni teatrali che mimavano il suo amore, volano alto nel riflettere sulle illusioni create ad arte, sulle lacrime di falso pentimento , sui “ ti amo” o ” non ti dimenticherò “ che altro non sono che AMI lanciati nel vostro cervello perché rimaniate in perenne attesa, sospesi .
La sospensione. Cercano la sospensione della vita altrui. Rimanere sospesi vuol dire morire lentamente poiché la vita non può sospendersi, non può fermarsi. Un fiore ha un ciclo che non si arresta mai , se si ferma muore .
Al centro di innumerevoli vittime appese ai fili del nulla, vittime sospese nel vuoto, nell’attesa del ritorno o nel rimpianto dell’amore, o nel terrore del futuro o nel ghiaccio dei ricordi, al centro di tutto questo c’è il carnefice narcisista perverso che si guarda intorno compiaciuto ed accresce sempre più la folta schiera di anime distrutte.
Tagliate i fili, cadete a terra, anche se la caduta farà male, sappiate che vi sveglierà e riprenderete il battito vitale.

 

Tutti i diritti sono riservati. E’ vietata qualsiasi riproduzione, utilizzazione, totale o parziale, dei contenuti inseriti nel presente blog, ivi inclusa la memorizzazione, riproduzione, diffusione e distribuzione dei contenuti stessi mediante qualsiasi piattaforma tecnologica, supporto o rete telematica, senza previa autorizzazione scritta da parte dell’autore Avv. Marina Marconato. I CONTENUTI DEL BLOG E DI OGNI ARTICOLO POSSONO ESSSERE CONDIVISI SOLO ED ESCLUSIVAMENTE CITANDONE L’AUTRICE E LINKANDO LA FONTE.

GASLIGHTING-il narcisista patologico e lo psicopatico

Il termine gaslighting deriva dal film “Gaslight” del 1944, in cui un uomo manipola la moglie, portandola sull’orlo della follia. Difatti, l’uomo, volendo sbarazzarsi della moglie, inizia a far sparire oggetti ed a creare corto circuiti con le lampadine, negando poi ciò che la donna gli narrava tanto che ella, riponendo fiducia in lui, comincia a convincersi di vedere cose inesistenti. E questo è esattamente ciò che compie il narcisista perverso e lo psicopatico: gaslighting.

 

image.jpg

 

Rimango ferma nel caos di note stonate.              M.M

 

Il termine gaslighting deriva dal film “Gaslight” del 1944 che narra la vicenda di un uomo che manipola la moglie, portandola sull’orlo della follia. Difatti, egli, volendo sbarazzarsi della moglie, inizia a far sparire oggetti ed a creare corto circuiti con le lampadine, fingendo di non credere poi a ciò che la donna gli riferiva, tanto che ella, riponendo fiducia in lui, comincia a convincersi di vedere cose inesistenti. E questo è esattamente ciò che compie il narcisista perverso e lo psicopatico: gaslighting. Essa è una delle tecniche di asservimento ed abbassamento delle difese e della capacità reattiva della preda posta in essere quale strategia per paralizzare, sfruttare, distruggere ed infine, scartare la vittima senza che ella si ribelli in modo efficace. Scrive Salvadori ” è una violenza insidiosa, sottile, non se ne percepisce l’inizio ; non si tratta di una deflagrazione d’ira che almeno è subito identificabile. E’ una sottile lama di ghiaccio , è una violenza gratuita e persistente che reiterata può annullare la persona che ne è bersaglio”  (Salvadori-2008). 

Come sostengono studiosi quali la Hirigoyen e Filippini, tale forma di abuso consiste in una sistematica azione tesa a usurare l’esistenza psico-fisica dell’altro. Il gaslighter prima seduce, corteggia, adula e successivamente, una volta conquistata la fiducia, inizia a destabilizzare la personalità della vittima ed a disintegrare l’autostima, creando una vera e propria sudditanza psicologica.

Il narcisista perverso e lo psicopatico, attraverso il gaslighting, negheranno fatti avvenuti o affermeranno che siano accaduti eventi mai verificatesi; inizieranno a sostenere di aver pronunciato frasi mai dette o dichiareranno di non aver mai affermato discorsi o narrato fatti invece precedentemente asseriti tanto che la vittima correrà un serio rischio di veder compromessa la propria salute mentale.

Prima fase- la vittima ancora ha sufficiente fiducia nella propria memoria o percezione e così tenta di far ragionare il perverso narcisista, è incredula, stordita, perplessa. Cominciano anche i discorsi distorti:  “il discorso deve essere distorto perchè la vittima non capisca quale processo distruttivo sia in corso e perchè venga confusa sempre più. Il black-out delle informazioni reali è essenziale per ridurre la vittima all’impotenza” ( Hirigoyen 2000)

Seconda fase- inizia la difesa, anche inconscia, della vittima, che discute animatamente con il narcisista maligno, lo contrasta e cerca disperatamente di persuaderlo, investirà ogni risorsa psichica ed emotiva per migliorare la relazione e riportarla ad autenticità e verità; ma, a questo punto, il narcisista o lo psicopatico adottano il silenzio, la violenza verbale, le sparizioni, la triangolazione e la vittima si colpevolizzerà, avrà  paura dell’abbandono e cederà.

Terza fase- la vittima rischia la depressione, la salute mentale e fisica. Ella comincia a rendersi conto che ogni tentativo è vano, che la storia non decolla, perderà fiducia in se stessa e finirà per credere che ciò che le viene propinato dal suo carnefice sia vero, autentico, giusto e meritato. La discesa verso l’inferno,a questo punto, è diventata velocissima.

Questa potente e pericolosa tecnica viene utilizzata a schema fisso, unitamente alla triangolazione (leggi articolo sul blog), al trattamento del silenzio (scomparsa improvvisa del carnefice, blocco sul telefono, assenza di risposte) ed alla violenza psicologica ( vedi articolo sul blog) (insulti, critiche sprezzanti, isolamento, gelosia, controllo). Non è facile capire di esser vittima del gaslighting poiché esso si verifica in modo graduale e quasi impercettibile. La maggior parte delle ex vittime, una volta compreso il disturbo dello psicopatico o narcisista maligno e raccolto informazioni sul gaslighting, non saprà, tuttavia, collocare esattamente nel tempo l’inizio dell’abuso e non ricorderà tutti gli episodi collegati a questa subdola tecnica.

Il gaslighter utilizzerà questo sistema anche in questioni insignificanti, apparentemente insignificanti: vittima “amore ho preso i pasticcini per tua madre, mi hai detto che li adora” gaslighter “io non ti ho mai detto che a mia madre piacciono i pasticcini! ma scherzi?? anzi ha il diabete, non capisco come fai a non ricordare del diabete, ne abbiamo parlato a lungo! magari i pasticcini piacciono alla madre del tuo ex o del tuo amante! Ovviamente, il narcisista patologico aveva davvero riferito alla vittima che sua madre adorava i dolci e mai le aveva parlato del diabete. Conversazioni come queste, ripetute su argomenti vari, a fissi intervalli temporali, creano nella vittima, senza che se ne renda conto, uno stato confusionale, una sfiducia nelle proprie capacità di percezione, memoria ed osservazione, sfiducia di cui non ha piena coscienza ma che si radica, tuttavia, sempre più in lei.

Chiunque può essere suscettibile di tale pratica, in quanto abbastanza diffusa tra abusanti, dittatori, narcisisti e leader di sette.

Tale forma di abuso viene “dosata” lentamente, così che la vittima non possa rendersi conto del lavaggio del cervello che sta subendo.

Le persone che utilizzano il Gaslighting inoltre dicono palesemente bugie, ma sono molto abili a mascherarle. Il manipolatore tende a “ribaltare le carte in tavola”; si ha così la percezione che tutto quello che è stato riportato non corrisponda al vero, in quanto l’obiettivo è quello di instillare il dubbio per rendere la vittima instabile.

