Il velo nero della vittima del narcisista patologico e dello psicopatico:come dissolverlo

Cosa accade dopo che la vittima è riuscita ad attraversare la parte più tortuosa del labirinto in cui il narcisista perverso e lo psicopatico l’avevano incastrata? Cosa accade quando ha ricevuto e sopportato i morsi dell’astinenza, quando ha tollerato senza impazzire l’assenza di respiro

donna veli

Il mio cuore non ha più crepe a cui gli artigli possano aggrapparsi

                                                                                                          M.M.

Cosa accade dopo che la vittima è riuscita ad attraversare la parte più tortuosa del labirinto in cui il narcisista perverso e lo psicopatico l’avevano incastrata? Cosa accade quando ha ricevuto e sopportato i morsi dell’astinenza, quando ha tollerato senza impazzire l’assenza di respiro che lo scarto violento del proprio carnefice ha determinato ?

In un articolo di questo blog (La vittima, 18 passi per dimenticare il narcisista perverso e lo psicopatico) e’ stata delineata la procedura emotiva e pratica che, messa in atto, conduce fuori dal tunnel di dolore, disperazione, caos psichico e deprogrammazione in cui ogni vittima versa. Ma cosa avviene subito dopo? La vittima è guarita del tutto? E’ tornata ad essere la persona che era prima di questa devastante esperienza? La risposta è no, o meglio, non ancora.
Sicuramente si è conclusa la parte più difficile del percorso di rinascita, la vittima ha attraversato l’Inferno e, nella maggior parte dei casi, c’è riuscita con le proprie forze, da sola.

E’ molto comune che le vittime non siano comprese nemmeno da parenti ed amici, è frequente che non riescano a spiegare correttamente quanto gravi siano stati gli abusi, quanto profonde siano state le ferite inferte in quel modo così sottile, subdolo, silente.
Le vittime vengono spesso ulteriormente biasimate da chi le circonda, i loro racconti, che ripetono eventi ricorrenti,  quasi sempre identici, saranno ascoltate con “sospetto” anche da chi le ama e che tuttavia non si capaciterà del perché il narcisista perverso o lo psicopatico non sia allontanato con fermezza e determinazione. Le vittime subiranno una colpevolizzazione (esplicita o tacita) e si tenderà a considerarle deboli, testarde, problematiche. Danno su danno, beffa su beffa, ingiustizia su ingiustizia.
Per il sentire comune e per molti terapeuti se un pugno crea una vittima, al contrario, un insulto ricevuto crea una immagine di donna senza midollo o con traumi irrisolti.

Una volta oltrepassata la soglia del labirinto infernale, sei fuori, alla luce. Tuttavia, un velo nero ti ricopre, lo senti sfiorarti i capelli, scivolarti sulle spalle, avvolgerti il seno, cingerti i fianchi e cadere giù, come fanno le braccia quando sono stanche, fino a coprirti le caviglie. E mentre cammini, sorridi, conversi con un’amica o sorseggi un caffè, lo senti questo velo che ti avvolge. Se osservi allo specchio il tuo volto ne percepisci la presenza che ti oscura. È come una coltre di cenere invisibile che rende spento il tuo volto. Non va via se colori le labbra di rosso, o indossi un abito lucente, ti rimane appiccicato addosso e non si solleva mai.
È ciò che trovi quando esci dal tunnel della prigionia. È ciò che ti attende all’uscita del labirinto. Macchiata di sangue ormai rappreso, i segni del carnefice impressi nella carne e lui, il velo nero. I tuoi occhi non perdono più lacrime, il dolore non ferisce più come una lama, non ti manca più il respiro per l’astinenza dal narcisista, tutto questo è terminato e nell’istante in cui è successo hai varcato la soglia dell’inferno e sei uscita.
Tutto tace, tutto è lento, fermo. E tu non sei più quella persona che eri.
Il velo che indossi è il segno del lutto che hai iniziato a vivere ora che puoi viverlo, ora che hai imparato di nuovo a respirare.
Concluso il tortuoso cammino che ti ha condotto lontano dal narcisista maligno o dallo psicopatico o da altra tipologia di soggetto abusante, ti senti la tristezza nelle ossa.