Successivamente i manipolatori tendono a negare quanto detto, e anche se la vittima ricorda benissimo le parole o la circostanza, loro continuano a negare con l’obiettivo di portare la vittima a mettere in discussione la propria realtà. Più questo ciclo si perpetua, più la vittima inizia a dubitare di sé accettando la realtà dell’altro.

Gli abusanti sono anche molto abili nel colpire quanto ciò che si ha di più caro; ad esempio, essi sanno quanto possano essere importanti i figli o la propria identità, pertanto queste possono essere una delle prime cose che attaccano.

In presenza di figli, iniziano ad accusare l’altro di essere un incapace e di non meritare quei bambini.

Mettono in atto una sorta di “terrorismo psicologico” al fine di smantellare le sicurezze di base, con l’intento di rendere l’altro vulnerabile.

Come può la preda non rendersi conto di ciò che le sta accadendo? Come può non essere consapevole del gaslighting, della triangolazione, della violenza? Per comprenderlo chiedo aiuto ad un aneddoto : quello della rana bollita.

Il fenomeno della rana bollita risale ad una ricerca condotta dal John Hopkins University nel lontano 1882. Durante un esperimento, alcuni ricercatori americani notarono che lanciando una rana in una pentola di acqua bollente, questa inevitabilmente saltava fuori per trarsi in salvo. Al contrario, mettendo la rana in una pentola di acqua fredda e riscaldando la pentola lentamente ma in modo costante, la rana finiva inevitabilmente bollita. Questo esperimento descrive esattamente il modo in cui funziona anche il nostro sistema nervoso.

Ogni qualvolta introduciamo un cambiamento radicale nella nostra vita, il nostro cervello, come la rana nell’acqua bollente, cerca disperatamente di ritornare nella sua zona di comfort, annullando ogni nostro tentativo di cambiamento. Pertanto, se violenza, tradimenti, bugie, gaslighting fossero subito palesi, evidenti e molto intensi le vittime fuggirebbero. Al contrario, per ottenere un cambiamento duraturo, per minare pian piano le reazioni sane di fuga, il narcisista maligno e lo psicopatico adotta l’unica tecnica realmente efficace che consiste, inizialmente, nell’introdurre piccoli cambiamenti, piccoli microtraumi, ma in modo costante.

Nel breve periodo, questi piccoli cambiamenti sono impercettibili per il nostro sistema nervoso, ma nel lungo termine avranno determinato la nostra paralisi. E come accade nell’esperimento della rana, la vittima, quando si accorgerà di ciò che sta subendo da tempo, sarà cosi debilitata, danneggiata e prostrata da non riuscire a compiere il salto dalla pentola bollente. Inoltre, rammentiamo che i manipolatori alternano violenza a momenti di lode gratificante e ciò aggiunge un ulteriore senso di confusione nella preda in relazione a ciò che percepisce e ricorda.

Il narcisista perverso e lo psicopatico farà,inoltre, credere agli altri che voi siete pazzi e metterà in discussione la vostra sanità mentale in modo da provocare un allontanamento degli altri da voi. Contemporaneamente, vi dirà che tutti coloro che vi stanno intorno, come amici o parenti, siano bugiardi e questo produce nuovamente una messa in discussione della vostra realtà.

Come difendersi? attraverso l’informazione. All’inizio, dovrete annotare quante più affermazioni e conversazioni possibili e questo non allo scopo di metterlo davanti all’evidenza, poiché da mentitori patologici, negherebbero comunque, bensì per non perdere la vostra lucidità. Il perverso vuole ricorriate esclusivamente a lui, vuole la vostra distruzione psichica, vuole controllare la vostra mente.

Ed allora, frasi quali:

” Me lo hai detto tu non ricordi?”

” Mi hai frainteso, avrai capito male”

“Ne abbiamo parlato un sacco di volte e non lo sai più?”

“Tu non hai memoria!”

“Sei grassa! (magra, brutta, ignorante, incapace, ecc..)”

 “ Non sai fare niente! Non ne fai una giusta!”

“ Ma come non ti ricordi! Me l’hai detto proprio tu!”

“ Questo non me l’hai mai detto! Te lo sarai immaginato!”

“ Le tue amiche sono stupide come te!”

“ Se ti lascio rimarrai sola per tutta la vita!”

“ Tu non sei nessuno!”

Io non dico bugie, sei tu che immagini certe cose”

sono pronunciate al preciso scopo di farti dubitare di te stessa e di non farti avvertire le incongruenze e l’insanità di una relazione che ti sta letteralmente massacrando. Il tuo carnefice sta usando contro di te una crudele tecnica manipolatoria chiamata gaslighting.

 E’ una delle armi invisibili preferite dei manipolatori e violenti psicologici. E’ la forma di violenza psicologica più subdola, non lascia ferite sul corpo bensì lividi nell’anima. Il gaslighter può essere un partner, un familiare, un collega, un capo o un amico.

Il gaslighter è colui che altera la tua percezione della realtà, ti porta a credere che una menzogna sia la verità, che un episodio che ricordi perfettamente sia soltanto frutto della tua immaginazione, ti farà credere di non ricordare una cosa che in realtà non è mai successa, fino a farti credere di essere diventata pazza, tutto con l’unico vile obiettivo di distruggere la tua capacità di giudizio, sviluppare un’insicurezza di fondo e fare in modo che tu dipenda da lui; questa crudelissima strategia manipolatoria può causare conseguenze psicologiche anche gravi nella vittima.

Nel dettaglio,le diverse tecniche di gaslighting sono le seguenti:

Negazione: quando il narcisista maligno o psicopatico gaslighter rifiuta di ascoltare o fa finta di non capire ciò che dici.

 “Me lo hai già detto 100 volte, non voglio ascoltare questo di nuovo”.

 Contrapposizione: quando il gaslighter mette in dubbio i ricordi di situazioni ed eventi della vittima, anche quando la vittima ricorda ogni singolo dettaglio dell’accaduto.

“Non è così, non è vero! Tu non ricordi mai niente,stai perdendo colpi”

Blocco/Deviazione: quando il gaslighter cambia discorso e sposta l’attenzione su un argomento ben lontano da quello su cui si stava discutendo; quando il gaslighter mette in dubbio pensieri ed emozioni della vittima.

 “Queste idee folli te le ha suggerite (un amico, familiare, collega, ecc.)?”

“Te lo sarai immaginato!”

Banalizzazione: il gaslighter sminuisce le emozioni della vittima e banalizza i suoi bisogni emotivi.

“ Tu sei ipersensibile”

“Non ti arrabbierai di nuovo per cose di poco conto?”

sei molto suscettibile su questo argomento a causa dei tuoi irrisolti traumi infantili” (magari in caso di tradimenti)

 Dimenticanza/Rifiuto: il gaslighter fa finta di aver dimenticato fatti accaduti e/o nega di aver fatto determinate promesse alla vittima.

 “Questo l’hai inventato tu!”

“Io non so di cosa tu stia parlando”

Queste dinamiche disfunzionali diventano una spirale che condurrà la vittima al centro dell’inferno della depressione e confusione mentale.

Il gioco è fatto. Lo psicopatico e il narcisista perverso, in fase iniziale, finito il love bombing, userà sarcasmo e critiche raramente e “innocentemente” ma con il passare del tempo le critiche e svalutazioni diventeranno più crudeli e insistenti. Tuttavia, la preda, piegata dal gaslighting, spaventata dal trattamento del silenzio, che ha già ricevuto ( anche se per poche ore o giorni), resa timorosa dalla colpevolizzazione (“tu non mi ami, non mi capisci, se mi amassi faresti così…, non mi faresti pressione…, vestiresti così…ti occuperesti di più di me”) e non fidandosi più delle sue percezioni della realtà e della sua memoria, la vittima farà sempre più affidamento sul suo partner rafforzando così una spirale da cui non sarà facile uscirne.

 Per sottrarsi a questa violenza occorre rendersi conto che si è vittime della stessa, prestare attenzione ai campanelli di allarme, annotare le frasi sopra indicate e se si ripetono frequentemente valutare l’interruzione immediata della relazione e dei contatti ; come ogni tecnica disfunzionale adottata dal perverso, anche questa ripete uno schema fisso e questo è, per la vittima consapevole, un vantaggio.

Bisogna,inoltre, ripristinare la fiducia in se stessi anche se è stata duramente danneggiata. Ora che sei cosciente del fatto che si tratta di una strategia di manipolazione e che il problema non sei tu, le tue emozioni e la tua memoria, ogni volta che sei bersaglio di un attacco del gaslighter ricorda che è solo una tattica di abuso mentale.

Ricorda che le tue emozioni e i tuoi sentimenti sono validi e veri, che certe espressioni vengono usate dal gaslighter solo per ferirti, fidati della tua memoria, tu sei capace di ricordare ciò che è successo, ciò che hai visto e sentito perfettamente.

Secondo la Dott.ssa Robirn Stern i sintomi nelle vittime di gaslighting sono i seguenti:

  • Metti in dubbio te stessa costantemente
  • Chiedi a te stessa: “Forse sono io ad essere troppo sensibile?”- più volte al giorno
  • Ti senti spesso confusa e pazza
  • Ti scusi sempre con il tuo partner
  • Non riesci a capire perché non riesci ad essere felice
  • Cerchi spesso delle scuse per giustificare i comportamenti del tuo partner ad amici e familiari
  • Senti che qualcosa sia sbagliato, che c’è qualcosa che non va ma non sai bene di cosa si tratta
  • Cominci a mentire per evitare di essere svalutata e sminuita
  • Hai problemi nel prendere piccole decisioni
  • Senti che in passato eri una persona diversa- più sicura di te stessa, più felice, più risolutiva
  • Ti senti persa e infelice
  • Ti senti come se non riuscisse a fare niente di buono
  • Ti chiedi se sei una “buona” partner

Fidati di te. Fidati della tua memoria. Fidati delle tue sensazioni. Fidati delle tue intuizioni. Fidati del tuo dolore: se soffri è perché qualcuno ti sta facendo soffrire. Fidati delle tue ferite: se le hai è perché qualcuno ti sta ferendo. Fidati della tua rabbia: se ne hai è perché qualcuno ti sta facendo arrabbiare. Fidati della tua confusione: se ti senti confusa è perché qualcuno vuole confonderti.

Fidati di te stessa sempre.

Fidati di te stessa, maggiormente di quanto tu possa fidarti di qualcun altro.

 

 

Tutti i diritti sono riservati. E’ vietata qualsiasi riproduzione, utilizzazione, totale o parziale, dei contenuti inseriti nel presente blog, ivi inclusa la memorizzazione, riproduzione, diffusione e distribuzione dei contenuti stessi mediante qualsiasi piattaforma tecnologica, supporto o rete telematica, senza previa autorizzazione scritta da parte dell’autore Avv. Marina Marconato. I CONTENUTI DEL BLOG E DI OGNI ARTICOLO POSSONO ESSSERE CONDIVISI SOLO ED ESCLUSIVAMENTE CITANDONE L’AUTRICE E LINKANDO LA FONTE.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non guardate il profilo social dello psicopatico o del narcisista perverso

La vittima di una relazione con uno psicopatico o con un narcisista patologico sviluppa violenti sintomi della dipendenza affettiva e molto frequentemente un trauma generato dalla relazione con loro . Il tempo e’ fondamentale perché avvenga una riprogrammazione interiore

woman ansia

                       PIOVE. IO STO QUI ALLA FINESTRA A GUARDARE UN RICORDO.

                                                                                                                                        M.M.

La vittima di una relazione con uno psicopatico o con un narcisista patologico sviluppa violenti sintomi della dipendenza affettiva e molto frequentemente un trauma generato dalla relazione con loro . Il tempo e’ fondamentale perché avvenga una riprogrammazione interiore e di vita . Il primo passo però è’ trovare la forza di attuare un no CONTACT totale che conduce lontano dal veleno e dalla manipolazione, altrimenti la vittima rimane agganciata e rischia di lottare contro i mulini a vento , rischia di agitare le ali come una farfalla che tenta di volare ma rimane impigliata nella stessa rete che l’ha catturata. Il dolore e gli attacchi di ansia insonnia incubi pensieri ossessivi sono crisi di astinenza veri e propri e non possono essere eliminati ma possono e devono essere attraversati e vissuti e si attenuano con passare delle settimane . In due o tre mesi circa c’è un abbassamento sensibile di questi sintomi purché il no CONTACT sia mantenuto .
State attenti però’ alle trappole. La tecnologia ed i social , utili come ogni forma di progresso, se ben utilizzata, nel caso di chiusura di una relazione e, soprattutto, di una relazione disfunzionale, sono pericolosi.  Quando una storia tra due persone che si sono scambiate qualcosa di autentico finisce, c’è condivisione, comunque, del lutto, c’è  lentezza nel salutarsi , c’è, anche da parte di chi non dovesse amare più, un affetto che si sostituisce all’amore, ci sono ricordi belli condivisi, esiste un passato autentico. E, quindi, c’è l ‘andar via graduale , sofferto e reale tristezza.
Con gli psicopatici o gli narcisisti perversi non avviene nulla di tutto questo, a parte una maschera che cade ed il castello di carte che crolla. Si verificano sparizioni improvvise, alibi insostenibili, colpevolizzazioni della vittima a dir poco fantasiosi, c’è una sostituzione simultanea, e soprattutto c’è l’indifferenza totale che il partner percepisce : si chiama annullamento. Soltanto chi è anaffettivo, come gli psicopatici ed i narcisisti maligni, può passare nel giro di pochi giorni, a volte di poche  ore, dal ” ti amo ” al ” non esisti più” ed è questo, più che la fine in sè della relazione, a devastare, semplicemente tale disumana modalità devasta.
Così, chi ha amato non vuole e non può accettare il disastro e si ostina ad inseguire il volto del manipolatore attraverso una foto, si ostina a studiare analizzare vivisezionare ogni post, accesso o non accesso al famigerato whatsapp o Facebook o altra diavoleria.Si incarta, si spreme, si tortura, osservando la vita altrui che prosegue.
Ai tempi dei nostri nonni, se accadeva che chi amavi ti aveva ingannato ed abbandonato, oltre che piangere capire e chiudere, non potevi fare.Ai tempi dei nonni  un addio durava un orribile istante, poi si viveva il lutto  con esso un nuovo ciclo .
Ora, un addio dura mesi , anni .
Tempo e vita regalata al nulla.