Ora cammini seguita dall’ombra del ricordo del carnefice, dei soprusi, delle speranze tradite, dell’ingiustizie subite. Hai capito e accettato che non riceverai risarcimento alcuno, che il manipolatore non pagherà molto probabilmente per il danno psichico che ti ha inferto e che, al contrario, continuerà indisturbato a vivere la sua vita.

Il velo nero è oggi il tuo vero compagno, anche se ne hai uno reale, anche se stai vivendo una relazione nuova, anche se il narcisista perverso era il tuo amante e, adesso, il rapporto col tuo partner ufficiale è migliorato. Nonostante questo, il tuo vero, unico compagno è il velo nero.

E ti chiedi: finirà mai? Quando?

La risposta è si, finirà ed arriverà il tempo in cui il velo nero si dissolverà per svelare e svelarti la nuova persona che sei diventata.

Ma dovrai tener presente alcune necessità che per te sono vitali.

CONTATTOZERO TUTTA LA VITA

Il narcisista patologico e lo psicopatico possono tornare, anche a distanza di molti mesi o anni. Il disturbo grave che li contraddistingue comporta che essi non abbiano una vera idea del tempo che passa: vivono qui ed ora, nella peggiore accezione del termine. Alcuni di loro erano convinti di amarti: ” ti amo (ma ti amo ora in questo istante, fra mezz’ora non proverò nulla e quindi potrò scomparire)“, ed ancora, cosi come ritengono di essere immortali e potenti anche da vecchi, nello stesso modo, se si trovano in un momento di assenza di preda o di noia, possono farsi vivi come se nulla fosse, con cortesi sms, o con patetiche finzioni di ridicola nostalgia “sei stata l’unica che io abbia amato, non ti ho mai dimenticato“, omettendo come in passato abbiano provato in tutti i modi a distruggerti la vita e, soprattutto, come ti abbiano scartato, rovinato la salute o abbandonata tra i debiti, senza alcuna pietà. E tu potresti cedere perché il circuito psicopatico, come sostiene il Dott. Hugo Marietan, si riattiva in brevissimo tempo.

La relazione con un narcisista patologico lascia segni indelebili ed in parte il trauma subito crea ferite profonde che tornano a sanguinare nel momento in cui si interagisce con loro. Il contattozero deve durare tutta la vita e mai essere interrotto proprio per questo motivo. Bloccare ogni accesso al telefono, mail e profili social serve ad evitare di cedere quando il tempo trascorso può farti credere che sei in grado di gestire la loro presenza.

Con il contattozero ti imporrai anche di non lanciare sguardi furtivi nel suo mondo fatto di foto con nuove fiamme e messaggi subliminali, esche per le ex vittime e per le potenziali.

RIMUOVERE LA RABBIA ED ACCETTARE DI LASCIARLO ANDARE

La rabbia è una emozione utile ed inevitabile, sveglia dall’illusione e smuove l’identità distrutta dal carnefice, ma deve avere un inizio ed una fine, altrimenti corrode, consuma e blocca. “Deve pagare per quello che ha fatto“, “la nuova compagna deve sapere che mostro sia, poverina, è mio dovere aiutarla“, “non posso dimenticare i danni che mi ha causato” sono tutti pensieri troppo invasivi che di fatto impediscono il movimento della vittima verso il suo futuro. Uno degli sforzi maggiori è lasciarlo andare. La rabbia impedisce questo: tiene il narcisista perverso incatenato nel cervello della ex preda.