Staccate i contatti se volete iniziare a rinascere e combattete la pulsione malata e dannosa di spiare lo psicopatico e il narcisista perverso o le sue donne. Cessate di leggere i suoi post, vedendo in essi messaggi subliminali per voi.Potreste vedere ciò che non esiste o, a volte,leggere davvero messaggi nascosti per voi che tuttavia non significano amore pentimento rimpianto ma solo il continuum di quella modalità perversa di volervi tenere agganciati alla speranza di un sentimento che non è mai esistito ed una relazione sana ed appagante che non esisterà mai. A ben vedere, il partner abusato non riesce ad accettare che lo psicopatico sia felice altrove, non accetta che egli non paghi un prezzo e non vuole essere sostituito. E voi tornate al buio. Avviene così. La mente dice ” è lui , lui è così, non c’è speranza, e’ pericoloso,  mi fa del male “, ma gli occhi si aprono solo un attimo poi di nuovo si chiudono. La voglia di lui diventa insostenibile, quello delineato nei profili degli esperti e’ lontano, il vostro lui invece no, ne rammentate il sorriso, il tocco e sentite irrefrenabile il richiamo . E lui lo sa. In fondo, vi ha ipnotizzato, vi ha ” riprogrammato “, e vi ha scelto perché sapeva di poterci riuscire, siete una sua creatura, una sua creazione. Non ci sarà psichiatra al mondo, farmaco al mondo, amore per i figli ( se ne avete ) che potrà portarvi in salvo se non la decisione ferma, irremovibile, di dire basta. E di salvarvi . Perché lui tenderà ad uccidervi se non nel corpo, nella mente. Vi tiene in pugno da lontano, col silenzio , ostentando serenità , forza , nuovi amori , insomma recitando l’ultimo dei suoi ruoli . Voi non sapete vedere che lui è solo un misero meccanismo che recita un copione sempre identico. Voi non sapete che, se resistete e non chiamerete e non guarderete , presto sarete almeno fuori dal labirinto e dall’ipnosi. L’ultimo suo inganno e ‘ questo : farvi credere che non ce la farete . Farvi percepire un dolore immenso, una ansia immensa che ritenete di non poter superare . È’ solo uno dei suoi inganni .
Credeteci

Ci sono dei momenti terribili che la vittima di un narcisista maligno o di uno psicopatico vive in modo particolarmente difficile; uno dei questi è il week-end.

I WEEK END della vittima nella relazione disfunzionale rappresentano un momento molto spesso tremendo. C’è  più tempo per pensare, per rimuginare e non si e’ costretti a fare uno sforzo e fingere che tutto sia a posto. Così, che ci sia la pioggia o il sole, la vittima se ne sta seduta su una sedia, su una  panchina del portico o su un divano, le braccia abbandonate lungo il corpo stanco, lo sguardo fisso davanti al nulla. E le ore le passano addosso . Non la scuotono i raggi del sole o il fragore dei lampi ne’ il vociare dei bambini. Non vuole e non riesce a partecipare alla vita. Altre volte , invece , cammina su e giù per le stanze , pensieri ricorrenti si affollavano e si spingono fra loro , sono rumorosi , ognuno rivendica il diritto di parlare più degli altri e la testa rimbomba senza sosta .La vittima averte come un fiume incandescente attraversarla tutta , lo si può chiamare Ansia. Ansia arriva improvvisamente, non ha  rispetto per la notte o il giorno, non importa se si stia  mangiando o lavorando oppure facendo la fila in banca. Ma durante il week-end, Ansia e’ sempre vicino, segue la vittima dello psicopatico ovunque, e’ diventato la sua ombra ed il suo riflesso, tanto che evita sempre più spesso di guardarsi allo specchio per timore di vederlo la’, al posto della sua immagine. Eppure, ella ricorda seppur vagamente che, molto tempo prima, prima che lo psicopatico o il narcisista maligno entrassero nella sua vita, i fine settimana erano sereni, ricorda che le piaceva oziare, fare un lungo bagno profumato o andare a passeggiare, ricorda che la sua mente era stata libera, i pensieri lineari e distesi e che il suo corpo, prima di allora, non si era mai buttato su quella panchina. Passano  mesi e mesi e mesi, ed ella osserva la v,ita passarle  davanti agli occhi come fosse una pellicola di un film che non ha più  interesse a guardare .
Poi, scatta qualcosa. Poi, un pensiero alza la voce, fa ammutolire tutti gli altri pensieri scoordinati ed urlanti e dice “basta così “.
Non è  cambiato nulla all’esterno, ma tutto invece, sta iniziando a cambiare all’interno.
I week-end non la trovano più impreparata e non teme la tentazione di tornare sulla panchina o l’assalto sgradito di Ansia, individua cosa sia necessario fare. Sceglie la vita. Opta all’inizio per cose che hanno a che fare con la manualità e che distraggano la mente stanca.  Si inventa giardiniera ( può non sopravvivere una pianta, ma si accetta la sconfitta ), e pittrice , inizia a decorare bottiglie e programma passeggiate, commissioni, letture, film. Insomma non un’ora viene più lasciata al caso .
Funziona. Oggi non ha più bisogno di fare alcun programma e davanti ai suoi occhi non passa più quella pellicola. Oggi lei e’ una dei protagonisti di quel film che proietta la sua vita, coprotagonista anzi , unitamente a tutti coloro che ama  e che la amano .
Non spaventatevi delle ore in cui sarete soli, ma trovate il vostro sistema perché questo tempo non vi inghiotta.
Aprite quegli occhi, svegliatevi, resistete, cercate aiuto. E sarete in salvo in meno tempo di quanto potete ora immaginare. E sarete una ex vittima .
Sarete di nuovo persone libere .

E non  vergognatevi mai dell’amore che avete dato e non vergognatevi delle sciocchezze che avete fatto.
Cominciate a ristabilire un ordine vero : vada la vergogna da chi dovrebbe averne e la gentilezza a chi ha diritto di riceverne : voi .

 

Tutti i diritti sono riservati. E’ vietata qualsiasi riproduzione, utilizzazione, totale o parziale, dei contenuti inseriti nel presente blog, ivi inclusa la memorizzazione, riproduzione, diffusione e distribuzione dei contenuti stessi mediante qualsiasi piattaforma tecnologica, supporto o rete telematica, senza previa autorizzazione scritta da parte dell’autore Avv. Marina Marconato. I CONTENUTI DEL BLOG E DI OGNI ARTICOLO POSSONO ESSSERE CONDIVISI SOLO ED ESCLUSIVAMENTE CITANDONE L’AUTRICE E LINKANDO LA FONTE.

 

Un narcisista perverso si confessa:”sono un buco nero”

Il narcisista perverso o lo psicopatico e’ cosciente delle proprie azioni ? sa di fare del male a chi lo ama ? E’ consapevole di operare una distruzione sistematica della emotività dell’altro ? Lo psicopatico o il narcisista patologico adottano sistemi di cattura, indebolimento, imprigionamento ed, infine, distruzione della vita altrui…

image

e poi al re sfuggi la nera parola
e lei vide il volto di un’ombra senza confine
                                                                                       M.M.

Il narcisista perverso o lo psicopatico é cosciente delle proprie azioni? Sa di fare del male a chi lo ama? E’ consapevole di operare una distruzione sistematica della emotività dell’altro? Lo psicopatico o il narcisista patologico adottano sistemi di cattura, indebolimento, imprigionamento ed, infine, distruzione della vita altrui, dell’altrui fiducia, dell’altrui autostima. Spezzano i sogni e la capacità di difesa, deprogrammano la facoltà cognitiva, estraggono dalle ossa la linfa vitale e la creatività dell’altro, rinnegandone la nascita, bloccandone la vitalità.
Uno degli interrogativi più frequenti della vittima, una volta che si sia resa conto della situazione, una volta che, con l’animo a brandelli e la psiche frammentata, abbia ricomposto il puzzle, è: ma ne era consapevole ? Sapeva ciò che mi stava facendo ?
Una delle vittime ha deciso di raccontare cosa le è stato detto dal suo partner. Questo dialogo è realmente avvenuto, non è una invenzione e questo blog ringrazia la vittima, che lo ha vissuto e che ha subito durante questa relazione gravi abusi psicologici, per aver deciso di condividerlo e di aiutare chi oggi vive relazioni simili.

“Al tempo in cui avvenne il dialogo” racconta C. “ ero totalmente incastrata nella relazione, stavo male ma non riuscivo a capire cosa stesse accadendo. Intuivo che c’era qualcosa di diverso e di terribile ma non sapevo dargli un nome e brancolavo in una fitta nebbia”.
C. era profondamente innamorata di lui ma, come avviene in tutti i casi, non riusciva a dare un senso a quanto accadesse.
Una sera, C. ricevette una sua telefonata, l’ora era insolita. La conversazione iniziò come di consueto, con un miscuglio di parole. Una sorta di linguaggio in codice, in cui ogni frase aveva sempre un sotto testo ed un diverso e, spesso, inafferrabile senso. In realtà, quando C. si trovava a voler raccontare ad un’amica cosa si fossero detti, non riusciva a farlo perché quei discorsi erano vuoti e pieni insieme, travestiti. Era quasi un linguaggio in una lingua diversa, un linguaggio in cui il non detto era il vero dialogo ed il pronunciato la sua maschera.
Ma diversamente da tutte le altre volte, quella sera C. ascoltò’ qualcosa che le avrebbe fatto orrore.

Lui le disse con una voce strana, quasi metallica, una voce dal timbro sconosciuto: “tu non lo sai ma sei luce“. Lei sorridendo gli rispose “ luce ? In che senso sarei luce ?” lui continuò “ascolta, non ridere, ascolta bene perché non lo ripeterò più: attenta ai buchi neri C. lo interruppe “i buchi neri? Perché dovrei stare attenta ai buchi neri? Che stai dicendo?” Lui allora le disse vedi tu sei luce, tu brilli e la tua luce si propaga ed i buchi neri allora ti individuano; non sto scherzando e tu devi cercare di capire“.
C. non capiva ma sentiva un tremore nelle ossa. Temette di dimenticare ciò che stava udendo, le capitava spesso ormai, si sentiva stanca, così prese un foglio ed una matita ed iniziò a trascrivere ciò che quell’uomo le stava dicendo.
Esistono i buchi neri e cercano la luce per sopravvivere, non ne possono fare a meno. Tu sei luce, ne hai molta e li attrai“. C. si sentiva sempre più inquieta e gli chiese “ma chi sono i buchi neri e cosa vogliono?
Lui le rispose: “i buchi neri sono esseri che hanno un vuoto incolmabile, senza fine e che non sopravvivono senza catturare la luce. Una volta che la hanno individuata, essi la attraggono e quando è vicina la inglobano. I buchi neri devono inglobarla e la inghiottono così sperano di trasformarsi loro stessi in luce. E più quella luce è grande e più fanno di tutto per poterla inghiottire e nutrirsene così ritengono di uscire dalla loro condizione di essere buchi neri“.

C. trascriveva tutto velocemente, non afferrava ancora il significato di quelle parole ma sapeva che un giorno le sarebbe stato utile poterle ricordare. “Ma i buchi neri amano la luce?”, gli chiese “no, un buco nero non sente nulla ma ha un irrefrenabile impulso: vuole quella luce, la vuole divorare e vuole diventare lei“. C. allora chiese “ma se il buco nero ingloba la luce, cosa sarà della luce?”. Lui le rispose “la luce non esisterà più. Stai attenta, devi imparare a riconoscerli e ad allontanarti perché se gli arrivi troppo vicino, ti attrarranno e ti ingloberanno. Tu sei luce, attrarrai sempre i buchi neri e sempre essi tenteranno di risucchiarti“.

A C. sembrava una conversazione surreale e tuttavia domandò: “se la luce fugge e si allontana cosa fa il buco nero?” Lui rispose subitoil buco nero farà di tutto pur di non perdere la luce e se non riuscirà a trattenerla nella sua orbita allora tenterà di distruggerla perché non può sopportare che essa graviti e splenda altrove. Devi stare attenta, perché i buchi neri sono molti“.
Quando la telefonata si concluse, C. rimase inginocchiata a terra con il foglio in mano e lo rilesse per tutta la notte; leggeva e rileggeva con gli occhi spalancati ed il cuore in tumulto. Non sapeva di essere luce ma soprattutto non sapeva nulla dei buchi neri e tuttavia sentiva che lui le aveva detto la verità, per la prima volta, sapeva cioè che, sebbene in apparenza la conversazione potesse essere sembrata farneticante ed assurda, era stata invece vera. Allora iniziò ad avere paura.
Lui non era un soggetto destabilizzato o dissociato, lui non era strano o isolato; al contrario, era una persona lucida, di grande intelligenza ed ottimamente inserita in società; rivestiva un alto livello professionale, godeva della incondizionata stima di colleghi e familiari, eccelleva in ogni cosa facesse, dal lavoro all’arte, allo sport: lui era un leader ed un punto di riferimento. Solo con C. aveva manifestato modalità malvagie e perverse, sottilmente perverse, inafferrabili e quasi inspiegabili.
A volte, C. aveva l’impressione di essere l’unica a conoscerlo davvero ed a vedere il suo vero volto, un volto sfigurato, un volto grigio e freddo, come quello dei morti; altre volte, C. credeva invece di stare impazzendo e di vedere cose inesistenti, frutto della sua immaginazione: iniziava a perdere la fiducia in se stessa, a rinnegare le sue sensazioni.
Quella notte però, lui le fece un regalo, l’unico: le confessò’ di essere un buco nero e quale fosse il suo obiettivo.
Ora C. sapeva di non essere pazza, sapeva di non essersi sbagliata e pur sentendosi prigioniera e debole, pur non avendo quelle informazioni che solo successivamente avrebbe appreso dai libri, ora sapeva chi aveva di fronte e cosa andava fatto: raccogliere le forze ed organizzare la fuga senza essere distrutta.

Uscire dal campo di attrazione del buco nero non fu semplice e richiese un’estrema lucidità, forza e strategia. Tuttavia, c’era in gioco qualcosa di molto serio: la propria sopravvivenza.

 

Tutti i diritti sono riservati. E’ vietata qualsiasi riproduzione, utilizzazione, totale o parziale, dei contenuti inseriti nel presente blog, ivi inclusa la memorizzazione, riproduzione, diffusione e distribuzione dei contenuti stessi mediante qualsiasi piattaforma tecnologica, supporto o rete telematica, senza previa autorizzazione scritta da parte dell’autore Avv. Marina Marconato. I CONTENUTI DEL BLOG E DI OGNI ARTICOLO POSSONO ESSSERE CONDIVISI SOLO ED ESCLUSIVAMENTE CITANDONE L’AUTRICE E LINKANDO LA FONTE.

 

Lo psicopatico e il narcisista maligno-misure di protezione legale in famiglia

Lo psicopatico, il narcisista maligno o patologico, in generale il soggetto disturbato, violento e distruttivo, per l’innata esigenza di dominare e distruggere anche le persone di famiglia o con le quali hanno avuto dei figli,commette assai frequentemente reati ed illeciti dai quali

bambola spenta1893587__340

Il cuore sanguinante rende invincibili.

Stia attento il carnefice

perché troverà la sua vittima ad attenderlo

M.M.

Lo psicopatico, il narcisista maligno o patologico, in generale il soggetto disturbato, violento e distruttivo, per l’innata esigenza di dominare e  distruggere anche le persone di famiglia o con le quali hanno avuto dei figli,commette assai frequentemente reati ed illeciti dai quali ci si vede costretti a difendere se stessi e, qualora vi fossero, i propri figli.

Quante possibilità hai dato al soggetto che hai accanto? Quante volte le tue speranze sono state tradite e la violenza psicologica è, anzi , aumentata? Se sei stata ripetutamente tradita, lasciata pressoché  sola in gravidanza, se le svalutazioni ed i silenzi hanno costituito gran parte della relazione, se si è sottratto ad ogni responsabilità verso la sofferenza che ti procurava, verso gli impegni assunti, qualora tu rimanga a disposizione per i figli, stai sbagliando. Cosa, infatti, ti fa credere che saprà assumersi la più grande delle responsabilità nella vita di un essere umano, cioè quella di essere genitore? Se lo psicopatico o narcisista maligno ha abusato di te, abuserà, almeno psicologicamente, anche dei tuoi figli, che vanno protetti. Lo psicopatico ed il narcisista maligno hanno rapporti fondati solo sul possesso ed il controllo, la manipolazione e la rabbia, il ricatto ( “se non fai ciò che dico ti abbandono e smetto di “amarti”) e stai pur certa che queste modalità verranno poste in essere anche verso i figli.