Un terremoto crea disastri, distrugge case, famiglie, serenità economica ed affettiva, uccide. La relazione con un narcisista patologico ed uno psicopatico è paragonabile ad un terremoto: se sei ancora viva, devi ricostruire, probabilmente tutto o quasi tutto. Ed hai bisogno di vitalità ed energia per ricostruire: il lavoro, il corpo, la mente, i rapporti sociali e familiari e, spesso, anche il conto in banca; quindi non sprecare le tue energie in assurdi desideri di vendetta o nell’odio e meno che mai nella speranza di riaverlo.

Sei stata brava a uscire dal tunnel, eri diventata una “marionetta” e per questo non ti sarà stato facile, ma ciò garantisce che sei forte ed intelligente. Non dubitare di te e delle tue capacità come voleva lui e non ascoltare chi è lontano da queste esperienze, perché non potrà mai capire come si diventa marionette e quanto sia traumatizzante questa esperienza. La tristezza svanirà, piano piano.

SMITIZZATE IL FALSO DIAVOLO

Lo psicopatico è un essere misero, con un cervello deficitario, la neuroscienza lo sta accertando con sempre maggiore precisione. Egli ha scarsa reattività nella corteccia pre-frontale ed orbitofrontale di fronte ad immagini e parole cariche di impatto emotivo, ha una amigdala che non funziona correttamente (Simon Baron-Cohen e Adrian Raine), ha minore concentrazione di materia grigia in particolari aree del cervello. Lo psicopatico ed il narcisista perverso ripetono sempre le stesse frasi, inventano le medesime scuse, pronunciano insulti pressoché identici.

Guardateli bene questi cloni robotici che hanno un deficit nel circuito cerebrale che non recupereranno mai. La passione che sentivate era data dal vostro sentimento e dalla adrenalina scatenata dalle montagne russe emotive che vi costringevano a vivere, non dalla loro meravigliosa personalità. Ora guardate voi stessi allo specchio. E regalatevi un sorriso.

NON RINUNCIATE AI RAPPORTI SENTIMENTALI

L’autostima e la serenità si conquistano sia attraverso un lavoro con se stessi sia attraverso i rapporti umani con persone sane. All’uscita del labirinto non isolarti, coltiva amicizie, vivi flirt e non respingere nuove storie. Conviverai con un senso di estraneità quando sarai in mezzo alla gente, proverai noia in compagnia di altri uomini (o donne); non temere, sono gli effetti della relazione abusante, vai avanti comunque. La chiusura verso altri partner e’ dovuta a due fattori: 1) il trauma non superato genera terrore e paura di lasciarsi andare, è l’ultimo ” regalo” di questi esseri che, pur essendo scomparsi, hanno predeterminato la fine della vita affettiva della vittima; 2) la relazione con uno psicopatico, o narcisista perverso, genererà scariche di adrenalina attraverso l’alternanza di umore e false passioni e sesso “strano” e “ti amo-non ti amo” e triangolazioni, ecc.

Il rapporto con un uomo sano invece dà serenità e un senso di appagamento che la vittima, ancora drogata delle precedenti sensazioni forti, non riuscirà ad apprezzare, anche in questo dovrete riprogrammarvi, riabituarvi alla normalità. In questa fase di rinascita non cercate nuovi incontri sui social, che sono l’habitat dei predatori emotivi e dei play-boy: siete fragili e nuove delusioni comprometterebbero la guarigione definitiva.

TRAUMA E TERAPIA

Le memorie traumatiche si distinguono dalle memorie normali perché sono composte da immagini, sensazioni, comportamenti, sono immodificabili nel tempo e sono automaticamente portate alla luce con modalità particolari, come ad esempio tramite incubi e flashback.

Inoltre, mentre le memorie di eventi ordinari perdono chiarezza con il tempo, alcuni aspetti degli eventi traumatici sembrano fissarsi nella mente rimanendo inalterati.
Le memorie traumatiche variano da forme di “non conoscenza” in cui l’esperienza del trauma è  inaccessibile al ricordo ma permea le strategie di difesa e adattamento, a stati di dissociazione in cui il trauma viene rivissuto piuttosto che ricordato, a frammenti di ricordo decontestualizzati e apparentemente privi di senso, alla messa in atto di ripetizioni nelle relazioni oggettuali e nei temi di vita, per arrivare alla possibilità di racconto, testimonianza e elaborazione.