Di recente configurazione, il concetto di mobbing, utilizzato nel diritto del lavoro, e’ stato trasposto all’ambito familiare. Per mobbing familiare si deve intendere la concomitanza di una serie di comportamenti (alcuni dei quali potrebbero avere autonoma rilevanza penale) che vengono ripetuti costantemente in danno del partner. Tali comportamenti si concretizzano una serie di vere e proprie vessazioni, soprattutto di tipo psicologico, che portano il soggetto destinatario a subire una svalutazione della propria personalità, ad annullare la propria autostima al punto di venirsi a trovare in una posizione di totale sottomissione davanti al mobber (il partner che pone in essere tali comportamenti). Così, ad esempio, dai semplici apprezzamenti negativi sulle capacità di gestione del menage familiare, si passa alla costante denigrazione dell’aspetto fisico, delle capacità del coniuge, alla sistematica demolizione dell’integrità della personalità mediante l’insulto, il rifiuto di ogni apprezzamento e via dicendo. Oltre la descrizione delle condotte, per definire la sussistenza di una ipotesi di mobbing familiare o mobbing coniugale, è necessario che tali condotte si ripetano nel tempo e che l’effetto psicologico vada oltre quello che, ad esempio, può essere attribuito ad un semplice litigio.

Quale è’ il disegno del mobber? La distruzione del partner,qual’è il disegno dello psicopatico e del narcisista maligno?La stessa, ossia la distruzione del partner.

Quello che caratterizza infatti il mobbing familiare (o mobbing coniugale) é un vero e proprio disegno posto in essere al fine di operare una vera e propria distruzione della personalità del partner che (quasi in preda alla c.d. Sindrome di Stoccolma) cade in uno stato di depressione indotta dal mobber (dai suoi comportamenti), nella quale la perdita completa dell’autostima e l’annullamento della personalità sono, spesso, lo strumento per indurre l’allontanamento della vittima. In pratica, ciò corrisponde alla fase della svalutazione che compone il ciclo delle relazioni malate di psicopatici e narcisisti patologici. Raramente tali condotte assumono la configurazione di maltrattamenti fisici ma ciò non è da escludere, considerata la scarsa tendenza a portare all’attenzione dell’autorità tali episodi: la vittima cade in uno stato paragonabile a quello delle vittime di violenza, spesso restie per paura o vergogna (che in questo caso sono direttamente indotte dalle azioni del mobber- disturbato) a denunciare quanto subito.

Può essere utile riferimento la sentenza del T.A.R. Campania (Napoli Sez. II n. 2036 del 20 aprile 2009) – nella prospettiva di mutuare elementi dal diritto del lavoro – che afferma come: “il mobbing presuppone dunque i seguenti elementi: a) la pluralità dei comportamenti e delle azioni a carattere persecutorio (illecite o anche lecite, se isolatamente considerate), sistematicamente e durevolmente dirette contro il dipendente; b) l’evento dannoso; c) il nesso di causalità tra la condotta e il danno; d) la prova dell’elemento soggettivo”. Mentre, sotto il profilo della sussistenza dell’ipotesi di mobbing familiare o mobbing coniugale , nell’ambito di un giudizio relativo alla separazione dei coniugi (in questo caso ai fini dell’addebitabilità), la Corte di Appello di Torino (nel 2000) venne, per la prima volta, a configurare la fattispecie indicando la rilevanza di un “comportamento, in pubblico, del coniuge offensivo ed ingiurioso nei confronti dell’altro coniuge, sia in violazione delle regole di riservatezza, e sia, soprattutto, in riferimento ai doveri di fedeltà, correttezza e rispetto derivanti dal matrimonio, condotta ancor più grave se accompagnata dalle insistenti pressioni (“mobbing”) con cui il coniuge stesso invita reiteratamente l’altro ad andarsene di casa”. La figura del mobbing familiare ha trovato spazio in una sentenza della Corte d’Appello di Torino del 21 febbraio 2000 con la quale i giudici di secondo grado hanno sdoganato il fenomeno dall’ambito del diritto del lavoro perchè trovasse ingresso nel diritto di famiglia.. Ancora, più recentemente, il Tribunale di Napoli (27 settembre 2007) ha affermato come: “la continua denigrazione di un coniuge da parte dell’altro, integrando il c.d. “mobbing”, può comportare l’addebito della separazione al coniuge responsabile di tali abusi” . L’art. 143 c.c., infatti, enuncia in maniera lapidaria, la parità degli coniugi, rafforzando il dettato costituzionale in tema. Il mancato rispetto degli obblighi di cui all’143 c.c. (coabitazione, collaborazione all’indirizzo familiare, fedeltà e assistenza morale e materiale) può infatti, determinare il ricorso per separazione e giustificare l’addebito al coniuge inadempiente. In particolare, si può individuare nel mobbing quel fenomeno che porta l’un coniuge ad attuare comportamenti o molestie psico – fisiche che comportano la perdita di autostima da parte dell’altro, fino a distruggerne la personalità. A proposito del mobbing familiare, però, è preliminarmente necessario fare una distinzione:

Il mobbing coniugale, consiste in un attacco, continuo e intenzionale, nei confronti del proprio coniuge per metterne in discussione il proprio ruolo, estrometterlo dalle decisioni o per indurlo a decisioni cui invece è contrario.

Segnali tipici sono:

esternazione reiterata di giudizi offensivi e atteggiamenti irriguardosi nei confronti del proprio coniuge;

atteggiamenti di disistima e di critica aperti e teatrali

rifiuto di collaborare alla realizzazione dell’indirizzo familiare concordato;

tentativi di sminuire il ruolo in famiglia;

pressioni per lasciare la casa coniugale;

continue imposizioni della propria volontà in relazione a scelte che si rendano necessarie nel corso della convivenza coniugale;

azioni volte a sottrarre beni comuni alla coppia;

mancato supporto alla vittima nel rapporto con gli altri familiari;

coinvolgimento continuo di terzi nelle liti familiari.

Il mobbing familiare, che può essere attuato all’interno della coppia genitoriale in seguito alla separazione o al divorzio.

Segnali possono essere costituiti da:

sabotaggi delle frequentazioni con il figlio;

emarginazione dai processi decisionali tipici dei genitori;

minacce;

campagne di denigrazione e delegittimazione familiare e sociale;

sminuire il ruolo genitoriale agli occhi del figlio.

I comportamenti dello S. (il marito) erano irriguardosi e di non riconoscimento della partner: lo S. additava ai parenti ed amici la moglie come persona rifiutata e non riconosciuta, sia come compagna che sul piano della gradevolezza estetica, esternando anche valutazioni negative sulle modeste condizioni economiche della sua famiglia d’origine, offendendola non solo in privato ma anche davanti agli amici, affermando pubblicamente che avrebbe voluto una donna diversa e assumendo nei suoi confronti atteggiamenti sprezzanti ed espulsivi, con i quali la invitava ripetutamente ed espressamente ad andarsene di casa” e che “ il marito curò sempre e solo il rapporto di avere, trascurando quello dell’essere e con comportamenti ingiuriosi, protrattisi e pubblicamente esternati per tutta la durata del rapporto coniugale ferì la T. (moglie) nell’autostima, nell’identità personale e nel significato che lei aveva della propria vita” ; si legge ancora nella sentenza che “al rifiuto, da parte del marito, di ogni cooperazione, accompagnato dalla esternazione reiterata di giudizi offensivi, ingiustamente denigratori e svalutanti nell’ambito del nucleo parentale ed amicale, nonché delle insistenti pressioni – fenomeno ormai internazionalmente noto come mobbing – con cui lo S. invitava reiteratamente la moglie ad andarsene”; ritenuto che tali condotte sono “violatori del principio di uguaglianza morale e giuridica dei coniugi posto in generale dall’art. 3 Cost. che trova, nell’art. 29 Cost. la sua conferma e specificazione”; conclude nel senso che al marito” deve essere ascritta la responsabilità esclusiva della separazione, in considerazione del suo comportamento contrario ai doveri (diversi da quelli di ordine patrimoniale) che derivano dal matrimonio, in particolare modo al dovere di correttezza e di fedeltà ”. (App. Torino, 21 febbraio 2000).

Circoscrivere l’ambito del mobbing familiare a motivo di addebitabilità della separazione può, però, essere un modo troppo semplicistico di considerare il fenomeno, nasce quindi la necessità di scegliere fra strumenti che il diritto fornisce, fra quelli che meglio si attagliano alla necessità di tutela del mobbizzato. In particolare, troverà applicazione alla fattispecie sicuramente il risarcimento del danno ex art. 2043. la tutela aquiliana è quella che meglio si adatta alla tutela della fattispecie in esame, in quanto i comportamenti mobbizzanti posti in essere dal coniuge, non rientrano fra quelli previsti dagli artt. 143 e 145 c.c., ma sono “ingiusti” in quanto l’illiceità della condotta del partner lede la personalità, l’autostima del coniuge.

Qualora l’illecito rientri nella fattispecie di reato di cui all’art. 570 c.p. (violazione degli obblighi di assistenza familiare) o art 572 c.p. (delitto di maltrattamenti in famiglia), la risposta sanzionatoria penale sarà fornita anche dai nuovi strumenti di tutela previsti dal legislatore con la l. n. 54/2001 in tema di tutela contro i soprusi nell’ambito della famiglia.

Spesso e volentieri in passato, si è fatto rientrare il fenomeno del mobbing familiare nell’ambito della categoria del danno esistenziale, la cui autonomia oggi è stata ampiamente sconfessata dalla giurisprudenza. Per quanto, comunque, le due figure non coincidano perfettamente, soprattutto se si intende tenere presente il fenomeno del mobbing classicamente inteso, è possibile che i comportamenti attuati dal mobber possano così essere sanzionati con lo strumento del risarcimento ex art. 2043 c.c. Il procedimento penale a carico del genitore per condotta violenta nei confronti del figlio e della moglie, anche se ancora pendente, costituisce indizio per escludere l’affidamento .

Indipendentemente dall’esito del giudizio penale pendente, il Tribunale ha ritenuto di disporre un affidamento esclusivo alla madre, adottando un atteggiamento prudenziale. La decisione è giustificata anche dalla presenza di un profondo rancore che caratterizza il rapporto di coppia, non di mera conflittualità, normale nella fase separativa. L’uomo aveva dedotto che la separazione, con suo conseguente tracollo psicologico, era stata causata dalla moglie di cui aveva scoperto l’infedeltà coniugale.

Si ritiene, in ogni caso, che la semplice conflittualità non sia di per se ostativa all’affido condiviso ma lo diventa quando il figlio sia perennemente spettatore di conflitti estenuanti tra i genitori e a causa di ciò sia esposto a rischio di sofferenza psichica grave o a problematiche comportamentali. Inoltre è rilevante l’inidoneità alla condivisione dell’esercizio della responsabilità genitoriale quando conduce ad un pregiudizio per il minore (Cass. Civ. n. 16593/2008, n. 21591/2012 e n. 12976/2012).

In sostanza, si preferisce l’affidamento esclusivo quando l’affidamento condiviso sia contrario all’interesse del minore.

Si riportano,infine, le norme più significative in materia di abuso familiare .

– Art. 572. Maltrattamenti contro familiari e conviventi.
Chiunque… omissis …maltratta una persona della famiglia o comunque convivente, o una persona sottoposta alla sua autorità o a lui affidata per ragioni di educazione, istruzione, cura, vigilanza o custodia, o per l’esercizio di una professione o di un’arte, è punito con la reclusione da due a sei anni [c.p. 29, 31, 32].
Se dal fatto deriva una lesione personale grave [c.p. 583], si applica la reclusione da quattro a nove anni; se ne deriva una lesione gravissima, la reclusione da sette a quindici anni; se ne deriva la morte, la reclusione da dodici a ventiquattro anni.

 Gli ordini di protezione contro gli abusi familiari sono quei provvedimenti che il giudice, su istanza di parte, adotta con decreto per ordinare la cessazione della condotta del coniuge o di altro convivente che sia “causa di grave pregiudizio all’integrità fisica o morale ovvero alla libertà dell’altro coniuge o convivente” (art.342 bis c.c.).

Alla base dei provvedimenti ex art. 342 ter, c.c. vi sono due distinte circostanze:

· la convivenza;

· una condotta gravemente pregiudizievole all’integrità fisica.

La “convivenza”. L’applicazione delle misure di protezione presuppone che la vittima ed il soggetto cui viene addebitato il comportamento violento vivano all’interno della medesima casa, in quanto l’art. 5 della L. 154/2001 fa esclusivo riferimento al nucleo costituito dai familiari conviventi (. Tribunale di Rieti, sentenza 6/03/2006 ; Tribunale di Napoli, sentenza 1/02/2002; Tribunale di Napoli, sentenza 18/12/2002, ) Tale considerazione muove dal fatto che gli ordini di protezione non hanno soltanto la funzione di interrompere situazioni di convivenza turbata, ma soprattutto quella di impedire il protrarsi di comportamenti violenti in ambito domestico

Il requisito della convivenza (inteso come “perdurante coabitazione”( Tribunale di Bologna, Sez. I, sentenza 22/03/2005), sussiste anche quando vi sia stato l’allontanamento, provocato dal timore di subire violenza fisica del congiunto, mantenendo nell’abitazione familiare il centro degli interessi materiali ed affettivi ( Tribunale di Padova, decreto 31/05/2006).

La “condotta gravemente pregiudizievole all’integrità fisica”. Il presupposto per la concessione dell’ordine di protezione non è rappresentato, in sé, dalla condotta del convivente nei cui confronti si richiedono le misure di protezione, bensì dall’esistenza di un pregiudizio grave all’integrità fisica, “morale” o alla “libertà personale” (come violente aggressioni verbali e minacce di arrecare mali ingiusti: così Tribunale di Bari, sentenza 7/12/2001, op. cit.. Si vedano anche Tribunale di Genova, decreto 7/01/2003, in Famiglia e Diritto, 2004, 387; Tribunale di Desio, sentenza 29/10/2003, op. cit.) patito dal familiare convivente, imputabile (questo sì) in termini causali alla condotta dell’altro (Cfr., tra le altre, Tribunale di Bari, sentenza 28/07/2004, op. cit.; Tribunale di Barletta, decreto 1/04/2008, op. cit.; Tribunale di Reggio Emilia, decreto 10/05/2007, op. cit.; Tribunale di Bologna, decreto 25/05/2007, in Fam. Pers. Succ., 2007, 10, 841; Tribunale di Terni, sentenza 26/09/2003, op. cit.).

Ordine di protezione e violazione dei doveri coniugali

Il decreto protettivo ex art. 342 terc.c. Allo stesso modo, una misura protettiva non può essere concessa in presenza di una mera situazione di reciproca incomunicabilità ed intolleranza tra soggetti conviventi, di cui ciascuna delle parti imputa all’altra la responsabilità, almeno quando i litigi, ancorché aspri nei toni, non siano stati aggravati da violenze fisiche o minacce o non si siano tradotti in violazione della dignità dell’individuo di particolare entità (Cfr. Tribunale di Bari, sentenza 28/07/2004, op. cit.).

Gli ordini di protezione richiedono l’istanza della vittima, che può essere proposta anche dalla parte personalmente, con ricorso al tribunale del luogo di propria residenza o domicilio, che provvede in camera di consiglio in composizione monocratica.