Laddove il ricordo può essere evocato consapevolmente e l’evento può quindi essere narrato, assistiamo a livelli diversi di padronanza del ricordo stesso, in rapporto al grado di presenza dell’Io osservante e di integrità delle sue funzioni sintetiche ovvero alla capacità di storicizzazione dell’evento.
Nella sua forma più drammatica, il ricordo traumatico riproduce gli eventi a cui si riferisce con estrema vivacità e chiarezza, tanto da renderli drammaticamente reali e presenti.
A volte si tratta di vere e proprie visioni quasi allucinatorie della scena traumatica, che il soggetto rivive con intensa e penosa partecipazione emotiva o di pensieri ossessivi relativi al trauma, che emergono in modo acuto ed intenso occupando interamente il campo della coscienza del soggetto, il quale non riesce in alcun modo a sottrarvisi; assai spesso, infine, di sogni o incubi ripetitivi che riproducono variamente l’atmosfera traumatica.

L’evento traumatico e l’impatto emotivo che ha avuto nella psiche del soggetto, attivano una serie di meccanismi difensivi, oltre alla dissociazione la rimozione e il diniego, finalizzati a ridurre la consapevolezza di un significato emotivo impossibile da sostenere.
Stanley Cohen scriveva: “La sofferenza rimossa non è veramente dimenticata rimane là da qualche parte, provocando distorsioni, stati patologici interiori e un comportamento simbolico generalmente deteriorato”.

Cercate aiuto nella psicoterapia qualora non riusciste a dissolvere il velo nero entro un ragionevole lasso di tempo. Laddove il dolore, la rabbia, il blocco, l’ansia, la chiusura verso la vita, l’ossessività nello spiare il carnefice, durino troppo, non esitate a rivolgervi ad un terapeuta esperto, cambiatelo se ne avete uno e non vedete risultati soddisfacenti.

Il velo nero ricopre la meravigliosa creatura che siete diventate, ricordatelo.

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La dissonanza cognitiva della vittima dello psicopatico e del narcisista patologico

Rinnegherà ogni istante, ogni parola, ogni ridicolo sospiro. Vedrà il misero, il deturpatore dietro il benevolo sorriso . M.M.

Il meccanismo della dissonanza cognitiva viene azionato quale strumento di difesa psicologico qualora abbiamo a che fare con due pensieri che si contraddicono l’uno con l’altro. La contraddizione nella quale versiamo è risolta attraverso errori sistematici.

 

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Rinnegherà ogni istante, ogni parola, ogni ridicolo sospiro. Vedrà il misero, il deturpatore dietro il benevolo sorriso . M.M.

Il meccanismo della dissonanza cognitiva viene azionato quale strumento di difesa psicologico qualora abbiamo a che fare con due pensieri che si contraddicono l’uno con l’altro. La contraddizione nella quale versiamo è risolta attraverso errori sistematici.

Nel 1959, alcuni studenti universitari vennero sottoposti ad un esperimento di cui ignoravano la reale finalità. Fu chiesto loro di svolgere un compito estremamente noioso e ripetitivo per circa un’ora ( spostare barattoli verso sinistra). Al termine della prova, lo sperimentatore chiedeva a ciascuno dei partecipanti di aiutarlo col successivo studente nella presentazione dell’esperimento, dietro pagamento di un compenso, poiché il suo collega aveva avuto un imprevisto e non si era potuto recare presso il laboratorio. Pur ritenendo, ovviamente, noioso l’esperimento e nonostante non avessero attitudine a mentire, gli studenti via via accettavano l’incarico di esser pagati e di dover prospettare l’esperimento come interessante. Però, non essendo i tipi di persona che andavano a mentire con disinvoltura, come risolsero la visualizzazione di se stessi come persone oneste e allo stesso modo, come mentitori nei confronti del prossimo?

Al fine di superare il disagio e la tensione, la loro mente risolse la dissonanza cognitiva facendo ritenere che in realtà il lavoro noioso svolto, dopo tutto fosse interessante, tanto più che lo stesso sperimentatore asseriva che lo fosse.

La vittima di abuso da parte di un manipolatore relazionale, in particolare, da parte del narcisista patologico e dello psicopatico, attraversa la dissonanza cognitiva e questo meccanismo può portare a conseguenze molto gravi.

In una prima fase, il rapporto con il perverso sembrava meraviglioso e promettente, il partner pareva capire a fondo la vittima, sapeva farla sentire al sicuro, desiderata, amata e le preannunciava un futuro radioso. Le attenzioni si moltiplicavano, i messaggi si susseguivano, i ti amo erano frequenti e riempivano ogni più piccola fessura emotiva della preda ignara di venire  ingrassata da questa messinscena per poter poi essere spolpata e distrutta. Tuttavia, la maschera dello psicopatico e del narcisista maligno sono destinate a sgretolarsi nel tempo e da ogni pezzo che cade si intravede un mondo diverso, opposto a quello disegnato ad arte dal carnefice. La vittima non scoprirà una bugia ma mille menzogne, non accerterà un flirt ma relazioni parallele durate anni o una lunga serie di donne e storie, reali e virtuali, vissute alle sue spalle.

La vittima, con orrore, vedrà profili social falsi, iscrizioni a siti d’incontro o hard, leggerà sms o mail in cui parole d’amore o di gelosia identici a quelli ricevuti da lei, sono stati indirizzati ad altre.

Ma il tormento peggiore sarà quello di verificare che le battute di scherno che apparentemente sembravano buttate là quasi per gioco ” ti sei un pò ingrassata“, e “perchè non cambi modo di vestire“, ” non sai organizzare bene la casa“, ” che schifo questa minestra”, ” hai avuto troppi uomini”, non erano un gioco, non era un modo semplicemente rude di rivolgersi a lei; la vittima capirà che le scenate di gelosie ed i successivi silenzi erano una scusa per andare dalle altre o erano uno strumento di tortura morale o entrambe le cose insieme.

D’altra parte, lo psicopatico ed il narcisista maligno col trascorrere del tempo non hanno lo stesso interesse della prima fase a tenere la maschera, anzi spesso, stanchi della preda, la feriranno e tradiranno apertamente, divertendosi a vederla rantolare: questo predatore sociale proverà un estremo gusto a vedere trasformata quella persona un tempo dolce ed amorevole, ingenua ed empatica, in una larva sovente isterica, ossessiva, grigia e, a volte, malaticcia e la indurrà al suicidio, alla follia o all’allontanamento forzato.

Cosa ha davanti la preda a questo punto? Un mostro. Gli articoli sul web, i libri, i video di esperti diventano per lei (o lui ovviamente) ancore di salvezza, lanterne che vanno ad illuminare una relazione da tempo incomprensibile, dolorosa, ingiusta.

Il profilo delineato dagli esperti combacia quasi perfettamente al proprio partner, il confronto con le esperienze delle altre vittime è devastante poichè si ravvisano le medesime modalità, frasi, atteggiamenti. “E’ lui” ripete la vittima a se stessa, incredula.

Lo shock è forte, insopportabile. Si sta scoprendo non un amore ormai terminato, non una qualche menzogna, non un tradimento, non un uomo immaturo, ma un mostro, che un giorno giura amore eterno ed il giorno dopo scompare nel nulla; una persona che grida, insulta, umilia chi lo ama, colpisce chi sa bene ( perchè lo sa bene) essere ormai allo stremo.

A questo punto, vi è uno sdoppiamento, fa il suo ingresso, nella psiche affranta della preda, la dissonanza cognitiva.

Inizia una lotta sanguinosa interiore che porterà a conseguenze disastrose . I pensieri della vittima saranno tutti altalenanti e questo farà il vantaggio del carnefice che assisterà alla lenta autodisintegrazione della preda. La vittima, non appena legge cosa siano i narcisisti perversi e cosa facciano, si rassicura ” bene, è lui, devo allontanarmi. Ce la farò” . Tuttavia, basta un mieloso messaggio del carnefice o un insulto mirato verso le fragilità o insicurezze della partner, che lui conosce bene da tempo, o il protrarsi del suo silenzio o il vedere una sua foto felice con la nuova preda per far cadere la vittima nella dissonanza cognitiva. La dissonanza cognitiva  la porterà a desiderarlo di nuovo, la porterà a dimenticare il male subito ed a convincersi che se farà la brava lui tornerà ad essere come era all’inizio.

Avrete questi pensieri :

  • lui/ lei non è così; ha sofferto durante l’infanzia, io lo guarirò.
  • lui/lei con il nuovo partner è diverso, non è uno psicopatico, agiva così perchè non mi amava  e non mi amava perchè io non valgo nulla
  • non ho saputo capirlo/a , se solo avessi accettato il suo modo di amarmi staremmo insieme
  • una buona psicoterapia può cambiarlo
  • i suoi flirt sono solo virtuali , lui mi ama
  • io non sono capace di fare le cose, lui/lei aveva ragione , per questo se ne è andato
  • sono io che immaginavo le cose, sono io che non so avere una relazione
  • sono pazza/o, malata/o, instabile, traumatizzata da problemi infantili
  • l’ho soffocato con la mia gelosia ridicola
  • l’ho accusato di cose assurde
  • potevo sopportare, in fondo nessuno è perfetto

La scissione interna provocherà disturbi alimentari, disturbi del sonno, depressione, pensieri ossessivi ed impedirà a lungo di attuare un fermo contattozero con il manipolatore sadico. La dissonanza cognitiva impedirà  soprattutto la accettazione della verità :il proprio partner è uno psicopatico o un narcisista perverso, affetto da uno dei più gravi disturbi della personalità esistenti e che è incurabile.  Accettare la verità, accettare che nulla di ciò che si è vissuto con lui era autentico, accettare che non si è mai stati amati né rispettati, né che mai vi sia stata sincerità, accettare che i suoi pianti erano falsi, i ti amo falsi, i perdonami falsi, porta ad un dolore devastante, ma è la verità. Accettare che sarà così con ogni futura donna, amico, collega, figlio, parente  è la verità; accettare che, se adotterà modalità diverse con qualcuno , lo farà per un tempo limitato ed uno scopo preciso è accettare la verità. Accettare che non è colpa vostra, che non siete sbagliate, accettare che, insicurezze, fragilità, problemi a parte, voi avete il dono di saper dare ed amare e lui no, accettare che nessuno ha il diritto di farvi soffrire per inganno o violenza psicologica e che non siete onnipotenti e non lo trasformerete in una persona sana e non riuscirete a farvi amare è rifiutare la dissonanza cognitiva che, altrimenti, vi porterà mille e mille volte tra le braccia del carnefice che si divertirà a ridurvi a brandelli o, nel caso in cui fosse scomparso definitivamente, vi farà  rimanere incollate a terra, nel punto esatto in cui il narcisista perverso o lo psicopatico, cioè il mostro-meccanismo- empatia -zero negativo  ha voluto lasciarvi.

Quando  entra in gioco la dissonanza cognitiva, dimentichiamo come stanno le cose realmente e le sostituiamo con teorie, credenze e  ricordi che più si adattano per evitarci il dolore.

Essere consapevoli di dove può portarci la dissonanza cognitiva, ci aiuta a evitare alcune conseguenze disastrose. Credere alle nostre bugie in alcuni casi può essere molto pericoloso, tanto quanto lo è l’aver creduto a quelle che lo psicopatico raccontava.

La verità rende liberi.

 

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