Con il decreto di cui all’articolo 342 bis c.c., il giudice ordina al convivente reo della condotta pregiudizievole, la cessazione della condotta e ne dispone l’allontanamento dalla casa familiare (Cfr. Tribunale di Catania, Sez. I, sentenza 22/05/2004, in Giur. Aetnea, 2005, 1, 4).

Quali provvedimenti accessori, (Cfr. Tribunale di Firenze, sentenza 15/07/2002, op. cit.; Tribunale di Bari, sentenza 29/05/2003, op. cit.) il Giudice, ove occorra, può:

– prescrivere all’autore della condotta di non avvicinarsi ai luoghi abitualmente frequentati dalla vittima (in particolare il luogo di lavoro, il domicilio della famiglia d’origine, di altri prossimi congiunti o altre persone ed in prossimità dei luoghi di istruzione dei figli della coppia, salvo che questi non debba frequentarli per esigenze di lavoro);

– chiedere l’intervento dei servizi sociali, di un centro di mediazione familiare o di associazioni per il sostegno e l’accoglienza di donne, minori o di vittime di abusi e maltrattamenti;

– disporre il pagamento periodico di un assegno a favore delle persone conviventi che, per effetto dell’allontanamento dalla casa familiare del reo, rimangono prive di mezzi adeguati, fissando modalità e termini di versamento e stabilendo, se necessario, il versamento della somma all’avente diritto da parte del datore di lavoro dell’obbligato, detraendola dalla retribuzione allo stesso spettante.

Il decreto stabilisce anche la durata dell’ordine di protezione, che decorre dal giorno dell’avvenuta esecuzione dello stesso, e che non può essere superiore a un anno e può essere prorogata, su istanza di parte, soltanto se ricorrano gravi motivi per il tempo strettamente necessario

Lo psicopatico, il narcisista patologico,tuttavia, vogliono controllare e dirigere lo scarto della vittima e qualora ella si ribelli al carnefice abusante, spesso, è faatta oggetto di atti persecutori. Lo stalking tuttavia è un reato grave, punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni e si attua ogni volta che, a norma dell’art. 612 bis c.p. “chiunque, con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumita’ propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita”
La pena è aumentata se il fatto è commesso dal coniuge, anche separato o divorziato, o da persona che è o è stata legata da relazione affettiva alla persona offesa ovvero se il fatto è commesso attraverso strumenti informatici o telematici o se il fatto è commesso a danno di un minore, di una donna in stato di gravidanza. o di una persona con disabilità.
Il delitto è punito a querela della persona offesa. Il termine per la proposizione della querela è di sei mesi. La remissione della querela può essere soltanto processuale. La querela è comunque irrevocabile se il fatto è stato commesso mediante minacce reiterate nei modi di cui all’articolo 612, secondo comma.

Il copione è spesso il medesimo: lo stalker (spesso un ex-fidanzato o marito), comincia a perseguitare quello che per lui è un oggetto ossessivo di desiderio, insinuandosi (con telefonate, sms o altri mezzi) ripetutamente nella vita privata della vittima. A volte, si realizza una vera e propria escalation persecutoria (partendo da episodi piuttosto innocui per giungere a episodi pericolosi per la vittima) che fa sfociare lo stalking in atti di violenza e, addirittura, se pur non frequentemente, in brutali omicidi .Tale assunto è confermato anche dalla giurisprudenza di legittimità (C. pen., Sez. III, 7.3.2014, n. 23485) e di merito (T. Mantova, 18.8.2009; T. Milano, 17.4.2009; T. Firenze, 22.10.2012). Il delitto non è, pertanto, configurabile in presenza di un’unica, per quanto grave, condotta di molestie e minaccia (C. pen., Sez. V, 24.9.2014, n. 48391), mentre è irrilevante il fatto che, all’interno del periodo di vessazione, la persona offesa abbia avuto transitori momenti di benevola rivalutazione del passato e di desiderio di pacificazione con il marito persecutore (C., Sez. V, 16.9.2014, n. 5313; C. pen., Sez. V, 17.6.2014, n. 41040). La condotta va, inoltre, valutata nella sua articolazione complessiva, tant’è che condotte in sé non punibili autonomamente potrebbero invece presentarsi rilevanti ai fini dell’integrazione del reato (C. pen., Sez. V, 23.4.2014, n. 37448).Per minaccia si intende la prospettazione ad altri di un male futuro ed ingiusto, la cui verificazione dipende dalla volontà dell’agente (C. pen., Sez. V, 12.5.2010, n. 21601).

Per molestia deve intendersi tutto ciò che viene ad alterare dolosamente, fastidiosamente e importunamente, in modo immediato o mediato, lo “stato psichico” di una persona (C. pen., Sez. V, 27.9.2007, n. 40748; C. pen., Sez. I, 24.3.2005, n. 19718).

È configurabile la condotta di atti persecutori tramite molestie, ad esempio, nel comportamento di chi reiteratamente telefoni alla persona offesa presso il luogo di lavoro trasmettendo messaggi dal contenuto ingiurioso e con riferimenti espliciti alla vita sessuale, così cagionando un grave e perdurante stato d’ansia (T. Milano, 5.9.2009), o nel comportamento di chi reiteratamente invii alla persona offesa “sms” e messaggi di posta elettronica o postali sui cosiddetti “social network”, nonché divulghi attraverso questi ultimi filmati ritraenti rapporti sessuali intrattenuti dall’autore del reato con la medesima (C. pen., Sez VI, 16.7.2010, n. 32404) o, ancora, nel comportamento di chi, con pedinamenti sistematici, appostamenti e con una serie continua di telefonate, offendendone il decoro e l’onore della persona offesa, inviando delle missive all’indirizzo della stessa, abbia ingenerato nella vittima un continuativo stato di preoccupazione ed una sensibile modificazione delle normali abitudini di vita (A. Milano, 27.9.2011). Integra il delitto di cui all’art. 612 bis c.p. la reiterata redazione e ripetuta diffusione di messaggi funzionali a umiliare due coniugi, a violare la loro riservatezza, a rappresentare la vita sessuale della moglie come aperta a soggetti estranei (C. pen., Sez. V, 5.3-10.7.2015, n. 29826). in particolare, l’aggravamento di pena scatta «se il fatto è commesso dal coniuge, anche separato o divorziato, o da persona che è o è stata legata da relazione affettiva alla persona offesa ovvero se il fatto è commesso attraverso strumenti informatici o telematici».Il delitto in analisi è punito, di regola, a querela della persona offesa. Vista la particolare natura del reato, e’ previsto il c.d. “microsistema di tutela integrata” e, in particolare, del provvedimento di ammonimento del questore. Detta norma attribuisce al questore il potere di ammonire oralmente il soggetto, prima della proposizione della querela, nei cui confronti è stato richiesto il provvedimento, «a tenere una condotta conforme alla legge». La vittima può esporre i fatti all’autorità di pubblica sicurezza avanzando richiesta al questore di ammonimento nei confronti dell’autore della condotta.

Per sottrarti alla violenza ed allo sfruttamento dello psicopatico o narcisista patologico devi recuperare la tua capacità di azione, di difesa, la tua autostima ed i tuoi confini.

Devi uscire  dal ruolo di vittima passiva di questo predatore e tornare ad essere la padrona delle tue scelte e della tua vita.

 

 

 

Tutti i diritti sono riservati. E’ vietata qualsiasi riproduzione, utilizzazione, totale o parziale, dei contenuti inseriti nel presente blog, ivi inclusa la memorizzazione, riproduzione, diffusione e distribuzione dei contenuti stessi mediante qualsiasi piattaforma tecnologica, supporto o rete telematica, senza previa autorizzazione scritta da parte dell’autore Avv. Marina Marconato. I CONTENUTI DEL BLOG E DI OGNI ARTICOLO POSSONO ESSSERE CONDIVISI SOLO ED ESCLUSIVAMENTE CITANDONE L’AUTRICE E LINKANDO LA FONTE.

 

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: